Gli implacabiliLa grottesca campagna di Conte e del Fatto per impedire a Kyjiv di proteggersi dalle bombe

Mentre il mondo civile accusa Putin di crimini di guerra per la deportazione dei bambini ucraini in Russia, l’Avvocato del popolo protesta contro la scelta di fornire agli aggrediti un sistema anti-missile per difendere le loro città

AP/Lapresse

Da due giorni, mentre giornalisti, giuristi e politici di tutto il mondo civile si univano nel denunciare il più odioso di tutti i crimini commessi in Ucraina dall’esercito invasore agli ordini di Vladimir Putin – la deportazione di centinaia di bambini in Russia – il Fatto quotidiano prima e Giuseppe Conte poi denunciavano ben altro scandalo: l’addestramento in Italia di alcuni militari ucraini all’uso del sistema di difesa anti-missile Samp-T che Italia e Francia hanno deciso di fornire a Kiev per proteggersi dai bombardamenti.

Già la tempistica dice molto. Domenica, mentre le prime pagine dei giornali di tutto il mondo parlavano dell’incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale, il Fatto quotidiano apriva infatti con il titolo: «Decine di soldati ucraini in Italia per addestrarsi». Dettaglio divertente – che devo a un’osservazione fatta ieri da Francesco Costa durante la rassegna stampa del Post – nell’articolo in verità si parlava di «una ventina» di soldati, dunque si direbbe che le «decine» si riducano a due (in pratica, il minimo grammaticale per giustificare il titolo: è da questi particolari che si giudica un direttore).

Così, grazie alla non imprevedibile adesione del leader Cinquestelle, anche ieri il titolo di apertura del Fatto era dedicato allo stesso tema: «Conte e i soldati ucraini in Italia: “Il governo ci trascina in guerra”». Questa la dichiarazione dell’ex presidente del Consiglio al giornale: «L’addestramento militare dei soldati ucraini in Italia conferma un’ulteriore escalation militare del conflitto e la partecipazione sempre più attiva del nostro paese. Ci è stato raccontato che avremmo messo in ginocchio la Russia con le sanzioni, poi che il sostegno militare ci avrebbe spianato una risolutiva vittoria. La verità è che passo dopo passo, armamenti su armamenti, ci stiamo ritrovando totalmente immersi in questa guerra senza che il nostro governo e l’Europa tentino una strategia alternativa per percorrere una via negoziale e arrivare a una soluzione di pace». E ancora: «Bisogna concentrare tutti gli sforzi sul piano diplomatico perché stiamo rischiando di ritrovarci in una terza guerra mondiale».

Per quanto riguarda le balle circa la presunta promessa di una vittoria risolutiva (da parte di chi? dove? quando?) o l’assenza di tentativi diplomatici (non c’è leader europeo che non abbia tentato di trattare con Putin in tutti i modi possibili, di persona, per telefono, in videocollegamento) o ancora l’allarmismo da quattro soldi sulla terza guerra mondiale, preferisco passare oltre senza spenderci altre parole, per rispetto dell’intelligenza del lettore.

Aggiungo solo due informazioni. La prima, diciamo così, di contesto. Giusto ieri, mentre in Italia discutevamo di questo, alla conferenza di Londra fra i ministri della Giustizia dei circa quaranta paesi impegnati a sostenere le indagini sui crimini russi, il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan ha pronunciato parole molto chiare. «Se c’è un minimo di apparenza di verità» nell’argomentazione di Mosca secondo cui il trasferimento di bambini dall’Ucraina in Russia dall’inizio della guerra sarebbe stato deciso a loro tutela, ha detto, allora quei bimbi adesso devono «essere rimpatriati, non dotati d’un passaporto straniero». E se l’elementare logica di questa affermazione non vi ha fatto rabbrividire, sinceramente, non vorrei conoscervi.

La seconda informazione, per essere onesti, ve l’ho già data, ma merita di essere ribadita (con una piccola chiosa) ed è che stiamo parlando di addestramento all’uso di un sistema di difesa anti-missile.

Ricordate quando, appena l’anno scorso, Conte votava a favore dell’invio di armi, chiedendo però che si trattasse solo di «armi difensive»? La postilla era ovviamente pretestuosa, a meno che non pensasse alla distinzione tra scudi e scimitarre, elmi e giavellotti, ma prendiamola pure per buona: ebbene, cosa c’è di più difensivo di un sistema anti-missile costruito appositamente per proteggersi dai bombardamenti nemici? O forse il problema è solo l’addestramento per imparare a usarlo, e quindi, per far contento Conte, dovremmo limitarci a consegnarlo agli ucraini, per dir così, senza libretto di istruzioni? O dobbiamo credere piuttosto – è l’unica alternativa rimasta – che quando Conte si diceva favorevole alla consegna di armi difensive, intendeva ai russi?

Mi scuso se il tono di questo articolo ha finito per scivolare nel grottesco, ma l’argomentazione contiana è talmente assurda da suscitare ilarità, nonostante si tratti di una delle più grandi tragedie dei nostri tempi. Parlo ovviamente dell’Ucraina, ma un po’ anche dell’Italia.

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