Salute aumentataCome la realtà virtuale sta rivoluzionando il settore della sanità (anche in Italia)

Dall’utilizzo del metaverso per la cura di ansia e schizofrenia al gaming per aiutare i giovani pazienti oncologici ad affrontare la terapia, la digital health può rivoluzionare il rapporto tra pazienti e malattie, ma servono standard condivisi e linee guida per un uso consapevole e responsabile

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«Mens sana in corpore sano» recita una famosa locuzione latina. Se è vero che il benessere di mente e fisico sono legati indissolubilmente, si evince che gli strumenti in grado di gestire la simbiosi tra le due sfere abbiano un enorme potenziale benefico. Grazie all’innovazione, questo già accade.

Un esempio concreto è l’impiego di tecnologie basate su realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR) in ambito medico: i visori vengono sfruttati in alcune strutture ospedaliere per agevolare il lavoro dei dottori e l’esperienza del paziente in caso di particolari trattamenti clinici. Il fenomeno è tutt’altro che circoscritto e il mercato globale di questo settore è stato valutato attorno a 1,8 miliardi di dollari nel 2021, con una crescita prevista fino a circa 10 miliardi entro il 2028. Per questo, in tutto il mondo stanno emergendo start up con l’obiettivo di ideare soluzioni innovative ed efficaci. 

Succede anche in Italia. «Il digitale ha i requisiti per rendere la sanità, i trattamenti terapeutici e la medicina più efficienti», spiega Valentino Megale, Ceo di Softcare Sudios, start up nostrana che opera nel campo della cosiddetta digital health e che punta all’ottimizzazione dei trattamenti medici attraverso l’utilizzo di realtà virtuale e data tracking. «L‘obiettivo di Softcare Studios – continua Megale – è di rendere accessibili e fruibili i benefici delle tecnologie immersive per supportare la qualità dell’esperienza terapeutica dei pazienti in ospedale. Al contempo, ottimizzare l’operatività del personale medico». Come? Impiegando visori per la realtà virtuale come strumento non invasivo per il trattamento del dolore fisico e dello stress durante procedure mediche critiche, fornendo soluzioni – in forma di esperienze e scenari virtuali – come alternativa alla necessità di somministrare farmaci quali sedativi e antidolorifici. Insomma: un ago inserito nel tuo corpo fa meno male se, mentre sta entrando, tu sei distratto da un’esperienza visiva e cognitiva completamente avulsa dal contesto ospedaliero.

La letteratura scientifica legata a questo innovativo approccio è piuttosto ricca. Utilizzare il metaverso per la cura di ansia, depressione, schizofrenia, disturbi alimentari e altre patologie è una pratica già ampiamente diffusa in alcuni Paesi come gli Stati Uniti.  Anche a livello europeo non mancano iniziative e finanziamenti che vanno in questa direzione: Softcare Studios è nata a Roma nel 2017 per volontà dei cinque cofondatori Valentino Megale, Cristian Currò, Gianfranco Damato, Bruno Lenzi e Chiara Aielli, poco dopo aver completato un programma di accelerazione per startup a Darmstadt, in Germania. Il loro primo prodotto è stato TOMMI, un software selezionato nel 2018 dalla Commissione europea come miglior progetto e-health dell’Unione. 

Si tratta di un’esperienza di gaming in realtà virtuale, dedicato specificatamente ai pazienti pediatrici ospedalizzati, con l’obiettivo di aiutare i giovani ad affrontare le sfide della terapia medica, per esempio quella oncologica. Con il coinvolgimento dei genitori, i bambini indossano il visore e vengono catapultati in uno scenario fantasy caratterizzato da molteplici stimoli visivi; l’immersione in ambienti virtuali aiuta i bambini a rilassarsi, a ridurre l’ansia clinica e la percezione del dolore. Non solo: TOMMI permette di misurare la diminuzione di stress nel soggetto e al contempo raccoglie dati che vengono forniti alla struttura ospedaliera per adattare la terapia alle esigenze del minore.

«Abbiamo iniziato questo percorso supportando i giovani pazienti nel difficile contesto dell’oncoematologia pediatrica – spiega Megale -, collaborando con associazioni e fondazioni di tutta Italia impegnate nei reparti ospedalieri. Oltre a questo fondamentale ambito, stiamo espandendo l’applicazione di TOMMI alle procedure di accesso vascolare, in primis il posizionamento del Picc (un catetere venoso inserito all’altezza del braccio), dove viene impiegato come strumento utile a ridurre la necessità di sedare i pazienti durante la procedura».

Questa nuova fase è stata lanciata in collaborazione con il team medico dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, insieme allo specialista in accessi vascolari Dottor Gianuario Sanna, ed è il risultato di una pubblicazione scientifica sul The Journal of Vascular Access. Con una riduzione delle sedazioni del 90 per cento, i risultati sono incoraggianti. Lo studio è attualmente in fase di svolgimento nei vari centri coinvolti: l’ospedale Buzzi, il Fatebenefratelli e l’Istituto Neurologico Besta di Milano, il Regina Margherita di Torino, gli Spedali Civili di Brescia e l’Istituto Gaslini di Genova. I vantaggi sono ovvi: ridurre le sedazioni farmacologiche significa evitare potenziali effetti collaterali per i pazienti, ma anche costi operativi per la struttura. 

I risvolti legati all’implementazione di tecnologie sperimentali in ambito clinico, a ogni modo, sono innumerevoli. La domanda vien da sé: partendo dal modello di Softcare Studios e di Megale, l’Italia può diventare una realtà competitiva nel campo della digital health? «Ritengo che per attrarre investimenti significativi nel settore, serve che la sanità identifichi regole chiare e sostenibili attorno all’integrazione delle tecnologie digitali nei suoi processi e nelle sue infrastrutture», chiosa l’imprenditore. «Servono standard, metodologie condivise e linee guida per un loro uso consapevole e responsabile, in un’epoca in cui i dati sono una ricchezza, ma anche uno scoglio in termini di sicurezza. Fatto questo, per le aziende italiane attive nel settore sarà più facile proporre prodotti e servizi, e per gli investitori valutare oggettivamente il loro valore aggiunto. Per esempio, noi con i nostri partner stiamo strutturando dei percorsi dedicati a ottimizzare la formazione del personale sanitario, punto di partenza cruciale per espandere le possibilità del sistema sanitario».