Un joystick in mano e un videogioco per essere valutati, superare il colloquio e farsi assumere. L’e-gaming, con il suo successo globale che solo in Italia conta 14 milioni di utenti, ha generato una attenzione sempre maggiore da parte del mondo del lavoro. E i videogiochi sono ormai sempre più diffusi anche nei processi di selezione del personale e valutazione delle competenze.
Anche il Gruppo Adecco ha introdotto questo nuovo strumento nei percorsi di recruitment, lanciando, inoltre, la prima edizione di Adecco Gaming Cup, torneo di League of Legends (noto videogioco) svoltosi a luglio e organizzato in collaborazione con Outplayed, startup innovativa e leader in Italia nel settore gaming entertainment.
«Questo è un ambito che può offrire una serie di tecniche e strumenti utili sia per la selezione, sia per la valutazione delle competenze», spiega Fabio Cipullo, Head of Growing Sectors di The Adecco Group Italia. «Rispetto a quattro-cinque anni fa, i tool del gaming si sono estremamente evoluti. E chi oggi gestisce un joystick deve avere delle abilità particolari».
L’uso dell’e-gaming nei processi di selezione è già molto sviluppato in Nord Europa, meno nella parte meridionale del continente. Adecco ha svolto prima degli esperimenti, durati circa 14 mesi, poi ha scelto lo strumento – la Nintendo Switch – e le modalità adatte per inserirlo nei processi di recruitment e assessment. «Abbiamo deciso di affiancare questi strumenti innovativi ai metodi più tradizionali, anche in un’ottica di attrazione di nuovi candidati», dice Nadia Cristofoli, Head of Assessment Solutions di Adecco Italia. «Soprattutto per i più giovani, parliamo di tool molto vicini al loro mondo».
Il valore aggiunto, rispetto ai metodi tradizionali, consiste nella capacità di far emergere velocemente alcune caratteristiche comportamentali che con altri strumenti sono più difficili da individuare. «Sin da subito riusciamo ad avere evidenza di quelle che sono le macro competenze del candidato», spiega Cipullo. «Questo nuovo canale, dunque, non solo ci aiuta ad attirare giovani talenti, ma anche a intercettare già in partenza determinate skill. Attraverso i nostri studi, abbiamo rilevato che esistono competenze comportamentali che si riscontrano costantemente in chi pratica abitualmente questi giochi».
Durante la fase di sperimentazione, Adecco ha identificato infatti sette soft skill che distinguono i gamer nel mercato del lavoro: 1. Complex problem solving, ovvero la capacità di gestire le problematiche in modo proattivo, proponendo soluzioni efficaci e coerenti con le informazioni analizzate; 2. Orientamento al risultato, ovvero la capacità di mantenere, anche di fronte a situazioni stressanti, un alto livello di entusiasmo e di ottimismo; 3. Visione strategica, che permette di cogliere e monitorare tutti gli elementi che compongono un sistema/processo; 4. Rapidità decisionale; 5. Adattabilità del proprio comportamento alle diverse situazioni, cambiamenti, ambienti e persone; 6. Lucidità, anche di fronte a un contesto mutevole e forti pressioni; 7. Empatia, per sintonizzarsi con l’ambiente circostante e comprendere gli altri.
Ma il gaming può risultare estremamente utile per cogliere competenze e attitudini anche di chi non ha particolare familiarità con il joystick. «Utilizzando il gaming nei processi di assessment, emergono evidenze comportamentali rilevanti», spiega Nadia Cristofoli. «I candidati sono spesso sorpresi di fronte alla richiesta di mettersi alla prova giocando, ma si evince subito chi è flessibile, chi accoglie la novità e chi ha, invece, un approccio di timore e resistenza. Queste sono caratteristiche trasversali, che non dipendono dall’età del candidato o dal fatto che abbia più o meno esperienza con i videogiochi. In un’ora di pratica, si riesce a individuare facilmente chi supera il timore e si lancia nel gioco, uscendo dalla propria comfort zone, e chi invece mantiene un atteggiamento distaccato, pur giocando. Talvolta accade anche che chi all’inizio mostrava più paura finisce poi per non voler mollare più il joystick, dimostrando un’attitudine a non farsi bloccare da ciò che non conosce o che, in un primo momento, può spaventare».
È il gamer, bellezza. E, a quanto pare, ciascuno di noi – magari anche solo per la durata di un processo di assessment – può diventarlo.