La biglia verdeGli oceani stanno progressivamente cambiando colore, e non è una buona notizia

Il fenomeno riguarda circa il cinquantasei per cento delle acque oceaniche, ma sta toccando da vicino anche i mari che bagnano le nostre coste (il caso recente di Napoli ne è la conferma). La colpa sarebbe dell’aumento della temperatura media, che va a influenzare le caratteristiche (e la capacità di riflettere la luce) del fitoplancton

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Quando il 7 dicembre del 1972, da una distanza di quarantacinquemila chilometri, i membri dell’Apollo 17 fotografarono la Terra per la prima volta nella sua interezza, forse non sapevano che quell’immagine sarebbe diventata famosa e universalmente conosciuta con il nome “The Blue Marble”. La biglia blu, appunto. La chiamarono così perché di quel colore appariva, per via dei sette decimi d’acqua di cui è composta, ma anche per la fragilità dei suoi equilibri che si possono alterare facilmente. 

Oggi, secondo uno studio condotto dal Centro nazionale di oceanografia di Southampton, il colore blu dell’acqua degli oceani sta virando sempre più verso il verde. I risultati sono giunti al termine dell’analisi di immagini satellitari registrate dalla Nasa tra il 2002 e il 2022

«Il motivo per cui ci preoccupiamo di questo cambiamento non è per il colore in sé, quanto perché è un riflesso dei cambiamenti nello stato dell’ecosistema», spiega B.B. Cael, scienziato del National oceanography center di Southampton e autore principale della ricerca, pubblicata sulla rivista Nature. 

«I dati satellitari che abbiamo studiato rivelano un cambiamento nel colore di una significativa porzione degli oceani, che rappresenta un’area più grande di tutte le terre emerse. Per la precisione, il cinquantasei per cento delle acque sta diventando più verde, soprattutto alle latitudini tropicali ed equatoriali», prosegue. 

Il cambiamento non sta avvenendo per cause naturali ma per una serie di fattori, tra cui quelli climatici, di origine antropica. La colorazione verde dipende dal plancton, più precisamente dal “fitoplancton”, fondamentale per gli ecosistemi oceanici in quanto alla base della maggior parte delle sue catene alimentari. In più, è potenzialmente in grado di stoccare una percentuale compresa tra il cinque e il diciassette per cento dell’anidride carbonica assorbita dagli oceani entro la fine del secolo.

Un plancton di dimensioni e pigmenti diversi diffonde la luce in modo differente, quindi l’esame dei cambiamenti di colore può fornire agli scienziati un quadro più chiaro dei mutamenti nelle popolazioni di questi organismi acquatici galleggianti. Si stima che a causa dell’aumento delle temperature sarà predominante un fitoplancton (l’insieme degli organismi autotrofi fotosintetizzanti presenti all’interno del plancton) di dimensioni inferiori, e dunque con minori capacità di stoccaggio di anidride carbonica.

Tuttavia, gli studiosi ritengono che potrebbero servire fino a quarant’anni di monitoraggio del colore dell’oceano prima di individuare eventuali tendenze. C’è da considerare anche che i satelliti misurano in modo diverso i cambiamenti di colore, rendendo difficile – se non inutile – la combinazione dei diversi set di dati. Dunque, per approfondire il tema, nel gennaio 2024 la Nasa lancerà la missione denominata “Pace”, che monitorerà il plancton, l’aerosol, le nuvole e l’ecosistema oceanico.

Il tema non riguarda solo i grandi oceani, ma anche i mari che bagnano le coste del nostro Paese. Tra il 10 e l’11 luglio, l’acqua del Golfo di Napoli si è tinta di uno strano colore verde, scatenando un certo panico nella cittadinanza. Poi, nell’arco di ventiquattro ore, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpac) ha svelato la causa: fioritura massiccia ed eccezionale di fitoplancton, dovuta alle temperature molto alte rispetto alle medie storiche. 

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