Il governo litiga sul Pnrr, di nuovo. Non con Bruxelles, che ha prorogato a fine aprile la scadenza delle sue valutazioni, stavolta il caso è tutto interno alla maggioranza di centrodestra. Ad aprirlo sono state le parole del capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari: «Ha senso indebitarsi con l’Ue per fare cose che non servono?», ha detto in un’intervista ad Affaritaliani. Gli ha risposto a distanza da Verona la premier Giorgia Meloni: «Non prendo in considerazione l’opzione di perdere le risorse, ma di farle arrivare a terra in maniera efficace, e tutto il lavoro che questo richiede è un lavoro che noi faremo».
La stessa linea, come riporta il Corriere, viene ribadita da ambienti di governo: è esclusa l’ipotesi, avanzata dalla Lega, di rinunciare a una parte delle risorse. Palazzo Chigi, che ha accentrato la gestione del piano, studia invece come rimodularlo. Oltre la linea ufficiale, le obiezioni del Carroccio non riguardano la parte a fondo perduto dei fondi europei, ma quella sotto forma di prestito. Con questa postura, il partito di Matteo Salvini può anche rivendicare il nuovo codice degli appalti, presentandolo come propria ricetta per recuperare i ritardi.
C’è di più. Secondo Repubblica, Salvini presenterà al ministro agli Affari europei Raffaele Fitto una diversa lista di opere. Il ministro delle Infrastrutture propone una sorta di Tetris, spostando in là nella programmazione quelle che rischierebbero di non partire in tempo. Tra queste, potrebbe slittare il raddoppio di quattro tratte ferroviarie (tra le quali la Roma-Pescara e la Orte-Falconara). Con le risorse corrispondenti verrebbero acquistati treni Intercity e mezzi per i trasporti pubblici.
Dal differimento – anticamera, per alcuni, di una possibile cancellazione – di altri progetti scaturirà un miliardo di euro, che Salvini vorrebbe destinare a ottantaquattro progetti per le condotte idriche. Altre modifiche proposte dalla Lega: prorogare la riqualificazione degli asili nido, rinviare di un anno sia la piantumazione di 6,6 milioni di alberi (al 2025 e non al 2024) sia la «rinaturazione» del fiume Po. Le borse di studio per i dottorati in materie innovative, che dovrebbero essere quindicimila entro il 2026, potrebbero venire ridotte di numero, ma aumentate di importo. Rischiano infine i finanziamenti per le Zone economiche speciali (Zes), 630 milioni in tutto.
Per l’ex ministro del Lavoro del governo Draghi, Andrea Orlando, l’esecutivo «cerca alibi, ma ha perso mesi dietro misure di propaganda». Secondo il dem, il Pnrr rischia di saltare. «Non solo per l’incapacità di questo governo di stare col fiato sul collo della Pubblica amministrazione – dice a Repubblica –. Ma per la sua strategia reazionaria e l’istintiva contrarietà alle trasformazioni. Sugli appalti pubblici è stata abbassata l’asticella della legalità, ma così si aprono spazi alla criminalità organizzata».
È approdato al Senato un emendamento al decreto Pnrr ter, per garantire un venti per cento in più di risorse a fronte del caro materiali. Entro fine mese, andrebbe consegnato ai ministeri di Infrastrutture ed Economia l’elenco delle opere «indifferibili» che ne dovrebbero beneficiare. Oggi a Palazzo Madama verranno presentate le altre modifiche al decreto per la Governance del Pnrr.
La baruffa con gli alleati di governo, che secondo la Stampa vorrebbero sostituire a Fitto una figura più tecnica nella gestione del piano, ha portato all’ordine di scuderia di Fratelli d’Italia di non rispondere alla Lega per non alimentare le polemiche. Per questo a replicare è stata la capa. Cedere su una quota dei fondi, temono nel suo cerchio magico, si tradurrebbe in un’implicita ammissione di incapacità.