«Avete avuto cinquanta concerti. Cinquanta. Noi ne abbiamo cinque». La fan australiana di Taylor Swift che minaccia, se domani non riuscirà a comprare i biglietti per i concerti del 2024, di farsi trovare in aeroporto per fare del male alle fan americane, quella fan lì è rappresentativa di qualcosa?
Non lo sapremo mai, giacché quelli che fanno i giornali (non guardate me) hanno rinunciato al ruolo di filtro. Su TikTok ci sono quattro sciamannate australiane che, poiché le fan americane dicono di voler andare a vedere la loro beniamina anche in Australia, temono non ci sia posto per tutte e si agitano? Pronti, subito, articolo, via.
E quella di Taylor Swift e dei concerti in Australia è anche una storia divertente, e infatti sta sul New York Post, mica (nel momento in cui scrivo, poi figurati se non si mettono in pari) sui giornali italiani. Giornali italiani che in compenso lunedì mi hanno fatto vincere una scommessa.
Ero in treno, e un’amica che fa appunto i giornali mi ha mandato un tweet di Alessia Marcuzzi. Era un tweet in cui spiegava che avrebbe cancellato un cuoricino (Ale’, ciabbiàmo cinquant’anni e ce la facciamo sotto per la cuoricini police, con quello che hanno speso per farci studiare: ti pare dignitoso?).
Il tweet dello scandalo era quello in cui una qualche Vongola75 diceva che, la sera prima, la Marcuzzi sì era stata brava a presentare il concerto per la Romagna, mica come la Fagnani. L’amica mi manda il tweet, e io scommetto che titoleranno «Gaffe di Alessia Marcuzzi». L’amica sbuffa: sei brava te, come titoleresti?
Mi ero messa comoda e avevo teorizzato. Quelli che fanno i giornali mi detestano, giacché io teorizzo sempre come se i giornali non fossero fatti da scappati di casa che è già tanto se riescono a riportare un tweet, come l’editoria fosse piena di gente reattiva, creativa, con mille idee e grandissimo senso del tono.
Quindi le avevo spiegato che era un ottimo pretesto per fare un pezzo sull’illusione dell’orizzontalità. Tu, cara Vongola75, credi di avere un rapporto con Tizia Famosa perché Tizia Famosa, quando la lodi, ti mette un cuoricino. Ma Tizia Famosa ha, a ogni prima serata televisiva, migliaia di Vongole cui mettere cuoricini, il tweet che tu t’illudi sia il punto di partenza di una bella amicizia neppure lo legge fino in fondo. È già tanto se ti cuoricina – te e le altre mille – lei personalmente, invece di farlo fare alla segretaria.
È un grande spunto per fare un’analisi sociale di come c’illudiamo di rimandare la presa della Bastiglia convincendo la plebe che possa parlare alla pari con con la Marcuzzi, con me, con Orsini, con Beyoncé, con Bernard-Henri Lévy, e prima o poi la plebe capirà che i social alla non plebe servono solo a simulare accessibilità, ma se un giorno ti senti male per strada, cara Vongola, nessuno di quelli che hai cuoricinato dirà presto, soccorriamo la mia amica Vongola: diranno tutti all’autista d’accelerare (io lo dirò al tassista se quel giorno avrò trovato un taxi, che non è affatto detto).
La mia amica aveva detto qualcosa tipo «sì, vabbè», e quelli poi avevano in effetti titolato «Gaffe di Alessia Marcuzzi», e io avevo capito una cosa: era venuto il momento di difendere l’ex fidanzata di Coso dei Maneskin.
D’accordo, l’ex fidanzata di Coso dei Maneskin non ha senso nell’ecosistema della celebrità: non è bella, non è brillante, non è talentuosa, non è neppure capace di fare la vittima come si deve. Dice che è troppo malata per prendere il Frecciarossa e poi va a fare i viaggi avventurosi in tv, dice che ha la fibromialgia che se ti sfiorano ululi e poi pubblica le foto dell’addome punzonato migliaia di volte per un nuovo tatuaggio. È un disastro, non dico di no. Però.
Però il problema siamo noi (faccio finta d’essere una che fa i giornali). Noi che quando quella, sul suo Instagram, dice che si è iscritta a una app da rimorchio, noi che su questa preziosa informazione ci facciamo un articolo. E non un articolo con un tono, un’angolazione, uno straccio di giustificazione delle nostre mansioni che faccia del riprendere la storia Instagram d’una tizia un qualcosa che valga la pena fare. No: breaking news, tizia si è iscritta a una app, fine della notizia. Certe volte mi manca tantissimo Cuore, il cui E chi se ne frega sciorinava poche decine di notizie a settimana, e oggi dovrebbero fare sette volumi di roba al giorno.
Se l’ex fidanzata di Coso dice, in un’altra storia di Instagram in cui risponde a una domanda di quell’Algonquin che sono le sue accolite, che lei e Coso hanno ancora i gatti in comune, sarà il caso di trattare questa comunicazione come una notizia? Che cosa sono, i giornali, cataloghi per chi non ha tempo di guardare Instagram che ne riassumono gli accadimenti più irrilevanti?
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Ieri su People c’erano delle foto di Beyoncé e Jay Z in vacanza sul lago di Como. Erano foto scattate da paparazzi, come si usava una volta, perché Beyoncé e Jay Z fanno parte dello star-system e non del demi-monde di Instagram: non aprono il box domande per fingersi accessibili ai follower, non cuoricinano Vongola75, non si fotografano coi telefoni come turisti giapponesi. Ho pensato: oddio, ma ora se i giornali italiani vogliono riprendere la notizia devono comprare le foto dall’agenzia? Quand’è stata l’ultima volta che hanno fatto da risonanza alle vacanze di qualche cantante senza illustrare il tutto con le foto gratuite prese dall’Instagram del cantante? Cos’è: siamo tornati nel Novecento, quel secolo costoso in cui le star facevano le star e i giornali facevano i giornali?
E adesso ditemi: con queste premesse, mica vi aspetterete che io investa tempo e risorse per scoprire se davvero in Australia si rischino attentati negli aeroporti se le fan locali di Taylor Swift si vedranno scippare i biglietti dalla spettatrici americane? C’erano delle tizie che lo dicevano su TikTok: più verifica delle fonti di così.