Morto Silvio Berlusconi, oltre alla sua carriera politica, agli effetti del berlusconismo sull’Italia e gli italiani, resta impressa l’immagine del viveur. Il suo attaccamento alla vita è stato dimostrato sia dagli 86 anni raggiunti sia dai tanti momenti goderecci raccontati negli anni dai media. Il 12 giugno 2023 il fondatore di Forza Italia si è lasciato alle spalle l’esistenza terrena e, con essa, molti suoi piaceri, tra cui il cibo. Dalla polenta e cagliata alle cene eleganti, Silvio Berlusconi ha messo il suo imprimatur anche sull’enogastronomia italiana.
Polenta e cagliata
Nato il 29 settembre 1936, Silvio Berlusconi ha sempre ricordato i suoi anni da sfollato a Oltrona di San Mamette, in provincia di Como. Durante la Seconda guerra mondiale fu costretto a lasciare Milano e raggiungere i parenti. In un’intervista a La Provincia di Como, ha raccontato della povertà che caratterizzò quegli anni, lontano dalla città. «Eravamo poveri, ma sereni. Le dirò cosa mangiavamo alla sera: polenta e cagliata. Io, al pomeriggio, andavo a prestare opera presso una fattoria in cima alla collina dove mettevo a posto tutto e poi, a 8 anni, ho anche munto il latte. Mi pagavano con una calderola di “cagiada” e questa è stata la nostra cena per quegli anni. Lei ha detto poveri, ma non sentivamo il peso della povertà».
I gusti alimentari di Silvio Berlusconi
I gusti alimentari di Silvio Berlusconi erano semplici e precisi. Il suo menu ideale non poteva prescindere da una triade: gelato alla crema, pizza Margherita e mozzarella di bufala. Pare che di quest’ultima ne fosse talmente ghiotto che, nel 2008, sia arrivato a farsene spedire una ventina di chili ogni due mesi dal Caseificio La Bufalina di Cardito (Na). A curare questo rifornimento era l’allora parlamentare di Forza Italia Luigi Cesaro. Sulla sua tavola non mancava la pasta. Amava la tagliata di Chianina accompagnata da sformati di spinaci, carote e cavolfiori. Il leader forzista amava degustare anche arrosto, ragù, ossobuco e prosciutto. Unici alimenti proibiti: aglio e cipolla.
In un’intervista del 1994 rilasciata a Sette, lo chef di origini ciociare Michele Persechini raccontava le passioni gastronomiche di Berlusconi e di quanto non ci fossero altri limiti se non proprio questi due ingredienti. «I gusti erano di ampio raggio, “libertà assoluta”, anche se meglio evitare il pesce, al massimo qualche mollusco, qualche crostaceo, ma per cucinare un filetto di sampietro, un rombo al forno bisogna che lui non ci sia. Meglio esser prudenti con la carne. Ammessi vitella o manzo, da evitare frattaglie, selvaggina, ovini, pollame, benissimo le quaglie con polenta e salsa di funghi. Non si sbaglierà mai preparando un risotto». Lo chef ricordava anche che Berlusconi preferiva il pane ai grissini, in quanto molto più grassi.
La mise en place
Nella stessa intervista, Persichini riferiva del mandato berlusconiano sulla mise en place: tovaglie bianche, piatti bianchi Antico Doccia Richard-Ginori, sottopiatti d’argento e centrotavola con fiori freschi.
I ristoranti romani
La figura di Persichini è stata fondamentale negli anni trascorsi da Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio. Era lui a curare la sua alimentazione e il menu quotidiano per il presidente e i suoi ospiti. Ma il Cavaliere amava anche le cene in compagnia e le serate fuori. Fra i suoi ristoranti preferiti della Capitale c’era Il Palato di Alfredo, aperto nel 2013 in via Metastasio 21 da Alfredo Pezzotti. Quest’ultimo era stato per 25 anni il maggiordomo e ombra fedele di Berlusconi. Fu proprio il presidente a dargli una mano, finanziando l’impresa, dopo che Pezzotti gli aprì il suo cuore, confidandogli la stanchezza di una vita fatta di continui spostamenti. Il Cavaliere capì, lo aiutò e frequentò spesso i suoi tavoli. Lo si vedeva spesso anche da Fortunato al Pantheon, quando era gestito dal proprietario e fondatore Fortunato Baldassarri, scomparso nel 2014. Mangiava anche da BaGhetto, nel cuore del ghetto ebraico romano. Avvistato anche da Checco dello Scapicollo, sulla Laurentina, con alcuni parlamentari per una cena prenatalizia. Fuori dalle mura aureliane, Berlusconi ha frequentato spesso Antico Ristorante Fossati di Canonica Lambro, Triuggio (Mb), dove poteva assaggiare le specialità della tradizione lombarda. A Milano, oggi lo ricordano anche i Fratelli Butticé de Il Moro, a Monza.
Berlusconi e l’alcool
Il vino preferito di Silvio Berlusconi era il Cabernet Sauvignon: non si è mai fatto mancare un bicchiere di questo rosso. Ma il Cavaliere non disdegnava neanche il Riesling e il Lambrusco dell’azienda Moro Rinaldini di Calerno di Sant’Ilario. Quest’ultimo prodotto è stato protagonista di un discusso cadeau inviato “all’amico Putin” per contraccambiare l’omaggio di «venti bottiglie di vodka e una lettera dolcissima» giunte per il suo compleanno, nel 2022. Pare che a fargli conoscere questo Lambrusco sia stato Vittorio Sgarbi, come riportano le pagine di qualche mese fa de Il resto del Carlino. Quando Villa Certosa, la reggia sarda dell’ex presidente del Consiglio, salì agli onori delle cronache, le foto che ritraevano nugoli di ragazze in bikini e topless mostrarono un’altra, folle passione di Berlusconi: il limoncello. Sui tavoli della pizzeria interna alla Villa non mancava mai. Inoltre, l’escort Patrizia D’Addario dichiarò al Corriere della Sera che, durante una serata a Palazzo Grazioli, fu offerto a lei e ad altre ragazze uno spuntino a base di pezzi di pizza e champagne, precorrendo i tempi degli abbinamenti con le bollicine spinti oggi in molte pizzerie.
Pascale & co.: amore e fornelli
Non possiamo contare né ricordare tutte le donne che hanno attraversato la vita di Silvio Berlusconi. Ma qualcuna ha lasciato il segno. Ad esempio, l’amore con Francesca Pascale si è cementato anche sulle abilità culinarie di lei. Sembra che l’ex fidanzata del leader di Forza Italia fosse una cuoca provetta, dedita a preparare al suo amato i piatti della tradizione. Al settimanale Diva e Donna dichiarò di cucinare «La parmigiana di melanzane, le mezze maniche al forno alla siciliana o una classica cotoletta alla milanese».
In occasione del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, Berlusconi scelse di foraggiare la festa della ragazza, ordinando un menu quasi archeologico, a base di cascate di prosciutto, olive ascolane, cocktail di scampi.
Andando avanti veloce, con uno scarto inatteso verso vette gourmand, per il menu dedicato al “non matrimonio” tra Silvio Berlusconi e Marta Fascina, il Cavaliere ha voluto gli addetti del ristorante stellato “Da Vittorio”. I partecipanti al ricevimento, tenutosi in una sala da pranzo di Villa Gernetto a Lesmo, sede della cerimonia, hanno assaggiato mondeghili di vitello al limone serviti come antipasto, seguiti da gnocchetti di ricotta e patate allo zafferano e paccheri “alla Vittorio” e una tagliata di manzo al vino rosso con patata fondente e crema di carote aromatizzata alla cannella. Infine, un trionfo di dolci. Il tutto accompagnato da una selezione di vini Aneri: Pinot bianco del 2020, Pinot nero del 2018, Moscato passito Faber e la Cantalupa Monzio Compagnoni.
Il “menu tricolore” (e anche un po’ hot)
Da premier, Berlusconi ha certamente contribuito a far conoscere le prelibatezze della cucina italiana a tanti leader internazionali. Nel comunicare il suo cordoglio, Coldiretti lo ha persino definito «Un amico dell’agricoltura italiana». Di fatto, si potrebbe parlare di un vero e proprio nazionalismo gastronomico berlusconiano. Infatti, spesso e volentieri anche nei pranzi di partito e cene istituzionali, appariva il cosiddetto “menu tricolore”. Dall’antipasto al dolce, tutti i piatti riproducevano in tavola il verde, bianco e rosso. Dalla caprese (con il verde basilico, la bianca mozzarella e il rosso pomodoro) si passava al trittico di primi: pennette al pesto genovese (ovviamente senza aglio), ai quattro formaggi e al ragù. Per secondo veniva servita della carne accompagnata da un flan di verdure (spinaci, broccoli e carote). Infine, anche il gelato si tingeva di verde, bianco e rosso: in coppa c’erano, infatti, fragola, fiordilatte e pistacchio.
Tuttavia, sembra che questo omaggio cromatico e gustativo all’Italia si estendesse anche in situazioni più intime, stimolando appetiti altrettanto primordiali. Su La Repubblica il 30 ottobre 2010 Karima El Mahroug, anche conosciuta come Ruby Rubacuori, raccontava di cene pensate ad hoc per le serate a Villa Certosa. «Era la sera di san Valentino, Lele mi ha portato alla villa con altre dieci ragazze. Una cena “tricolore”, così l’ha chiamata Berlusconi: mozzarella, olive e pomodori. Poi timballo di riso, pummarò e pesto. Come la bandiera italiana». Un menu afrodisiaco sui generis. Alla Questura Ruby disse anche: «Cenammo e dopo partecipai per la prima volta al “Bunga Bunga”. Io ero la sola vestita. Guardavo mentre servivo da bere a Silvio, l’unico uomo. Dopo, tutte fecero il bagno nella piscina coperta».
Il lungo rapporto con le diete
Silvio Berlusconi ha dovuto spesso mettere un freno alle proprie voglie e seguire rigidi regimi alimentari per rimettersi in forma. Nel 2014, a 78 anni, si sottopose a una costosa cura dimagrante sotto la supervisione dello staff di Villa Paradiso, a Gardone Riviera. Perse quattro chili seguendo una dieta che iniziava con una colazione esemplare: yogurt bianco o alla fragola, e frutta, ma non in quantità. In passato sperimentò anche la tisanoreica, ispirata a una tecnica erboristica. In questo caso la colazione era a base di integratori alimentari, caffè o tè, addolciti dall’aspartame.
A marzo 2017, dopo l’operazione subita al cuore, sulla tavola di Berlusconi spuntò il poco amato pesce e l’ordine di tenere un regime alimentare equilibrato, basato su un ridotto consumo di carboidrati. Razionati quindi pane, pasta e dolci. Nel menu settimanale di Villa San Martino e in quello di palazzo Grazioli si fece largo ad acqua, frutta e verdura, nonché proteine, incluse quelle del pesce, preparato per lo più cotto. Il nuovo regime alimentare era stato confermato da una foto circolata sui social che lo ritraeva seduto al tavolino del Mc Donald’s di Segrate, dove invece di ordinare hamburger con patatine fritte e salse ipercaloriche, si era limitato a consumare una spremuta d’arancio. Si parlò di svolta vegetariana, ma quello che accadde è che il leader di Forza Italia era diventato quello che oggi definiremmo un flexitariano. Berlusconi continuava a mangiare carne, ma senza esagerare. Il pesce, ricco di Omega 3 e Omega 6, lo ha aiutato a ridurre i trigliceridi, abbassare la pressione e regolare il sistema circolatorio.
A inizio agosto 2018 dichiarò: «Voglio terminare una disintossicazione da fatica ed essere pronto per la campagna elettorale». Questa remise en forme era avvenuta presso l’Hotel Palace Henri Chenot di Merano. Le sessioni detox – un trattamento personalizzato che prevedeva dieta, spa, massaggi, tisane e il cui obiettivo era far riprendere al «paziente» possesso del proprio corpo e della propria mente, gestendo e combattendo lo stress – venivano ripetute più volte con risultati decisamente visibili. Infatti, il presidente di Forza Italia perse allora più di dieci chili.
In quegli anni Berlusconi si spostava poco. La sua campagna elettorale era fatta per lo più di televisione e spostamenti in giro per l’Italia, fattore che gli permetteva di rimanere fedele alla sua alimentazione. Era il tempo dei cibi integrali, insalate e spezie. Pochi carboidrati e un’assunzione controllata di proteine. Tanta acqua, tanta frutta e verdure. E a fine pasto acqua tiepida e limone per depurarsi. Inoltre, sempre grande attenzione anche all’esercizio fisico. I suoi ultimi mesi lo hanno visto entrare e uscire dal San Raffaele di Milano. C’è da scommettere che anche lì, nei limiti del protocollo ospedaliero, il suo vassoio gli abbia dato qualche gioia, magari tricolore.