L’Italia ci sarà (forse)Il gran pasticcio del governo Meloni sulla sede milanese del Tribunale Unificato dei Brevetti

Il ministro degli Esteri Tajani esulta su Twitter per l’ottenimento della Sezione distaccata della Divisione centrale. Ma l’accordo con Francia e Germania non è ancora approvato e la Sezione inizierà i suoi lavori il 1 giugno senza un ufficio nel nostro Paese

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Il Tribunale Unificato dei Brevetti è un ufficio giudiziario competente per le controversie in materia di brevetti europei, istituito in base a un Accordo internazionale che compone il cosiddetto patent package: vale a dire un sistema misto, comunitario e appunto internazionale, che aveva introdotto un Brevetto europeo con effetto unitario (cioè in vigore immediatamente in tutti i Paesi comunitari aderenti) e una giurisdizione unificata per giudicare le cause in argomento.

L’accordo prevedeva che il Tribunale, a livello apicale, avesse una sede principale (la Divisione Centrale) a Parigi e due Sezioni, rispettivamente a Londra e a Monaco di Baviera. Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la sede londinese rimasta vacante avrebbe dovuto essere assegnata all’Italia, almeno alla luce del principio dell’Accordo internazionale secondo cui la Divisione Centrale e le relative due Sezioni sarebbero state assegnate con riferimento ai Paesi che, a quell’altezza di tempo, potessero vantare il maggior numero di brevetti europei in vigore (l’Italia era al quarto posto: dunque, con l’uscita di Londra, si posizionava per ereditare la sede britannica).

Da tempo gli osservatori segnalavano la necessità che il governo attuale continuasse nel lavoro intrapreso dal governo Draghi per assicurarsi che all’Italia non sfuggisse questa occasione.

Ebbene nei giorni scorsi il “Presidium” del Tribunale Unificato dei Brevetti emetteva un comunicato secondo cui il Tribunale medesimo avrebbe cominciato a operare, dal 1 giugno, per il tramite della Divisione Centrale parigina e della Sezione di Monaco, alle quali sarebbero state attribuite «provvisoriamente» le competenze a suo tempo assegnate alla sezione londinese della Divisione Centrale. Nessuno smentiva il comunicato del “Presidium”.

Nel pomeriggio di ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, comunicava via social che «il Governo italiano ha concordato con Francia e Germania di istituire a Milano la sezione distaccata della Divisione centrale del #TribunaleUnificatoBrevetti», e che «l’intesa sarà formalizzata nel prossimo Comitato Amministrativo» e che si tratta di «un risultato importante per l’Italia».

Il governo e la maggioranza parlamentare (comprensibilmente) e alcuni osservatori (frettolosamente) festeggiano la notizia.

Ma è bene intendersi. Innanzitutto si apprende che l’accordo che l’Italia avrebbe concluso con i francesi e i tedeschi deve essere sottoposto agli altri partner, il che suppone che ci sia un oste che può aver da dire qualcosa sui conti fatti senza di lui. In secondo luogo, è verosimile, se non pacifico, che il Comitato Amministrativo cui fa riferimento il tweet (!) del ministro dovrebbe prendere una decisione che interverrà dopo, o che avrà effetto dopo, l’inizio dei lavori del Tribunale, previsto l’1 giugno. Tanto è vero che notizie di agenzia, ieri, spiegavano che in ogni caso la istituenda Sezione milanese comincerebbe a operare «tra un anno».

In questa situazione c’è un unico fatto certo. E cioè che l’Italia è per ora fuori dai giochi e che la “roba” di Londra, cioè la quota di competenze a suo tempo assegnata al Regno Unito, per adesso se la cuccano Parigi e Monaco. E siccome da settimane, anzi da mesi, si sapeva che il Tribunale avrebbe cominciato a lavorare l’1 giugno, vuol dire che il governo si è mosso male o in ritardo (è lo stesso) per chiudere il negoziato che avrebbe permesso la tempestiva assegnazione a Milano della Sezione della Divisione Centrale.

Infine. Ammettiamo pure – e ovviamente meglio così che nulla – che l’Italia possa rientrare in partita mentre i giochi li stanno conducendo altri, e cioè mentre il Tribunale ha cominciato a lavorare a Monaco e a Parigi, le sedi che nel frattempo si sono ciucciate le originarie competenze londinesi. C’è qualcuno disposto a sostenere che non sia un enorme pasticcio? C’è qualcuno disposto a sostenere che non esista il pericolo che la “clientela” di questa giurisdizione, “provvisoriamente” accomodata in Francia e in Germania, accetti poi di buon grado di essere traslocata non si sa come e non si sa quando a Milano?

Staremo a vedere. Ma il clima di festa per un post ministeriale che annuncia che «l’Italia ci sarà», così certificando che intanto non c’è, è a dir poco ingiustificato.

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