Il governo italiano ha indicato il magistrato Andrea Venegoni come nuovo pm alla Procura europea, lo European public prosecutor’s office (la sigla è Eppo). La sua nomina è stata ratificata martedì dal Consiglio europeo, assieme a quella di altri quattro colleghi, come da prassi.
L’Eppo è la procura indipendente dell’Unione europea che investiga, e nel caso porta a giudizio e persegue, i crimini contro gli interessi finanziari dell’Unione europea. Per esempio, nelle sue competenze ricadono le frodi fiscali, quelle sull’Iva superiori ai dieci milioni di euro, corruzione e riciclaggio di denaro, oltre a tutti i possibili crimini che hanno a che fare con l’uso dei fondi del Pnrr.
Ognuno dei ventidue Stati membri che partecipano alla procura europea ha diritto a un suo procuratore al suo interno. La nomina dei togati arriva dal Consiglio europeo, sulla base di una short-list espressa da una commissione tecnica composta da esperti di tutti gli Stati. Ecco, il nome di Venegoni, per l’Italia, sarebbe stato spinto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nonostante la graduatoria indicata dal panel di esperti lo mettesse all’ultimo posto tra i candidati. Una nomina tutta politica, insomma.
Venegoni oggi è sostituto procuratore generale in Cassazione e la sua ultima esperienza da pubblico ministero risale ormai a oltre dieci anni fa. Se non avesse un’esperienza all’Olaf, l’organismo anti frodi della Unione europea, probabilmente non sarebbe nemmeno rientrato nella shot-list finale.
Quattordici magistrati su diciotto della sezione italiana hanno scritto una lettera alla presidente europea dell’Eppo, Laura Kovesi: «Cara Laura, scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione per quanto ci è stato comunicato dal nostro procuratore europeo Danilo Ceccarelli in merito alla procedura di nomina del suo successore. Ci è stato detto che nelle riunioni formali, che precedono la decisione del Consiglio su tale nomina, il rappresentante del governo italiano ha proposto di affidare tale ruolo al magistrato che – dal tavolo tecnico – ha ricevuto una valutazione comparativa inferiore rispetto agli altri due».
A dirla tutta, tra i diciotto di Eppo Italia, due magistrati non hanno firmato. Sono Stefano Castellani e Francesco Testa, cioè gli altri due nomi nella short-list, quindi direttamente implicati nel caso. Stefano Castellani, in particolare, era considerato il principale indiziato per il ruolo poi assegnato a Venegoni: secondo alcune fonti anonime consultate da Politico potrebbe appellarsi al tribunale supremo dell’Unione europea per provare ribaltare questa decisione.
Proprio l’articolo di Politico, firmato da Elisa Braun, rivela che «la scelta dell’Italia ha suscitato rabbia a livello europeo, dal momento che il governo di Giorgia Meloni ha spinto per Venegoni nonostante una giuria indipendente di esperti giudiziari lo avesse classificato come il meno preferibile tra i tre candidati italiani». Il collegio indipendente era incaricato di valutare non solo se i candidati avessero un’esperienza rilevante, ma anche se la loro indipendenza giudiziaria fosse al di sopra di ogni ragionevole dubbio. «Le voci più critiche – aggiunge Politico – dicono che la nomina di Venegoni rappresenta una minaccia per l’Eppo, che adesso deve guardarsi dal sospetto di influenza indebita da parte dei Paesi membri dell’Unione europea se vuole mantenere alto il suo livello di credibilità».
Gli altri giudici rinnovati martedì sono quelli di Grecia, Cipro, Lituania e Austria. Resteranno in carica, come Venegoni, per sei anni, con un mandato non rinnovabile (ma al massimo proragabile di un triennio). Tre altri magistrati, da Spagna, Portogallo e Olanda, dovranno essere scelti entro fine luglio.
Da quando ha cominciato a operare, nel 2020, questo organismo ha riscontrato più di quattromila crimini e sono state aperte novecentoventinove indagini (dati a giugno 2022). Le attività della procura, rispetto ai novantuno milioni del 2021, hanno allargato lo spettro degli accertamenti a ottocentotrentotto milioni di euro nel 2022 e la sua rilevanza, anche simbolica, è cresciuta dopo il Qatargate.