Andrea Moser, enologo trentino classe 1982, con importanti esperienze all’estero – dalla Francia dell’eccellenza di Margaux, alla Nuova Zelanda di Cloudy Bay – e una significativa e lunga permanenza nelle cantine di Franz Haas, suo maestro e mentore, ha saputo diventare nel tempo un punto di riferimento nel mondo dell’enologia contemporanea.
Moser, in forze dal 2014 alla cantina cooperativa sulle sponde del lago di Caldaro, oggi lascia la sua posizione di Kellermeister dopo aver ottenuto negli anni innumerevoli premi e aver modificato l’approccio e la visione del brand. Ha conquistato nel 2022 la copertina di Fortune come miglior rappresentante del settore under40, vinto per tre volte i “tre bicchieri”, il più prestigioso premio nazionale, portando agli onori della cronaca nazionale la Schiava, il vitigno che più rappresenta il territorio e la realtà di Caldaro, cambiando di fatto la percezione di questo vino e facendolo conoscere a livello nazionale. Robert Parker, considerato il maggiore giornalista del settore al mondo, ha definito la sua Schiava “a pure expression of the Schiava grape” e della sua produzione ha detto «questi vini sono fantastici, e occorre sottolineare l’incredibile valore offerto qui anche nelle linee base della produzione. Il consiglio è di comprarli a casse, non a bottiglie». Conosciuto per la sua rivoluzione silenziosa, fatta da trentino in una realtà altoatesina, lascia un posto complicato da colmare e una traccia che sarà difficile seguire per questa cooperativa.
Il giovane enologo è riuscito, infatti, negli anni e con indomita determinazione, a portare decise novità e grande valore all’interno di una realtà molto legata al territorio e ancorata a una visione passata del mondo dell’enologia, dando una forte impronta personale alla produzione e alla comunicazione, e imprimendo alla cantina una marcia in più verso il futuro. Con la sua linea XXX eXplore – eXperiment – eXclusive, vini molto difficili da trovare e da bere per la loro limitata produzione, è diventato un modello strategico interessante per tutto il settore. Lo ha fatto creando una intera linea di sperimentazione, d’avanguardia, che detta il passo e che – se piace e convince prima di tutto l’enologo – diventa parte integrante della produzione più vasta di una cantina che non può fare solo haute couture ma deve fare anche prêt-à-porter. Ma che ha bisogno che questo prêt-à-porter sia sempre più buono, evolva e sia intrigante. Questa spinta di sperimentazione finisce con lui, almeno all’interno della cooperativa, che perde un rappresentante prezioso e dovrà ripensare e ricostruire il suo futuro in nuovi modi per riuscire a mantenere il passo deciso e spedito preso negli ultimi nove anni grazie a Moser.
Il futuro dell’enologo è invece già ben tracciato, come comunica lui stesso: «Lascio Caldaro e vado verso un nuovo sogno. Quelli appena trascorsi sono stati nove anni intensi e appaganti: ma è arrivato il momento per me di misurarmi con altre sfide. La Schiava rimane “casa”, ma oggi sento il bisogno di lasciare il nido per volare ancora più in alto. Grazie a chi mi ha accompagnato fin qui, e a chi non smette di sostenermi incondizionatamente».
Speriamo di ritrovare presto il suo stile e la sua mano di avanguardia in un altro luogo che sappia ispirarlo e dove possa portare avanti la sua sperimentazione, indispensabile per portare il vino italiano a essere sempre più conosciuto e apprezzato, qui e all’estero.