Europea e anti tirannicaEcco che cos’è la cultura ucraina (e perché sopravviverà all’imperialismo russo)

Kyjiv è da sempre più legata agli slavi occidentali che ai russi. E ora non sta dando all’Europa meno di quello che ne riceve. Anzi, è diventata una casa per l’Europa e aiuta gli europei a sentirsi di nuovo una famiglia

LaPresse

Questo è un articolo del numero di Linkiesta Magazine + New York Times World Review 2022 ordinabile qui.
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La crudele violenza contro l’Ucraina non è nata né ieri né il 24 febbraio del 2022 e nemmeno nel 2014. Questo sadico culto imperiale di umiliazione esiste da secoli. La Russia si comporta in Europa orientale come uno schiavista sfacciato che reputa la libertà un’anomalia. La Russia brucia le terre trasformando la vita in morte, la libertà in schiavitù, l’energia in indifferenza. Cancellando, sterminando, divorando qualsiasi testimonianza dei suoi crimini. Anche le radici della resistenza coraggiosa e ardua dell’Ucraina contro questa aggressione risalgono lungo i secoli. Il popolo ucraino ha sempre vissuto qui, facendosi sentire con le sue rivolte e le sue resistenze. Queste radici sono piantate in profondità nelle nere e fertili terre ucraine e arrivano fino al cuore di queste zone. Affondano nella memoria di quelli che sono morti, ma che mai si sono arresi. L’Ucraina vive ancora nel loro respiro che si percepisce ancora oggi nelle canzoni della resistenza.

Oggi in tanti ci chiedono: Chi siete? Da dove venite? Perché non vi arrendete? Finalmente cominciamo a raccontare la nostra storia. Finalmente c’è qualcuno pronto (almeno così crediamo) ad ascoltarci.

La cultura politica ucraina è anti tirannica. Il tiranno, lo zar, l’autocrate è il suo nemico principale. Nella lotta eterna delle idee tra Impero e Repubblica, l’Ucraina sta dalla parte della Repubblica. L’idea ucraina di Repubblica risale ai tempi dell’organizzazione politica dei cosacchi, dei guerrieri liberi, che oggi si sono reincarnati nei militari del XXI secolo. La vediamo anche all’inizio del XVIII secolo nei Pacta et constitutiones dell’etmano Pylyp Orlyk. E anche nel patto firmato tra i cosacchi ucraini e Mosca nel XVII secolo, un contratto che prevedeva responsabilità reciproche e non un rapporto padrone-schiavo come poi lo ha interpretato Mosca. Vediamo l’idea repubblicana nella resistenza degli intellettuali ucraini al dominio autocratico della prima metà del XIX secolo, nell’idea di una comunità come base della politica che si trova nel pensiero di Mykhajlo Drahomanov, il principale filosofo ucraino di quei tempi.

La resistenza alla tirannia è una storia radicata nel tempo che arriva fino alle proteste di Majdan nel XXI secolo. La linea della cultura politica ucraina passa per la Corona del Regno di Polonia e del Granducato di Lituania, per il sistema decentralizzato della Rus’ medievale, del quale ha scritto nel XIX secolo lo storico ucraino Kostomarov, e per il “diritto tedesco” che gestiva l’autonomia delle città dell’Europa orientale e che stava alla base dell’idea dell’autonomia delle città- Stato tedesche e italiane. Questa linea è radicata nei secoli a partire dall’idea di polis nell’Antica Grecia, il concetto dello Stato come unione dei cittadini liberi e responsabili. Quando Drahomanov scrive della hromada (comunità) ucraina come base della politica, la descrive quasi come Aristotele descrive le origini della polis. La cultura politica ucraina è un processo che si muove dal basso in alto. I cittadini formano le comunità, le comunità formano gli Stati, gli Stati formano le statualità interstatali.

La politica imperialista è diversa, si muove dall’alto verso il basso, tutto viene deciso nella parte alta della piramide e la politica diventa un movimento verticale basato su ordini e punizioni. Trovandosi nell’Europa orientale, nel punto di scontro di diversi Imperi, spesso con modelli gestionali tirannici, l’Ucraina è riuscita miracolosamente a conservare l’idea della Repubblica, della antica politeia.

E poi c’è il tempo. La cultura ucraina ha un rapporto particolare con il tempo. Non vede un conflitto aperto tra il passato e il futuro, tra il tradizionale e il moderno. Il passato e il presente si intrecciano tra di loro come i disegni floreali sulle facciate delle case ucraine. La cultura ucraina spesso si è sviluppata nella guerra dell’aggressore contro la tradizione. Le epoche di emancipazione culturale e di rinascita culturale sono state caratterizzate da un doppio salto nella tradizione profonda e allo stesso tempo in un futuro illusorio. La rottura principale degli ultimi secoli in Europa sin dalla Rivoluzione francese è stata la rottura tra il tradizionale e il moderno. Ma questa rottura non è così evidente nella cultura ucraina.

Taras Ševčenko (1814-1861), il padre fondatore della letteratura ucraina, riscopre la tradizione ucraina, ma per i suoi tempi svolge un’azione moderna e rivoluzionaria, per questo Dmytro Horbačov, uno dei più grandi specialisti dell’avant- garde ucraina, paragona i suoi testi a quelli dei futuristi del XX secolo. I modernisti ucraini di fin de siècle – Lesja Ukrajinka, Mychajlo Kocjubyns’kyj, Ol’ha Kobyljans’ka, Vasyl’ Stefanyk – hanno modernizzato la lingua e lo stile della letteratura ucraina, facendo un salto nella tradizione che era radicata nella cultura dei contadini ucraini. L’avant-garde ucraina, dai futuristi fino a Kazimir Malevič, ha riconosciuto nella tradizione visuale e orale una base per un salto rivoluzionario. E anche oggi tra i trend principali della musica ucraina c’è una combinazione di tradizione etnica e ritmo moderno, come nel caso di DakhaBrakha, Onuka, Go- A, Kalush Orchestra, Mar’jana Sadovs’ka.

La terra è uno degli archetipi e dei concetti chiave della cultura ucraina, che è ricca di idee botaniche, floreali e organiche. Le parole e i suoni sembrano crescere sottoterra per poi tornare in superficie. Già nelle idee filosofiche di Hryhorij Skovoroda, il principale pensatore dell’epoca barocca ucraina, vediamo l’identificazione dell’idea con il seme, una metafora cristiana e agricola che in Ucraina trova terreno fertile.

I fondatori delle letterature moderne del XIX secolo, l’ucraino Taras Ševčenko e il russo Aleksandr Puškin, sono radicalmente diversi. Puškin crea la lingua della letteratura russa prestando a quest’ultima la leggerezza delle belles lettres francesi dell’epoca rococò, con parole dolci e decorate intrecciate nell’aria ma non sempre importanti e spesso politicamente labili. Ševčenko, invece, estirpa le sue parole da sottoterra, le sue parole crescono come radici, come i boschi della Polesia, sono radicate in questa terra e non hanno intenzione di andare da nessuna parte: per questo sono politicamente forti.

Quando lo scrittore (e latifondista) russo Ivan Turgenjev descriveva agli amici i racconti della giovane scrittrice Marija Markovyč (Marko Vovčok) diceva che «crescevano dalla terra come un alberello». La letteratura ucraina è creata dalla terra e dal fuoco, più che dall’aria. Per questo è sempre stata forte e irremovibile nei confronti dell’Impero e per questo non vuole cedere le proprie terre.

Nonostante queste metafore organiche, la cultura ucraina è spesso una cultura di scelta. È abbastanza inclusiva e accoglie tutti quelli che hanno deciso di essere ucraini. Ol’ha Kobyljans’ka poteva essere una scrittrice di lingua tedesca, invece ha scelto l’ucraino come lingua di sua espressione artistica. Jurij Ševeljov, uno dei più importanti intellettuali del XX secolo, era di origine tedesca, così come Maik Yohansen, uno degli scrittori più interessanti dell’epoca del Rinascimento giustiziato (con questa espressione si intende la generazione di poeti, scrittori e artisti di lingua ucraina degli anni 1920-1930, giustiziati nelle colonie penali in Russia tra il 1937 e il 1938). Ha scelto l’identità ucraina anche Wilhelm Franz Joseph Karl von Habsburg-Lothringen, il nipote di terzo grado dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria, che ha voluto chiamarsi Vasyl’ Vyšyvanyj, diventando il colonnello della legione di Sičovi Stril’ci, una legione ucraina all’interno dell’esercito dell’Impero austro-ungarico con l’ambizione di diventare il “re dell’Ucraina”. E hanno scelto l’identità ucraina anche i polacchi Volodymyr Antonovyč, V’jačeslav Lypys’kyj, Mikhail Čajkovs’ky, Mikhail Hrabovs’kyj e tanti altri.

Oggi sono di nazionalità ucraina, oltre agli ucraini autoctoni, i tatari di Crimea e molti ebrei, russi, polacchi, ungheresi, greci e tante persone appartenenti a diverse altre etnie. La cantante ucraina Jamala, di origine tatara di Crimea, è una delle voci più interessanti della scena musicale ucraina. I registi ucraini Achtem Seitablajev e Nariman Alijev, di origine tatara di Crimea, sono i registi più interessanti dell’Ucraina odierna.

La cultura ucraina ha un’incredibile forza di rigenerarazione. La metafora della palingenesi, la rinascita dell’universo dopo la sua distruzione avvenuta attraverso il fuoco o la morte, è stata un elemento chiave del romanticismo europeo del XIX secolo e, assieme al romanticismo, questa metafora è arrivata anche in Ucraina. Ma è probabile che in nessun altro Paese sia mai stata messa alla prova come è avvenuto nel nostro. I nostri rinascimenti sono stati annientati, bruciati, cancellati dalla faccia della terra per rinascere di nuovo dalle ceneri. La Rus’ di Kyjiv era scomparsa dopo l’invasione mongola nel XIII secolo per rinascere nel XVI-XVII.

L’Impero russo ha cancellato l’Ucraina dalla faccia della terra e dalla memoria nel xviii secolo, cosa che ha creato un “vuoto” nella letteratura ucraina all’inizio del XIX secolo. Ma poi, invece, all’improvviso, come se spuntasse dalla terra, Ševčenko è diventato la testa di un popolo che era stato decapitato. Per la sua generazione, Ševčenko è stato l’etmano, il presidente, il sacerdote e il comandante militare. L’uso della lingua ucraina è stato proibito nell’Impero russo per più di mezzo secolo, per questo il rinascimento ucraino degli anni 1910-1920 è stato ancora più potente. E anche questo rinascimento è stato giustiziato negli anni Trenta, per rinascere negli anni Sessanta e successivamente negli anni Novanta. E anche oggi, di nuovo, la Russia sta cercando di distruggerlo.

Gli ucraini però hanno dimostrato che sono capaci di superare la morte. Sono capaci di rinascere da un seme. Sono capaci di essere una fenice collettiva. Sono stati creati dalla terra e dal fuoco e questi due elementi non li annientano anzi li rafforzano.

Nella cultura ucraina, una parte fondamentale è dedicata alla donna. Penso che l’autore più canonico della letteratura ucraina sia la scrittrice Lesja Ukrajinka. Non c’è niente che si possa paragonare all’ironia dei suoi testi e alla scala del suo pensiero. Nel xix secolo quando il femminismo stava solo per nascere e quando le donne scrittrici si nascondevano dietro pseudonimi maschili, nella letteratura ucraina ci sono già Marko Vovčok, Hanna Barvinok, Olena Pčilka, Ol’ha Kobyljans’ka e poi c’è lei, Lesja Ukrajinka. Lo scrittore austriaco, nato a Leopoli, Leopold von Sacher-Masoch, simpatizzante della Galizia ucraina, diceva che «la donna ucraina ha nel sangue l’idea di libertà e di parità. La donna ucraina è democratica ». E anche nella cultura ucraina di oggi le voci femminili sono quelle che danno un tocco personale, veritiero e umano, alla realtà.

La cultura ucraina si è sempre considerata come parte della cultura europea. Le nostre discussioni sul nazionalismo e sul liberalismo, sulla tradizione e sul moderno, sulla comunità e sull’individualismo hanno sempre avuto una radice comune con il contesto europeo. E questa è una delle differenze fondamentali tra l’Ucraina e la Russia, visto che in Russia la rivalità con l’Europa è una strategia centrale. Anche nei casi in cui le idee occidentali sono penetrate in Russia – ai tempi di Pietro i e di Caterina, ai tempi di Alessandro i, ai tempi della rivolta bolscevica, ai tempi della rivolta capitalista del 1991 – alla fine esse sono state sempre usate per creare uno nuovo Impero antioccidentale, ogni volta ancora più terribile del precedente.

L’Ucraina, al contrario, è stata da sempre legata agli slavi europei, agli slavi occidentali più che ai russi. Il nostro marxismo è stato europeo, il nostro conservatorismo è stato europeo e anche il nostro liberalismo è europeo.

Nei secoli scorsi, l’Ucraina ha provato a rientrare nella sua casa europea, nella sua famiglia europea. E, in questi giorni, l’Ucraina non dà all’Europa meno di quello che ne riceve. Essa stessa è diventata una casa per l’Europa, aiutando gli europei a sentirsi di nuovo una famiglia. Superando la morte e le sofferenze e avendo questa grande capacità di rinascere di nuovo e di nuovo, l’Ucraina oggi è una possibilità anche per l’Europa di rinascere di nuovo.

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