Scorci medievali e icone pop Come Perugia è diventata l’incrocio perfetto tra classico e moderno

Antiche botteghe, vecchie mura e mostre d’arte, ma non solo. Nel capoluogo umbro spiccano anche nuovi design hotel che si affacciano sulle cupole della città e combinano l’alta cucina con le opere di Pietro Vannucci, meglio conosciuto come il Perugino

Courtesy of Regione Umbria

Perugia? Eccentrica, edonista e cosmopolita. Ma tutto senza eccessi. Al viaggiatore curioso di vivere il mood cittadino, basterebbe seguire il consiglio dello scrittore Henry James: “Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta, di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno”.

Ed è proprio così che va visitata la città, in slow motion, abbandonando le vie dello struscio ufficiale e percorrendo i suoi vicoli con il naso all’aria per riconoscere stemmi e decorazioni, portoni e bifore, chiese e palazzi signorili. Se il cuore perugino batte in Corso Vannucci, basta davvero poco per incappare, fuori rotta, nelle testimonianze del passato (remoto e prossimo) disseminate in città (magari aiutati dallo staff tecnico di Gran Tour Perugia):  Via delle Volte della Pace, la cinta delle mura, l’Arco Etrusco, il tracciato sopraelevato dell’Acquedotto Medievale, le stradine, le antiche botteghe e gli ingressi di palazzi nobiliari nascosti sotto le fortificazioni della Rocca Paolina.

Perugia, Palazzo dei Priori courtesy of Regione Umbria

Insomma, tutti scorci suggestivi e perfetti, quelli perugini, per instagrammers incalliti o ai primi scatti perché la città nel cuore del cuore verde d’Italia ha diverse frecce al suo arco. Prendi, per esempio, Pietro Vannucci (tutti lo conosciamo come Perugino): il “divin pittore” – come l’aveva definito il padre di Raffaello – è stato uno dei più importanti artisti attivi fra Quattrocento e Cinquecento, amato e coccolato dal pubblico, dai committenti, dai collezionisti del suo tempo. Sono passati cinquecento anni dalla sua morte e Perugia gli dedica una mostra (Il meglio maestro d’Italia, dal 4 Marzo all’11 giugno alla Galleria Nazionale dell’Umbria) che racconta l’avventura umana e artistica di Perugino, i passaggi fondamentali del suo percorso dalle prime collaborazioni con Andrea Verrocchio ai grandi capolavori della maturità. Tra i saloni e gli spazi ascetici della Galleria Nazionale garantiti gli incontri, sorprendenti, con i lavori del grande maestro: le tavole conservate agli Uffizi, i ritratti, le monumentali pale d’altare, come il Trittico Galitzin dalla National Gallery di Washington, la Pala di San Domenico di Fiesole e lo Sposalizio della Vergine di Caen. Una mostra, assicurano i curatori, destinata a diventare mainstream e insieme di culto.

Tutto qui? No, ovviamente perché Perugia è capace di trasformare gli interpreti della classicità più classica in icone pop e così Perugino diventa protagonista, senza retorica, né enfasi, di altre situazioni che sconfinano dal campo dell’arte. Qualche esempio? In Via dei Priori, cuore del centro storico di Perugia, rinasce il Priori Secret Garden, hotel di design contemporaneo e dal fascino d’antan, aperto su cupole e tetti della città vecchia. I diversi edifici, che nel corso dei secoli sono diventati un corpo di fabbrica unico, durante i lavori di ristrutturazione hanno mostrato la loro anima medievale in un gioco di archeologia spontanea fatto di tracce e piccoli tesori, in grado di testimoniare i caratteri identitari dell’edificio.

Perugia Palazzo dei priori, Galleria Nazionale dell’Umbria courtesy of Regione Umbria

Poi l’intervento dell’architetto (Letizia Spigarelli, studio a New York e lavori importanti oltreoceano) ha accostato l’ultramoderno a questo passato straordinario e, ovviamente, al Perugino: le luci di Flos, le lampade di Munari, le sculture luminose di Lodola, gli arazzi di Dorazio si combinano, in un raffinatissimo gioco di sfumature e nuance, alla palette cromatica del grande pittore e così rosa, giallo oro, arancio, sabbia, blu oltremare, verde e ruggine narrano la storia, tutta da scoprire, del Priori Secret Garden. E, ancora, sempre ispirato alla tavolozza dell’egregius pictor anche un coloring book (I colori del Perugino, ed. Morlacchi) con tavole tratte da dipinti e figure del Maestro da colorare seguendo le tecniche utilizzate cinque secoli fa.

Non basta. L’arte del Perugino si combina con l’alta cucina e nasce un menù fine dining ispirato alle opere del Divin Pittore ed elaborato da Lorenzo Cantoni, chef de Il Frantoio di Assisi. «È un menu – spiega Cantoni –  in cui lego i miei piatti alle forme e ai colori del Perugino, reinterpreto le pietanze dell’epoca in chiave contemporanea e attraverso un gioco di consistenze esalto le materie povere che venivano utilizzate a quel tempo, richiamandomi, per esempio, al pane abbruscato, ai quinti-quarti, alle zuppe». E visto che Perugia è, anche, la città del cioccolato (a proposito l’appuntamento per i choco addict con Eurochocolate è stato dal 24 Marzo al 2 Aprile), non poteva mancare, nel panorama dei tributi resi al Maestro, Il Perugino, una pralina a lui dedicata, realizzata con la classica combinazione di nocciole e cioccolato da Vannucci Chocolates. 

Ma il “meglio maestro d’Italia” si fa anche tecnologico e apre una sua pagina su Instagram (@pietrovannuccidettoilperugino), un account in cui il pittore, influencer ante litteram, fa conoscere meglio il suo excursus e la sua arte, suggerisce i percorsi espositivi, segnala appuntamenti e uscite (quella, per esempio, di un film-evento con testimonial Marco Bocci trasmesso nelle sale dal 3 al 5 aprile), ricorda gli eventi che hanno a che fare con le sue celebrazioni. Ultimo ma non per importanza, Perugino diventa anche un podcast composto da tre episodi che ripercorrono la sua vita, a partire dagli anni della formazione nella bottega del Verrocchio ai lavori nella Cappella Sistina ed al Nobile Collegio del Cambio, fino agli ultimi anni della sua sfolgorante carriera.

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