Dopo il vasto consenso ottenuto negli Stati Uniti, approda in Italia – ed è già un successo di critica – The Bear, la serie che parla di cucina e vede protagonista un talentuoso chef che lascia l’alta ristorazione per uno squallido ristorante di Chicago. In mostra, la parte viscerale di un mondo che, a noi appare quasi sempre integro, invece è pieno di tossicità e frustrazione a cui è possibile reagire solo con un «Sì, chef!»
Per essere una serie drammatica che gira intorno a una cucina, non ci si aspetta certo tutti quei pugni allo stomaco, ma tant’è. Ma è forse questo che vi terrà attaccati allo schermo.
Quella di The Bear, trasmessa da Disney+, è la storia di Carmen, uno chef dalle radici italo-americane (interpretato da un azzeccatissimo Jeremy White, famoso per il ruolo di Lip in un’altrettanta serie cruda come Shameless) che torna nel demoralizzante ristorante del fratello morto suicida, per prenderne la gestione. Un ristorante da quattro soldi per uno chef che si ispira dai libri del ristorante Noma. L’esperienza di Carmen emergerà subito attraverso la domanda dell’aspirante sous chef nel suo primo giorno di prova: «Cosa ci fa qui il miglior chef di cucina del migliore ristorante d’America?» Lui risponde: «Preparo panini».
Le immagini del pilot sono un susseguirsi di disagi fatti da debiti con i fornitori, rabbia repressa, problemi familiari a cui si alternano scene gastronomiche eccezionalmente reali, tanto sporche quanto gustose: pezzi di manzo in cottura, preparazioni di mirepoix e il tentativo di una panificazione. Tutto per riuscire a fare un panino con carne e giardiniera (così lo definiscono) che per lo chef sarà il piatto che sostituirà le proposte all’italiana stanche e mal eseguite dalla brigata.
Questa è la serie di uno chef gentile, lontano dallo stereotipo del cuoco dall’atteggiamento maschilista e militare, ma a sua volta vittima di un’ambiente – quello dell’alta cucina – che lo ha vessato e umiliato, che si ritrova a lavorare in una cucina di più basso livello facendo i conti con la rabbia, la svogliatezza e la frustrazione di una brigata che non accetterà il suo approccio.
È la serie dove la ristorazione finalmente appare nella sua dimensione reale fatta di aggressività e violenza, ma soprattutto è la serie che mostra le difficoltà di quella grossa fetta della ristorazione di medio livello. E lo fa in un modo per nulla romanzato.
Stiamo entrando in un periodo storico dove il racconto del cibo è sempre più realistico e meno artefatto e il successo di questa serie molto ben eseguita – da renderla appassionante anche per chi non è particolarmente interessato ai temi della gastronomia – è forse dovuta anche a questo.
In The Bear la sacralità del cibo tramonta per lasciare spazio all’aspetto umano, concreto.
Ma al tempo stesso il cibo qui diventa via di fuga e di riscatto. Nella recensione della serie, il Financial Times trova la giusta similitudine con il film Big Night di Stanley Tucci. Nella pellicola del 1996, che ha come protagonisti due fratelli nella gestione di ristorante italo-americano, emerge un amore e una dedizione per la cucina che rappresenterà l’elemento di salvezza dei protagonisti.
Lo stesso accade in The Bear dove, circondanti da scene angoscianti e caotiche, potrebbe sembra che il cibo sia fonte di tormento, quando invece sarà l’elemento protagonista che vi regalerà piacere e vi metterà fame.
Non perdetevi questa serie eccellente disponibile per l’Italia su Disney+ dal 5 ottobre.