Luca Staccioli, vincitore dell’Exibart prize 2021, è un visual artist costantemente alla ricerca di una sinergia tra video, fotografia, suoni, sculture, ricami, disegni e collage. Il fil rouge del suo lavoro è una riflessione critica sull’impatto dei mass media e della globalizzazione sulle emozioni degli esseri umani, ormai sempre più vincolati alle logiche del profitto. Irene Sofia Comi, invece, è una giovane ricercatrice e curatrice, e ha scritto un preziosissimo saggio intitolato “Mediamorfosi e citazionismo. Pratiche di rimediazione tra arti visive e web”.
I due hanno collaborato nel quadro del progetto Wake-up call, nome della mostra personale di Luca Staccioli che sarà accompagnata da un testo critico di Irene Sofia Comi. L’obiettivo dell’esibizione, che verrà inaugurata giovedì 26 gennaio, è trasformare l’ArtNoble Gallery (in via Ponte di Legno 9, Milano, zona Feltre) in un luogo di gioco e re-immaginazione.
Il merito è di un costante dialogo tra Staccioli e il suo alterego bambino, reso possibile grazie a sculture-giocattolo che – ad esempio – raffigurano carrelli della spesa sparsi (in modo apparentemente casuale) a terra. Il risultato è la nascita di una sorta di parco giochi distopico e surreale, che ha l’obiettivo di mostrare come al giorno d’oggi il tempo libero dei bambini sia sempre meno spontaneo (e sempre più influenzato dal consumismo).
Mettetevi nell’ottica che all’ArtNoble Gallery ci sarà da riflettere: le opere esposte metteranno in discussione una realtà di cui facciamo parte in modo morboso, sistematico. Siamo immersi in un sistema senza avere gli strumenti per criticarlo, analizzarlo e modellarlo, ma l’arte entra in gioco proprio per questo motivo.
Protagonista dell’esibizione sarà la serie Checkou, che tratta il tema del feticismo delle merci – contestato da Karl Marx – applicato alla velocità e alla superficialità degli acquisti online. Qui, i carrelli sono posizionati in modo tale da formare una «palestra di consumo e produttività omologante». Sulla parete, invece, si può osservare una serie fotografica dedicata agli annunci pubblicitari in campo domestico.
Proseguendo, i visitatori si imbatteranno in alcune installazioni come Castello (di sabbia?), realizzata in ceramica e dedicata a bassorilievi dell’antichità, colonne, metope e greche decorative. C’è però un piccolo particolare: al posto di battaglie sanguinose e gesta eroiche, l’opera mostrerà parcheggi, centri commerciali, uffici, aree urbane e strade trafficate. Insomma, tutti quei (non)luoghi asettici, tristi e simboli di una quotidianità in cui spesso ci sentiamo prigionieri.
Ed eccola qui, la complessa domanda che dominerà i nostri pensieri una volta usciti dalla galleria: ci sentiamo ancora liberi? Wake-up call (aperta fino al 9 marzo) non ha la pretesa di dare una risposta, ma fornirà gli strumenti e gli spunti ideali per provare quantomeno a rifletterci su. Un passo avanti da non sottovalutare. È l’arte, bellezza.