Novelle visiveLe «figurette» e i libricini di Angelo Flaccavento, da sfogliare con i guanti

Il critico, curatore e giornalista di moda ha (ri)esplorato la sua produzione artistica passata, confermando che tra disegno e scrittura c’è un fondamentale punto di contatto: l’improvvisazione. Dal 21 al 28 marzo, a Milano, andrà in scena la sua mostra “Tantotoner”

Courtesy of Angelo Flaccavento

Immaginate una stanza buia con all’interno decine di leggii musicali molto alti, illuminati da una piccola lampadina ciascuno. Sopra non ci sono spartiti, ma piccoli quaderni in carta cotone presentati come se fossero dei testi sacri. Una volta aperti, però, scoverete collage, ritagli e personaggi divertenti, doppi sensi, richiami erotici e sprazzi di umorismo sardonico. Tutte queste «figurette» sono racchiuse nel nome Tantotoner, un «metapersonaggio» che è anche il titolo della nuova mostra di Angelo Flaccavento a Milano. Lo scenario descritto in precedenza è ciò che troverete dal 21 al 28 marzo nella sala di Marsèll Paradise, in via Privata Rezia 2. 

In zona Porta Romana si celebrerà il personalissimo rito liturgico di Flaccavento, che nella sua vita professionale ha spesso unito i mondi – non per forza così distanti – dell’informazione e dell’arte. «Con questa mostra – ci spiega in un’intervista – voglio dare allo spettatore la stessa impressione che do io come persona: appaio sempre molto compassato o monacale, ma in realtà ho una personalità molto meno rigorosa di quello che sembra. I libri posizionati sui leggii sembrano infatti delle piccole bibbie, ma quando li apri è tutto un altro mondo».

Courtesy of Angelo Flaccavento

Flaccavento è solito a lavorare con le parole: è un noto autore, critico, curatore e giornalista di moda. È molto probabile che abbiate letto un suo editoriale sul Sole 24 Ore. In realtà, ci tiene a sottolineare, «disegno da sempre. E all’inizio della mia carriera giornalistica, nel 2001, per alcune testate come Uomo Vogue creavo anche le illustrazioni dei miei pezzi. Poi, durante il benedetto-maledetto lockdown, non mi sono messo a fare né pagnotte né maglioni, approfondendo questa mia passione per il disegno». Non a caso, è proprio il verbo la scintilla del suo operato artistico, che non si limita al disegno ma si estende a un vero e proprio lavoro artigianale. Una sorta di “taglia e cuci” editoriale. 

«Credo moltissimo nell’improvvisazione: aspetto la scintilla e poi c’è la fiammata. Generalmente parto dal titolo del libricino che sto componendo. Un titolo che ha sempre un vago doppio senso, a volte sessuale. Successivamente, con i disegni e le forbici, improvviso prendendo una figura di qua e di là: creo la sequenza mentre creo il libro. La parola, però, è sempre l’elemento scatenante», sottolinea Flaccavento, che per Linkiesta Eccetera, ha pensato e realizzato una serie di opere che rappresentano atti di sabotaggio (critico), dove il protagonista indiscusso è l’elemento del fuoco. 

«La mostra presenterà quaderni molto piccoli, in formato a cinque come le agendine: mi piace molto la miniatura. Sono realizzati in carta di cotone, mentre i collage sopra di essi sono delle fotocopie di miei disegni più vecchi fatti su acetato, quella plastica trasparente che viene utilizzata in genere per i proiettori», spiega. Per l’occasione, l’artista e autore ha creato una fantomatica casa editrice composta da libretti bruciati, incollati, sabotati. Si possono sfogliare in ordine, godendosi le «novelle visive» ideate da Flaccavento, oppure uno a uno, in ordine sparso. 

Courtesy of Angelo Flaccavento

L’importante è liberarsi dai pregiudizi e, soprattutto, maneggiare con cura. Come i tomi antichi di una vecchia biblioteca o i manufatti di un museo della moda (da non toccare a mani nude per via dell’acidità della pelle), i libretti della mostra andranno sfogliati con dei guanti, in quel caso bianchi: «È un’idea che deriva anche dal mio passato accademico nelle biblioteche. Mi piace la sensazione di affidare una cosa così preziosa e fragile alle mani dello spettatore: voglio fornire una sorta di reliquia di un futuro anteriore. E il significato della sequenza in base ai titoli può anche essere immaginato in libertà dal visitatore, non c’è per forza un ordine da seguire», dice l’artista.  

In attesa di capire quanti quaderni verranno esposti (potrebbero superare quota venti, ma l’importante è che sia un multiplo di tre: il suo numero fortunato), Flaccavento guarda al 21 marzo e spera di generare un momento di sospensione, curiosità e divertimento, riportando in vita alcuni personaggi disegnati in passato: «Non ce n’è uno a cui sono più affezionato, perché mi piace creare questi Frankenstein incollando un po’ qui e un po’ lì: il risultato è spesso una figura che inizialmente non immaginavo». Sono tutti collage originali, insomma: «Ho messo insieme figure disegnate vent’anni fa e qualche mese fa, riesplorando la mia produzione con le forbici e una colla».

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