Silvio e la Brianza Il volto gastronomico quotidiano di Berlusconi a Monza e dintorni

Abbiamo raccontato il rapporto del cavaliere con il cibo, ora guardiamo alla sua dimensione domestica, quella vissuta nel territorio Brianzolo, tra risotti gialli, cotolette e arrosti di vitello, piatti semplici e rappresentativi del territorio

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Una persona dai gusti semplici, amante del territorio, riservata e sempre gentile. Il Berlusconi che emerge dai racconti di chi l’ha conosciuto intorno a casa sua, tra la Brianza e Monza, è diverso da quello che si immagina. Il suo legame con queste terre così vicine e così lontane da Milano va oltre le ultime vicissitudini legate al Monza Calcio: è un legame domestico e quotidiano, che passa attraverso la scuola dei figli, le passeggiate con la compagna, i tagli di capelli, e naturalmente il cibo.

A Monza Berlusconi “faceva la spesa”, se così si può dire. Erano gli addetti della macelleria Luigi Parma a consegnargli a casa la carne: «Entrare a Macherio o ad Arcore non era semplice, ma dopo un po’ si era instaurata la fiducia necessaria». La lista della spesa era semplice, fatta di prodotti alla portata di tutti, niente stravaganze o ricercatezze: soprattutto carne bianca, pollo e vitello. L’aletta di vitello era uno dei suoi tagli preferiti, un taglio dal sapore un po’ “vintage”, con quella vena di grasso che rende morbido l’arrosto, da cucinare come facevano le mamme di un tempo. E poi cotolette, fettine e cosce di pollo, spezzatino di vitello e ossibuchi, arrosto di carré e bistecche. E quando arrivavano i primi freddi, il bollito: manzo, vitello, gallina e coda. Ovviamente non mancava anche la carne rossa, dal filetto alla fiorentina, senza dimenticare i tortellini, da cuocere e servire in brodo.

A un passo dal cancello della villa di Macherio, il ristorante Fossati è un punto di riferimento per tutti i Brianzoli, e ovviamente anche per la famiglia Berlusconi. Qui Silvio era di casa, anche se «Era tanto che non veniva a pranzo o a cena. Era una persona molto tradizionale e semplice nei gusti, oltre che riservata. Amava il territorio, quando veniva prendeva sempre il risotto giallo e la cotoletta, ma apprezzava molto anche la polenta con i formaggini di Montevecchia». Cose locali, insomma, anche se ovviamente con il progredire dell’età tendeva ad orientarsi verso piatti più leggeri, meno conditi. L’ultima volta da Fossati è stata per la presentazione del “suo” Monza, nel 2018, quando ancora Berlusconi era in formissima, e ha condiviso con la nuova squadra risotto e polenta.

Poco più in là, sempre a Canonica di Triuggio, l’Enosteria Lipen è la pizzeria dove tante volte sono andate Eleonora e Barbara Berlusconi, e dove spesso ordinano le pizze, che vengono ritirate dai loro autisti.

Non solo territorio lombardo, ma sempre grande amore per la tradizione: è questo il ricordo di Vincenzo Butticè del ristorante Il Moro di Monza: «Lo avevamo già servito altre volte, a Monza e in Sardegna, ma quel 26 aprile del 2022 è stato particolarmente emozionante. Ha ordinato il nostro risotto con le sarde, un Carnaroli condito come la classica pasta. Una sorta di sfida, per vedere se noi siciliani sapevamo fare il risotto. Lo mangia tutto, di gusto, e “avete imparato anche a fare il risotto!”. Poi gli assaggi dagli altri commensali, i complimenti, e la domanda: “posso salutare la brigata?”. Certamente. Entra in cucina, trova prima l’isola del lavaggio piatti, tende la mano al nostro collaboratore Napoleone, e lui “presidente, ho le mani bagnate”. La risposta del presidente: “le mani di chi lavora sono sempre pulite”».

La passione per le tradizioni ritorna nei ricordi del maresciallo Gaetano Galbiati, che tante volte l’ha scortato a Monza e dintorni e, racconta, gli portava, quando poteva, le mozzarelle di bufale campane, tanto amate da Berlusconi come dalla sua mamma.

Ancora, Monza punto di riferimento per il Berlusconi “domestico”, ma che entra nel tessuto enogastronomico della sua vita politica. Come quando ha ordinato da Meregalli una cassa di 12 bottiglie di Chateau Lafitte per ricevere Putin, ai tempi in cui era premier. Del resto in passato l’azienda monzese aveva ricevuto i suoi ordini di vini, anche se negli ultimi anni non beveva più.

E a Monza Berlusconi veniva a mangiare il gelato, passeggiando nelle vie del centro con Marta Fascina. Meta privilegiata, la gelateria La Romana. «Il suo gusto preferito – racconta Valentina, che più di una volta l’ha servito – era la nostra “Crema dal 1947”, un gusto dal sapore antico, profumato con vaniglia e scorza di limone naturale. Spesso prendeva anche lo yogurt, un gusto un po’ meno zuccherato, che tiene in equilibrio la bontà con l’attenzione alla salute. E poi, sempre carino, cortese, disponibile, aveva una parola per tutti, si fermava a fare foto e chiacchiere con la folla che subito si formava fuori dal negozio».
Gusti semplici, anche per il gelato, dunque, sapori di casa, capaci di riportare un po’ all’infanzia, di ricreare una dimensione intima, lontana dai clamori della vita pubblica: una magia che solo il cibo sa fare.

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