Pregiudizi invisibiliCome la minaccia dello stereotipo mina i talenti e impatta l’economia

In “Economia Queer”, edito da il Saggiatore, Mary Virginia Lee Badgett riflette su come le disuguaglianze Lgbt impediscono un superamento del classico modello occupazionale e ostacolano l’assegnazione meritocratica delle posizioni di lavoro

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I muri espliciti, i pregiudizi invisibili e la volontà di non uscire allo scoperto non sono le uniche forze che generano disuguaglianza e inefficienza sul posto e nel mercato del lavoro. Esistono ancora stereotipi dannosi su ciò che sono e come vivono le persone Lgbt, stereotipi che modellano gli atteggiamenti e le aspettative delle persone non Lgbt: gli uomini gay sono creativi… e fanno del male ai bambini. Le lesbiche odiano gli uomini… e amano lo sport. Le persone bisessuali sono promiscue. Le persone transgender sono mentalmente instabili. I miti e le contraddizioni alla base degli stereotipi sono facili da individuare e, non a caso, da confutare. Eppure, questi stereotipi condizionano la vita delle persone Lgbt e precludono loro alcune opportunità in modi non sempre palesi, nemmeno per le stesse persone Lgbt.

Il potere degli stereotipi di frenare le persone emerge in numerosi studi sulle donne e sulle persone non bianche. Gli psicologi sociali hanno sviluppato il concetto di “minaccia dello stereotipo” per spiegare come i preconcetti negativi influiscano sulle prestazioni dei membri del gruppo stereotipato. Quando uno stereotipo negativo appare in un contesto pertinente, per esempio quando viene direttamente esplicitato o quando si mostra di dare importanza all’identità del gruppo prima di un test, può influenzare il comportamento oppure le prestazioni di chi fa parte di quel gruppo. Le persone hanno prestazioni peggiori perché temono di confermare lo stereotipo. Consideriamo un paio di stereotipi comuni (e dannosi): le donne non sono brave in matematica quanto gli uomini. Gli afroamericani non sono intelligenti quanto i bianchi. Se si dice a studenti afroamericani che un test fornirà una misura della loro abilità, otterranno risultati peggiori rispetto agli studenti bianchi – e peggiori rispetto agli studenti afroamericani a cui non viene detto che si tratta di un test di abilità. L’effetto è così forte che il semplice fatto di chiedere alle donne di rispondere a una domanda sul loro sesso prima di sostenere un test di matematica sembra possa innescare questi stereotipi nella mente delle studentesse, determinando un rendimento peggiore. […]

Finora esiste un unico studio di questo tipo, ma ha dimostrato come gli stereotipi riducano le prestazioni lavorative degli uomini gay. È stato chiesto a uomini gay ed etero di interagire con bambini piccoli in un asilo nido, un ambiente di lavoro che facilmente innesca stereotipi quali il pericolo rappresentato per i bambini dagli omosessuali. Prima di iniziare, gli uomini sono stati sottoposti a un questionario. A metà di loro è stato chiesto il proprio orientamento sessuale e all’altra metà non è stato chiesto. Mentre giocavano con i bambini, osservatori indipendenti analizzavano ciò che accadeva. In seguito, è stato chiesto loro di valutare le interazioni degli uomini come se questi avessero presentato domanda per un lavoro come assistenti all’infanzia. È interessante notare come gli uomini gay abbiano ricevuto una valutazione più alta rispetto agli uomini eterosessuali, ma gli stereotipi hanno inciso sulle prestazioni lavorative. Gli uomini gay a cui era stato chiesto il proprio orientamento sessuale avevano ottenuto dagli osservatori valutazioni peggiori sulle capacità di cura dei bambini rispetto a quelli a cui non era stato chiesto. Gli uomini gay che hanno dovuto riflettere sul proprio orientamento sessuale per il questionario hanno mostrato anche segni di maggiore ansia, probabilmente scatenata dallo stereotipo, il che spiega le loro prestazioni più scarse. E che dire degli stereotipi di genere? […]

Uno studio condotto negli Stati Uniti ha rilevato che i datori di lavoro discriminavano maggiormente gli uomini gay se l’annuncio di lavoro conteneva caratteristiche maschili stereotipate, come l’essere ambiziosi, assertivi, aggressivi oppure risoluti. Sembrava che i datori di lavoro non pensassero che gli omosessuali potessero adattarsi a questi stereotipi della mascolinità, inducendoli a evitare di prenderli in considerazione per quei posti di lavoro. […] Tuttavia, le donne lesbiche, bisessuali e transgender (Lbt) potrebbero effettivamente trarre qualche vantaggio sul posto di lavoro dal loro orientamento sessuale, anche se la ricerca su questo argomento è ancora scarsa. Nel caso in cui i datori di lavoro vedano le donne Lbt come più mascoline e con meno probabilità di rappresentare gli svantaggi della maternità attuale o futura, allora queste potrebbero trarne vantaggio rispetto alle donne eterosessuali. […]

Gli stereotipi contro le persone transgender sono complessi e possono essere legati al sesso assegnato alla nascita o all’identità di genere di una persona transgender, oppure a entrambi.

In una ricerca è stato richiesto ad alcuni studenti olandesi di gestione delle risorse umane di valutare una donna transgender e una donna cisgender ugualmente qualificate che si candidavano per lo stesso lavoro. Gli studenti hanno valutato le donne transgender come più assertive e autonome rispetto alle donne cisgender, caratteristiche coerenti con gli stereotipi della personalità maschile, oltre che come meno propense ad andare in maternità. Ma l’aspettativa degli studenti che le donne transgender fossero più propense ad andare in malattia era coerente con gli stereotipi negativi sulle persone transgender che le descrivono come persone che soffrono di malattie mentali o fisiche.

Gli imbuti che spingono le persone Lgbt verso determinati lavori a causa degli stereotipi o della difficoltà di uscire allo scoperto, ovvero per qualsiasi altra ragione che non sia la loro abilità e preparazione per determinate occupazioni, sono causa del fatto che non sempre a un lavoro siano abbinate le persone migliori. E questa è la ricetta per l’inefficienza e la perdita economica.

Da “Economia Queer. Perché i diritti civili sono un vantaggio per tutti”, di M.V. Lee Badgett, il Saggiatore, pp. 336, 24,90€.

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