My cup of teaLa millenaria tradizione del tè in Corea

Nei bar e nelle antiche case da tè coreane una ricca varietà di bevande calde aromatizzate con fiori e frutti è accompagnata da singolari pasticcini

Foto di Tea Creative │ Soo Chung su Unsplash

Seoul può essere considerata, senza alcun dubbio, il paradiso degli amanti del caffè. Si possono trovare caffetterie coreane o in stile occidentale in ogni angolo della città, tutte meritevoli di un post o di una storia su Instagram e affollate di giovani che trascorrono lì i loro pomeriggi, tra studio e lavoro. Nonostante l’americanizzazione dello stile di vita e la popolarissima abitudine di consumare caffè lunghi, cappuccini e caffellatte in vari gusti, i coreani hanno saputo mantenere più che viva anche la loro cultura del tè, chiamato cha. Il termine si riferisce, però, anche a tisane, infusi e bevande a base di sciroppi.

La tradizione del tè in Corea è millenaria, le origini risalgono almeno al primo secolo dopo Cristo. Il tè ha un forte legame con il buddismo coreano. A seconda dei casi e delle proprietà specifiche, queste bevande sono anche un toccasana per la salute.

I menu di tutti i bar contengono lunghe liste di tè o tisane, da gustare caldi o freddi. Tuttavia, per assaporare i migliori, non c’è posto più indicato di una sala da tè. Passeggiando per la zona di Insadong, non lontano dal palazzo reale di Gyeongbokgung, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Spesso, le case da tè sono ricavate da antichi hanok, case tradizionali coreane, e ne conservano il carattere autentico. Sono luoghi accoglienti che si affacciano, in molti casi, su un cortile interno decorato con piante e alberi. Quello verde è forse il più comune e il più noto tra i tè coreani, ma ce sono tanti altri, ricavati da frutta, fiori, radici e molto altro.

Uno dei più deliziosi è il maesilcha, conosciuto come tè alla prugna, una tisana a base di concentrato di piccole prugne verdi, frutto comune in tutta l’Asia che i giapponesi chiamano però ume. I coreani ne acquistano a sacchi al mercato e li lasciano fermentare con lo zucchero in barattoli di vetro per qualche mese, ricavando un concentrato molto dolce che poi viene diluito con acqua. Fermentato più a lungo, lo sciroppo diventa un alcolico, ovvero il maesilju. La bevanda a base di estratto si consuma fredda con ghiaccio in estate o bollente servita a volte insieme qualche pinolo in inverno. Il sapore è dolce e pungente insieme. Spesso bevuto dopo un pasto, il tè maesilcha favorisce la digestione, è disintossicante e depurativo. Un altro tè famoso è l’insamcha, in realtà una tisana a base di ginseng. È piccante e ha un odore molto forte. Consigliata solo a chi ama follemente il ginseng. In Corea sono molto famose anche le caramelle al ginseng e le radici più famose arrivano dalla città di Punggi e dalla contea di Geumsan, dove si tengono festival dedicati. Questo tè si beve caldo tutto l’anno ed è considerato un energizzante naturale.

Altri tè tradizionali, tra i più diffusi, sono: l’oksusucha, o tè di granturco tostato; lo yujacha, tè allo yuja, un agrume simile al cedro, da bere soprattutto nelle giornate molto fredde; il daechucha o tè di giuggiole; il gukhwacha, o tè al crisantemo, i cui fiori vengono colti prima che si aprano del tutto e l’omijacha, infuso preparato con frutti essiccati di schizandra, o bacca dei cinque gusti. Assaporando questo tè si possono identificare i gusti dolce, aspro, salato, amaro e piccante.

Una sala da tè Insa-dong, chiamata Dawon, ricavata da un hanok di oltre cento anni, accompagna questi tè a piccoli dolci o snack coreani in porzioni da condividere. Il vassoio contiene: yugwa, tradizionali pasticcini al miele di forma allungata ricoperti di sesamo; yakgwa, biscotti al miele; gangjeong, quadratini al sesamo; fettine di zenzero essiccato; tortine di riso e, sorprendentemente, chips dolci di funghi, croccanti fuori e morbide dentro.

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