Aridatece vongola75Viviamo in un mondo di scemi del villaggio e di spettatori delle loro inutili discussioni

L’umanità non è peggiorata rispetto al passato, ma almeno anni fa non mi sarei innervosita imbattendomi in conversazioni demenziali sul ruolo dei social

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A quanti scemi ha diritto il villaggio globale, per svagarsi e non pensare alle bollette e alle corna e all’ora solare e al fatto che ancora non si sa chi sia la femmina di due su cinque delle serate di Sanremo?

Quanti scemi servono per l’equilibrio psichico collettivo, per fare di noi persone che si sentono forti a dire ma guarda quel cretino, che si sentono risolte a dire ma guarda quello che non dice mai la cosa giusta, che si sentono a modo gongolando per le brutte figure altrui che anche oggi non sono la nostra?

Giorni fa su Twitter m’è comparsa una discussione tra due sceme. M’è comparsa perché una mia amica dava ragione a una delle due, giacché uno degli effetti più terribili dei social è che non siamo più capaci di riconoscere un incontro al vertice tra imbecilli: ci sembra che, se c’è una contrapposizione, una delle due parti debba per forza aver ragione, e a noi tocchi schierarci.

La discussione tra le due partiva da un altro scontro tra scemi del villaggio, un titolo di giornale, un’intervista a un sedicenne che ha lasciato la scuola. Solo che al sedicenne mancano nove anni di sviluppo della corteccia cerebrale e puoi sperare migliori (peccato che Letta nel frattempo non possa dargli il diritto di voto: era un progetto così sensato); l’intervistatore che principia l’articolo dicendo dell’intervistato «16 anni portati con inconsapevole superficialità», lui come lo disintossichi da quella prosa? (Forse potrebbe prendere il posto a scuola lasciato libero dal sedicenne, male non può fargli).

Il giornale titola «Volevo imparare a fare soldi», e la prima scema è indignata (lo sono entrambe: sennò che sceme sarebbero?). Ella ritiene sia tutta colpa dei social (che chiaramente inventano l’umanità, mica la mettono in mostra così com’è: se siete abbastanza vecchi, vi ricorderete di quand’era tutta colpa di Maria De Filippi); social che ti fanno vedere che su Only Fans puoi spogliarti e guadagnare, su Instagram puoi fare la scema e guadagnare, soldi, soldi, soldi, e cosa credete verrà fuori da questo milieu? «Creerà generazioni di ragazzini che non vorranno più studiare ed acculturarsi, che crederanno che il guadagno e i soldi siano l’unica via per raggiungere il successo. L’ignoranza e la superficialità prevarranno sull’educazione e la cultura». Mentre una volta, signora mia, qua era tutta Bloomsbury, mica gente che faceva marchette peggio retribuite di ora e sanitariamente più rischiose.

Ah, no, una volta eravamo probi, era quando eravamo cinquanta milioni di partigiani, e ora guarda che disastro. Ora, pensa te, ci interessano i soldi. Lo so che quella cosa dei classici che sembrano sempre scritti ieri la ripeto ormai ogni giorno, ma mica è colpa mia se ogni giorno è vera: leggendo questa scema qui pensavo che sono più di quarant’anni da quando Alberto Arbasino pubblicò quel rigo che diceva «Ah, sognare di non essere i Malavoglia, essendo per l’appunto i Malavoglia», e potrebbe scriverlo domani e sarebbe puntuale.

La seconda scema, che ci tiene ad apparire moderna, obietta che l’internet è una cosa bellissima e che il problema è la scuola che, ci sto mettendo minuti interi a trascrivere questo penzierino perché nel frattempo rischio di soffocare dal ridere, non ti prepara ai lavori digitali. «Perché nel 2022 cachiamo ancora il cazzo alle persone sex worker e invece non aiutiamo all’orientamento i giovani per capire se magari quello seriamente che vogliono fare nella vita».

Maria Concetta, al secondo banco, tu cosa seriamente vuoi fare nella vita? Professore’, la mignotta, però detto americano, la persona sexuo’. Ah, perfetto, basta che è seriamente: la scuola sta qui per formarti.

Il fatto è che io una volta non le avrei mai incrociate, queste dibattenti: la tizia che pensa che le mignotte le abbia inventate Zuckerberg, e quella che le vuole emancipare chiamandole in inglese. La prima avrebbe fatto la supplente in una scuola di provincia e sarebbe stata un problema delle sue allieve, allieve che tanto da adulte sarebbero state destinate a zappare la terra come la seconda, e quindi al massimo le avrei viste da lontano nel weekend: in cucina c’è la contadina che ci ha portato l’olio buono, vorrebbe sapere se le puoi sintetizzare la dissoluzione dell’occidente così fa bella figura con le amiche il dì di festa, dille di ripassare domani ché ora ho il burraco.

Esattamente come una volta non avrei mai letto il confuso post con cui una cantante ventenne, esemplare incarnazione del fallimento dell’istruzione obbligatoria, dice che è pentita di non essersi vaccinata perché convive da sola. Una volta la cantante avrebbe fatto mandare un comunicato dal suo ufficio stampa, e io l’avrei cestinato senza leggerlo. Adesso siamo tutti convinti – persino io, che pure sono vertiginosamente più intelligente di voi – che tutto ci riguardi, che l’opinione d’un qualunque coglione sul mondo, poiché compare nel nostro telefono, esista davvero. E c’è di peggio. Di molto peggio delle tre derelitte finora citate.

C’è che il villaggio è globale e gli scemi spesso sono milionari, mica braccianti. Non è che perché sei ospite televisivo, proprietario di multinazionali, senatore, concorrente di Sanremo, tu non sia lo scemo del villaggio. E quindi io, ogni volta che qualcuno mi manda un video del professore universitario che si autocertifica una gestualità ipnotica, o un penzierino del proprietario di social network che twitta in continuazione come un utente isterico che voglia distrarsi dal problema del costo della mensa scolastica, o l’intervento parlamentare del senatore che posta soddisfatto del proprio romanesco il passaggio in cui invoca «Aridatece Mario», o quel diavolo di sproloquio sul falso green pass della cantante su cui tutti si stanno scaldando, ogni volta io m’innervosisco.

Non solo perché mi pare che l’analisi del carattere italiano fatta da Orson Welles – «La borghesia più ignorante d’Europa» – si sia estesa al mondo, e ormai più sono classe dirigente più sono scemi, e noi sempre schiavi dell’impossibilità di ignorarli giacché ci compaiono sul telefono, dell’impossibilità di illuderci che il proprietario della piattaforma su cui Vongola75 posta le foto delle vacanze sia più sveglio di Vongola medesima.

Ma perché ridere del milionario, del privilegiato, del cattedratico, del senatore, della cantante, ridere di quelli che dispongono accuratamente le bucce di banana in modo da scivolarci e intrattenerci, riderne mi risulterebbe più facile se non avessi in continuazione la sensazione d’essere quella crudele spettatrice che ride di gente che ogni giorno scende nell’arena convinta d’essere leone, e invece – e invece è questa roba qui: gente che sogna di non essere una riserva nella squadra di scemi del villaggio globale, essendo per l’appunto una riserva nella squadra di scemi del villaggio globale.

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