Altro che invasioneNel declino demografico italiano diminuiscono anche gli stranieri

Per la prima volta il calo della popolazione è legato anche al minor numero di residenti con altra cittadinanza, soprattutto tra i giovani e gli abitanti delle grandi città

Lapresse

Il declino demografico ci colpisce da alcuni anni, non è più una novità, come non lo è l’accelerazione che ha subito con il Covid. La popolazione italiana, che convenzionalmente, per semplificare i calcoli, da molto veniva considerata essere di sessanta milioni, ormai scivola sempre più al di sotto di tale soglia.

Secondo il Censimento del 2021, i cui dati sono stati pubblicati da pochissimo, è di 59.030.133, e ha subito un calo di 206.080 in un solo anno.

L’ulteriore discesa delle nascite, a causa dell’incertezza dovuta alla pandemia, più i morti aggiuntivi a causa del virus, che ci sono stati anche nel 2021, spiegano in gran parte il fenomeno.

Ve ne è però un altro, nuovo, che dovrebbe attirare molto di più la nostra attenzione: ora a scendere sono anche i residenti con cittadinanza non italiana.

A fine 2020 erano 5.171.894, e dodici mesi dopo sono diventati 5.030.716. Certamente, vi è anche l’effetto dell’aggiustamento censuario, visto che con il Censimento sono state eliminate dai conteggi quelle che erano presenze solo sulla carta, ma non erano reali.

Ma, attenzione, anche senza considerare questa rettifica dei numeri, che avviene una volta ogni dieci anni, vi sarebbe stata comunque una riduzione di più di quarantunomila unità.

Dati Istat

Vuol dire anche che le cose non stanno come pensavamo. Non è vero che gli immigrati compensano il calo delle nascite, non è vero che siamo davanti a una prossima «sostituzione etnica» né, ça va sans dire, a un’«invasione».

A maggior ragione se questo calo, o, se preferiamo, questo aggiustamento dei numeri avviene proprio in quei luoghi e quei segmenti di età in cui pensavamo che gli stranieri fossero più numerosi e stessero aumentando più velocemente.

Dal punto di vista geografico, per esempio, in Trentino Alto Adige (-7,91 per cento), Toscana (-4,56 per cento), Veneto (-3,2 per cento), Lombardia (-2,98 per cento). Sono regioni in cui l’immigrazione è sempre stata maggiore alla media, e in cui però oggi si assiste anche a una riduzione della presenza straniera superiore a quella che avviene in Italia nel suo complesso.

Dati Istat

Non solo, vi è un vero e proprio tracollo tra i 20-29enni (-9,67 per cento rispetto al 2018) e tra i 30-39enni (-6,95 per cento). In questo segmento diminuiscono più di quanto facciano gli italiani. Al contrario crescono in doppia cifra gli over cinquanta.

Dati Istat

L’età media della popolazione straniera, infatti, è salita come quella degli italiani dal 2019, e anche di più se consideriamo come punto di partenza il 2011.

Dati Istat

Insomma, anche loro invecchiano, e lo fanno a un ritmo uguale o maggiore degli autoctoni e, soprattutto, sono molti meno di quel che pensavamo quelli in età fertile. Un altro argomento che va contro ogni ipotesi di «invasione», ma anche di mitigazione della riduzione di forza lavoro tramite gli immigrati.

Vi è da sottolineare, poi, che questi numeri sembrano essere anche una conferma degli intensi spostamenti tra i Paesi della popolazione straniera in Europa: molte persone immigrate da poco, soprattutto se giovani, cercano di trasferirsi in Francia, Germania, nel Nord Europa, riuscendoci.

Non è un caso che la diminuzione maggiore tra i 20-40enni è nel Mezzogiorno, dove è addirittura in doppia cifra rispetto al 2018. Una quota non piccola di coloro che risiedevano, magari da poco, nelle regioni meridionali se ne è andata in cerca di condizioni migliori.

Nelle regioni meridionali e nelle grandi città. È in queste ultime, dove la loro presenza è più ampia, e dove in alcuni arriva a generare allarme, che infatti si verifica il maggior calo/rettifica del numero degli stranieri tra 2020 e 2021, del 5,16 per cento. Al punto che la proporzione di immigrati sul totale scende, qui, dal 12,3 per cento all’11,7 per cento.

Dati Istat

Quanto deve passare perché al cambiamento dei fatti segua un cambiamento di percezione, e, quindi, anche di narrazione, in particolare nel mondo dei media e della politica?

In Italia solitamente questi tempi sono lunghi. Ancora per molto resisterà il racconto di un’immigrazione di massa, incontrollata. Corroborata dai riflettori accesi su alcune migliaia di arrivi sulle coste siciliane, e da quelli spenti sul loro trasferimento in altri Paesi, il loro invecchiamento oppure sulla diminuzione, tra 2019 e 2021, del tasso di fertilità delle donne straniere, che è stato maggiore di quello che si è verificato tra le italiane.

Tuttavia alla fine sarà inevitabile, quando la realtà si scontra con l’ideologia alla fine il vincitore può essere uno solo: la realtà.

E allora saranno tutti costretti a riconoscere non solo che l’immigrazione si è fermata, ma anche che questo costituisce un problema per la nostra economia e la società. Prima accadrà e meglio sarà.

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