Alcuni osservatori delle vicende del Nazareno sostengono che il “piano” di Elly Schlein preveda di togliere voti al Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte per incrementare un consenso che il Nazareno vede in crescita e così predisporsi per superare Fratelli d’Italia alle prossime elezioni Europee.
Naturalmente l’obiettivo di diventare il primo partito italiano, al momento quasi impensabile, implica molto altro: una assoluta primazia nel campo dell’opposizione, una messa a punto programmatica, una ripresa organizzativa e via dicendo.
L’idea di togliere voti al Movimento non è particolarmente geniale ma è certamente ragionevole. Stante il neoradicalismo del nuovo Partito democratico è ben difficile infatti che esso possa attirare voti dal centrodestra, ma di questo punto Elly Schlein pare disinteressarsi a tutto beneficio del proposito di riprendere tutti i voti di sinistra.
Vocazione minoritaria? Può essere. In ogni caso è certamente più agevole puntare a togliere consensi a chi ti sta più vicino e sperare di recuperare qualcosa dall’astensionismo. Bene. Ma la domanda sorge spontanea: se vuoi spolpare il Movimento 5 stelle perché ti ci allei?
Si perdoni la banalità, ma è evidente che per recuperare i consensi che il Movimento 5 stelle – prima con Luigi Di Maio e poi con Giuseppe Conte – ha negli anni sottratto al Partito democratico bisognerebbe dargli battaglia come i grillini fecero per anni contro i dem: tentare di batterli sul terreno della politica, dei contenuti, a partire dal sostegno armato all’Ucraina fino alla vittoria, e delle idee (che l’avvocato non ha nemmeno per sbaglio).
Al contrario Schlein, ascoltando un irriducibile Francesco Boccia non fa che blandirlo, Conte, cercarlo, aderire alle sue manifestazioni, coinvolgerlo in alleanze che gli elettori non gradiscono e non capiscono (vedi alla voce Molise), legittimandolo come soggetto forte dell’alternativa alla destra, sorreggendolo per un braccio mentre crolla nei consensi (sempre in Molise è passato dal trentotto per cento al sette per cento in cinque anni), così, in cambio di niente, perché quello sfugge come un’anguilla non solo da una logica di alleanza ma dalla politica tout court.
Una tattica incomprensibile. A meno che non si punti a un’altra cosa. A un’alleanza che in nuce sarebbe praticamente una saldatura – non diciamo una fusione, ma il senso è quello. Ma questa idea porta dritto dritto al suicidio del Partito democratico come autonomo potenziale soggetto di un governo riformista di un Paese atlantista, moderno e democratico, giacché su tutti questi aggettivi l’avvocato del popolo non sarebbe così pronto a mettere la firma, se non formalmente, dato che i perni della sua politica sono stati in questi anni l’amicizia con la Russia e semmai l’America di Donald Trump; l’anacronismo delle vecchie politiche assistenzialisti e clientelari; l’attacco al Parlamento con le parole e con il taglio dei rappresentanti del popolo.
Ora, è probabile che tra gli elettori del Movimento 5 stelle via sia gente che non voterà mai per il Partito democratico “di Bibbiano”, e nessuna alleanza li porterà a Schlein; e una parte, forse la più consistente, che vorrebbe davvero un Paese diverso, in generale più giusto, governato da una politica più civile e moderna: e a questi bisognerebbe far capire che sono elettori che sbagliano, il che si può fare solo aprendo una vera e propria lotta politica contro Conte e i suoi.
Invece il Nazareno continua a praticargli una respirazione bocca a bocca senza capire che qui l’ossigeno scarseggia per tutti. Ma il gruppo dirigente del Partito democratico evita di affrontare questi nodi politici, di linea, con la scusa che tanto le elezioni politiche sono fra quattro anni (ma non dovrebbe lavorare perché cadano prima?), che alla fine questa è roba da vecchia politica buona per le polemiche giornalistiche. E peraltro le ripetute sconfitte paiono non riportarlo alla realtà, seguitando nel tran tran tardo-movimentista e a frequentare piazze di ogni tipo illudendosi di scaldarsi a un sol dell’avvenire che non spunta mai.