«In Italia e in Europa molte persone fanno fatica a pagare i conti delle bollette a causa della crisi energetica scatenata dal conflitto in Ucraina, ma una piccolissima minoranza continua a bruciare carburante sui jet privati senza curarsi delle conseguenze, persino quando esistono alternative più sostenibili, comode e praticabili». È un’affermazione oltremodo chiara ed estremamente pesante questa contenuta nelle conclusioni del documento allestito per i media con il quale Greenpeace ha presentato il rapporto CO₂ emissions of private aviation in Europe, pubblicato alla fine di marzo.
«Se i governi europei vogliono davvero rispettare gli impegni presi per la salvaguardia del clima, devono ridurre subito i consumi di combustibili fossili, a partire dai più superflui, come quelli dei jet privati – prosegue il documento – per questo motivo Greenpeace chiede di vietare i jet privati, riformare il settore dell’aviazione, e allo stesso tempo promuovere forme di trasporto più sostenibili».
Cosa è emerso dall’ultimo rapporto, dunque, da richiedere una presa di posizione così decisa? Per prima cosa che lo scorso anno le emissioni di CO₂ prodotte in Europa (Ue27, Regno Unito, Svizzera e Norvegia) dai voli dei jet privati sono quasi raddoppiate rispetto al 2021, raggiungendo 3.385.538 tonnellate. Poi che, di tutti i voli privati effettuati in Europa nel 2022, il cinquantacinque per cento ha percorso una distanza inferiore ai settecentocinquanta chilometri; il quindici per cento una distanza inferiore ai duecentocinquanta chilometri e il ventiquattro per cento una distanza compresa fra duecentocinquanta e cinquecento chilometri. E anche che molte delle tratte con il maggior numero di voli di jet privati possono essere coperte facilmente in treno.
Secondo le rilevazioni degli studiosi, i Paesi europei con il maggior numero di voli privati l’anno scorso sono stati il Regno Unito, la Francia e la Germania, mentre le tre destinazioni più comuni sono state Nizza, Parigi e Ginevra. L’Italia non è assente ma anzi si colloca al quarto posto nella classifica dei Paesi europei, e al terzo fra i Paesi dell’Unione europea, con 55.624 voli, un aumento del sessantuno per cento rispetto al 2021 e l’emissione di 266.100 tonnellate di CO₂, il doppio rispetto all’anno precedente e pari alla media annuale delle emissioni di CO₂ di 50.208 residenti in Italia.
In Italia si trovano due dei dieci aeroporti europei più frequentati dai jet privati lo scorso anno – Milano Linate e Roma Ciampino. Solo nel 2022 la tratta tra Milano e Roma, una tratta inferiore ai cinquecento chilometri, è stata una di quelle più frequentate in generale dai jet privati nonostante le due città possano essere raggiunte in treno con un viaggio che dura poco più di tre ore. La tratta tra Milano e Nizza è stata invece una delle tratte brevi – inferiore a cinquecento chilometri – più frequentate in Europa.
Già prima della pandemia – evidenzia lo studio – i numeri ci dicevano quanto l’aviazione fosse il settore in più rapida crescita in termini di emissioni e impatto sul clima. Il fenomeno al quale stiamo assistendo oggi è che in questo settore che pur ha ripreso a crescere, la parte relativa all’aviazione privata lo sta facendo a un ritmo vertiginoso. Un aumento ritenuto preoccupante poiché in totale contrasto non solo con gli allarmi della comunità scientifica, secondo cui occorre ridurre immediatamente le emissioni di CO₂ per evitare una catastrofe climatica, ma anche con gli impegni presi dall’Europa per rispettare gli accordi internazionali sul clima.
«I jet privati sono la forma di trasporto più inquinante che esista se consideriamo le emissioni per passeggero per chilometro – aggiunge lo studio di Greenpeace – producendo in media emissioni fra le cinque e le quattordici volte superiori a quelle dei voli commerciali e cinquanta volte superiori a un viaggio in treno» eppure sono una scelta praticata anche per coprire distanze minime. Un esempio domestico? Ben sedici volte sono stati usati per coprire la distanza di appena quarantaquattro chilometri che c’è tra Verona e Brescia, una distanza percorribile in appena trentacinque minuti di treno.
Esistono anche esempi virtuosi, naturalmente: la Francia, che pur ha di recente bocciato la proposta d’abolizione totale dei voli privati, già dal 2021 ha vietato quelli che possono essere fatti in treno con soluzioni di durata inferiore alle due ore e mezza. La Svizzera si è mossa già da qualche anno attraverso l’approvazione di una tassa sui passeggeri (con montanti che vanno dai cinquecento ai tremila euro per volo). E infine l’iniziativa privata dell’aeroporto di Schiphol, ad Amsterdam, che abolirà voli notturni e aerei privati dal 2025.