White ChristmasCaro Babbo Natale vorrei una lavastoviglie

Consuma meno acqua ed energia, è più igienica e minimizza il rischio di tazzine in frantumi nel lavello. E se non siete ancora convinti vi raccontiamo come rendere il lavaggio a mano più ecosostenibile

Foto Jacob Wendelin - Pexels

Le feste si avvicinano e le “prove generali” sono già iniziate con gli aperitivi a casa e le cene tra amici, eventi più che godibili fino a quando gli ospiti non si saranno congedati lasciandovi nella più profonda disperazione, tra pile di piatti unti conditi con avanzi di insalata russa, decine di calici semipieni e innumerevoli forchette incrostate. Se già ne avete una sarà per voi come un’oasi nel deserto, altrimenti sarà proprio questo il momento in cui vacillerete, tradendo la scuola del “mi trovo bene così” in cambio di una splendente lavastoviglie con tanto di fiocco da scartare il giorno di Natale. Non si tratta di rinnegare le proprie doti da bravi casalinghi ma di realizzare un “sogno”, proprio come fece una donna intelligente e ambiziosa più di un secolo fa.

«Se nessun altro inventerà una lavastoviglie, lo farò io!»
Nata nel 1839 in Ohio, Josephine Garis era figlia e nipote di inventori e ingegneri, e dunque abituata a trovare soluzioni tecnologiche ogniqualvolta ne avesse l’occasione. Così quando la servitù scheggiò sbadatamente il suo servizio di porcellana finissima del 1600 durante un lavaggio, decise che avrebbe escogitato uno stratagemma meccanico per facilitare il lavoro a se stessa (dal momento che, ormai diffidente, si era caricata dell’ingrato compito) e a tutte le altre donne costrette a svolgerlo quotidianamente.

Questo sogno di gloria divenne un’esigenza finanziaria quando rimase vedova di William Cochran, per giunta sommersa di debiti; e dopo aver affrontato non poche difficoltà nel guadagnarsi la fiducia del sesso maschile, nel 1886 ricevette il brevetto per la sua “lavastoviglie”: la prima a usare la pressione dell’acqua al posto delle spugnette abrasive per lavare i piatti, nonché la prima a disporre di griglie montate appositamente per tenere le stoviglie in posizione.

La sfida successiva fu trovare dei clienti per la sua invenzione, cosa assai difficile dal momento che il pubblico più sensibile era quello femminile ma non era altrettanto indipendente dal punto di vista economico. Così Josephine decise di rivolgersi alle grandi istituzioni come hotel e ristoranti, e grazie alla pubblicità ottenuta in occasione della Fiera Mondiale Colombiana del 1893 poté aprire la sua fabbrica: la Crescent Washing Machine Company di Cochran fu in grado di espandere le vendite in Alaska e in Messico, senza però riuscire ad attaccare il mercato residenziale a causa dei costi ancora troppo elevati per la media delle famiglie americane.

Nove anni dopo la morte di Josephine, nel 1926 l’azienda fu acquisita da KitchenAid, a sua volta acquistata dalla Whirlpool Corporation nel 1986. E se oggi è difficile immaginare una moderna cucina domestica senza lavastoviglie (almeno in America), è stato solo negli anni Sessanta che il sogno di Josephine è divenuto realtà; dunque potrebbe essere giunto il momento di realizzare anche il vostro.

Le regole auree per un uso ecosostenibile
Moltissimi studi hanno già dimostrato che rinnegare il lavaggio manuale per convertirsi a quello automatico riduce notevolmente le emissioni di CO2, nonché i consumi energetici e idrici, e di conseguenza i costi. Nonostante ciò, molti fedelissimi della lavastoviglie si ostinano imperterriti a compiere degli errori (di cui sono spesso consapevoli) che vanno a inficiare i tanto celebrati vantaggi ambientali.

Voi che sciacquate le stoviglie sotto l’acqua corrente prima di posizionarle nell’elettrodomestico: perché non avete fiducia nella vostra lavapiatti? Rimuovere i residui solidi con una forchetta o un tovagliolo sarà più che sufficiente; poi sarà il turno del vostro apparecchio che vi stupirà con gli effetti speciali, altrimenti detti “prelavaggi”.

Anche avviare la lavastoviglie mezza vuota non è molto furbo: se siete assaliti dall’ansia da pulizie al punto da sentirvi osservati dalla tazza della colazione abbandonata nel lavello, gettate via i resti di cereali e posizionatela nel cestello superiore al riparo dai sensi di colpa. Giunta sera arriveranno altre stoviglie a farle compagnia e potrete premere “play”, magari dopo aver selezionato il programma Eco: dovrete attendere un po’ di più, ma consumerete meno energia e meno acqua, per la gioia dell’ambiente e del conto in banca.

Se invece avete l’ossessione contraria, sappiate che sovraccaricare il vostro elettrodomestico non è necessariamente una buona idea se non volete trovare delle antipatiche incrostazioni ad attendervi al vostro risveglio (il lavaggio notturno è la scelta migliore se avete una tariffa bioraria): dovete permettere agli spruzzi d’acqua provenienti dalle pale rotanti di raggiungere le stoviglie, che non devono schermarsi tra loro; quindi bicchieri inclinati, pentole rigorosamente a testa in giù e piatti posizionati verticalmente con il lato sporco verso l’interno. E se avete dubbi, nascosto da qualche parte dovreste aver conservato un manuale d’uso che potrebbe rivelarsi una lettura serale più utile del previsto.

Contrariamente a quanto si possa immaginare, la buona riuscita di un lavaggio è principalmente merito dell’azione meccanica dovuta agli spruzzi d’acqua ad alta pressione, seguita dalle alte temperature utili a sciogliere i residui grassi e solo in fondo alla classifica troviamo il detersivo, ma questo non vuol dire che sia inutile; perciò conviene sceglierlo con un minimo di attenzione, consapevoli che la sua composizione non è studiata solo per togliere lo sporco, ma anche per eliminare le macchie e proteggere le superfici vetrose dalla corrosione o dalla deposizione di patine antiestetiche.

Se scegliete di non fidarvi di un prodotto multifunzione – che sia in polvere, pastiglie, gel o capsule – rammentate di aggiungere regolarmente il sale per l’addolcitore se non volete aloni bianchi su piatti e bicchieri, naturalmente dopo aver impostato la durezza della vostra acqua, come indicato sul manuale di istruzioni della lavastoviglie (è un apparecchio intelligente, ma non sa proprio tutto). Anche il brillantante è un prodotto assai utile: nonostante il nome controintuitivo, serve semplicemente a far evaporare l’acqua in modo più rapido e uniforme dopo il risciacquo.

E se ormai la riconoscete come “un essere speciale” e non immaginate più una vita in cucina senza di lei, abbiatene cura, e non fate l’errore di pensare che non serva pulire un elettrodomestico che ha il compito di pulire: lavaggio dopo lavaggio, lo sporco va ad accumularsi peggiorandone le prestazioni, e se leggete quel magico manuale scoprirete che esiste un filtro che va smontato e pulito regolarmente; può anche capitare che qualche forellino sui bracci rotanti si otturi a causa dell’acqua molto calcarea, in tal caso basterà liberarlo con l’ausilio di uno stuzzicadenti. E per le parti irraggiungibili invocate l’aiuto del “curalavastoviglie”: sarà il vostro alleato contro i resti di calcare disseminati qua e là e vi aiuterà a rimuovere lo sporco annidato in profondità, che non vedete ma di cui purtroppo sentite il “profumo”.

A mano, ma con un occhio all’ambiente
Nel 2020 Istat ha rilevato che solo il 52% delle famiglie italiane possiede una lavastoviglie. Molti sono motivati dall’idea che lavare a mano consumi meno acqua ed energia, o dalla convinzione altrettanto errata che sia più igienico. Se però non riuscite a sostenerne il costo o la vostra cucina è troppo piccola per ospitarne una, sappiate che anche il lavaggio manuale può essere ottimizzato con qualche piccola accortezza.

La strategia migliore per non sprecare energia, acqua e detersivo senza dover rinunciare all’igiene consiste nell’usare due lavelli contenenti acqua (se avete una sola vasca potete affiancarla con un recipiente grande a sufficienza): il primo – riempito di acqua calda – servirà all’ammollo e al lavaggio delle stoviglie, il secondo sarà dedicato al risciacquo con acqua fredda. Il detersivo (specifico per i lavaggi a mano) dovrà essere diluito nella prima vasca senza produrre inutile schiuma e rispettando le dosi del produttore, perché “più è meglio è” non è il motto giusto se vogliamo risparmiare acqua nella fase di risciacquo.

Dopo aver rimosso i residui di cibo, potrete mettere in ammollo le vostre stoviglie, facendo fare un bagno prolungato a quelle più unte e incrostate. Iniziate quindi a lavare gli oggetti meno sporchi con una spugnetta e sciacquateli nella seconda vasca, lasciandoli poi asciugare all’aria su uno scolapiatti, perché lo strofinaccio è un ricettacolo di germi che è sempre meglio evitare. Ma se proprio gli siete affezionati, lavatelo almeno una volta a settimana a 60°C con un goccio di candeggina per eliminare i microbi.

Queste regole garantiscono un’igiene sufficiente e allo stesso tempo consentono un uso oculato e rispettoso delle risorse, soprattutto rispetto al lavaggio sotto l’acqua corrente. E se doveste racimolare qualche risparmio da investire nella vostra cucina, non pensate a tutte le altre cose che potreste fare o acquistare con quei soldi e ricordate piuttosto che «il vostro tempo e la vostra comodità valgono quel denaro» come disse Josephine Garis Cochran.

E noi siamo d’accordo.

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