Rimandata a settembreLe tre sconfitte di Elly Schlein che rovinano l’estate del Pd

La prossima settimana si voterà sulla gestazione per altri, sulla sfiducia a Santanchè e sul salario minimo: trappole che minano le certezze del partito. E con l’affidamento della Fondazione culturale a Zingaretti, la segretaria non ha certo contribuito all’unità interna della sua squadra

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Ammesso che in politica esista la categoria della sfortuna, Elly Schlein in questo frangente non è fortunata. Per una serie di combinazioni la settimana prossima scatteranno tre trappole sulla sua strada, con le votazioni sulla legge sulla gestazione per altri (Gpa), la mozione di sfiducia per Daniela Santanchè e la questione del salario minimo (ammesso che se ne possa discutere malgrado l’emendamento soppressivo della proposta Pd-M5s-Asv-Azione che sarà approvato in commissione).

Tre trappole, cioè tre sconfitte parlamentari: d’altronde i numeri sono quelli che sono. E però c’è modo e modo di perdere. Sulla questione della maternità surrogata, com’è noto, nel Partito democratico c’è unanimità nel dire no alla proposta del governo di vietarla anche all’estero, ma ci sono posizioni molto diverse sull’emendamento di Riccardo Magi (Più Europa) per legalizzare la Gpa “solidale”, cioè senza lucro, nel nostro Paese.

I cattolici del Partito democratico, e non solo, sono contrarissimi, mentre la segretaria è favorevole. Che fare? Ecco la tattica scelta: non partecipare al voto su questo emendamento. Ma non sarebbe stato più onesto e dignitoso lasciare piena libertà di coscienza ai singoli parlamentari?

Secondo tema, la mozione di sfiducia per la ministra del Turismo presentata da Giuseppe Conte e giudicata da Carlo Calenda «una stupidaggine» perché nei fatti compatta la maggioranza assicurando ai favorevoli alle dimissioni una bella sconfitta che rafforzerà Santanchè. Possibile che il Partito democratico non sia riuscito a convincere l’amico Giuseppi a evitare un errore parlamentare del genere?

Infine, il salario minimo che la maggioranza non vuole nemmeno discutere. Ne abbiamo già parlato. Si tratta di una battaglia molto identitaria che con questi rapporti di forza parlamentari e anche per come è stata impostata non ha alcuna possibilità di passare, ma è chiaro che la leader del Partito democratico, ben sapendo che la proposta verrà bocciata, vuole farne un argomento di lotta politica già da questa estate, in asse con la Cgil e con Conte, attraverso una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare incrociandola in autunno con la battaglia contro una legge di Bilancio che si prevede piena di tagli alla spesa sociale.

Tre trappole, tre sconfitte: dall’estate militante all’estate perdente. E tuttavia Schlein non si perde certo d’animo, a cominciare dal lavoro interno. La sua presenza a Cesena all’assemblea organizzata da Stefano Bonaccini sta a significare una riaffermazione dell’unità interna, obiettivo d’altronde perseguito anche dal presidente dell’Emilia-Romagna nonché presidente del Partito democratico, un’unità che a Cesena verrà “benedetta” oggi dal fondatore dell’Ulivo e personalità più carismatica in quel mondo, Romano Prodi, atteso a una “lezione” in grado di rilanciare e forse correggere il profilo del partito.

Ma sul piano ancora più “interno” ha suscitato qualche domanda l’affidamento della Fondazione culturale del partito, sinora sempre curata da Gianni Cuperlo, a Nicola Zingaretti, il quale aveva certo bisogno di un qualche ruolo, di un incarico a livello centrale essendo rimasto solo un parlamentare come gli altri.

C’è chi ha notato in questa scelta (di cui come al solito ufficialmente non ha discusso nessuno) una punizione per Cuperlo, con il quale la segretaria non si è mai presa anche per la semplice ragione che il deputato triestino si candidò al Congresso probabilmente sottraendole un po’ di voti tra gli iscritti, dove infatti perse.

Zingaretti, che non ha lo standing culturale di Cuperlo, da parte sua ha escluso che questo incarico sia un trampolino per una candidatura alle Europee (dove in tanti già si strattonano a vicenda per un posto sicuro) avendo evidentemente scelto di riprendersi un posto in prima fila in quel Nazareno che egli abbandonò dalla sera alla mattina per colpa – così disse – delle correnti. Vedremo cosa farà la Fondazione zingarettiana, oltre ad assorbire persone a lui vicine e magari a diventare una specie di “caminetto 2.0”: finora è stato uno strumento che non è mai partito realmente perché esisteva un problema di soldi per farlo funzionare. Evidentemente, per la gioia di Nicola, il problema è stato risolto.

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