Passano le settimane ma la tensione tra Polonia e Bielorussia non sembra destinata a diminuire. Dopo il riposizionamento della Wagner e le più o meno velate minacce inviate da Aleksandar Lukashenka e Vladimir Putin, l’ultimo episodio in ordine di tempo è quello legato alla presunta – anzi, quasi certa – violazione dello spazio aereo polacco da parte di due elicotteri bielorussi.
Il fatto risale alla mattinata del primo agosto. Due velivoli Mi-8 e Mi-24 sono stati visti sorvolare il villaggio di Białowieża, a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia. Le numerose segnalazioni e testimonianze hanno trovato conferma una decina di ore dopo, in un comunicato del ministero della Difesa, secondo cui si lo sconfinamento era avvenuto a una quota talmente bassa che i radar non erano stati in grado di rilevarlo, ma che dell’accaduto era stata informata la Nato, e che in risposta erano stati inviati sul confine ulteriori uomini e mezzi militari. Secondo le ricostruzioni si tratterebbe di due velivoli che due giorni prima avevano scortato Lukashenka nella residenza estiva di Viskuli, distante solo pochi km in linea d’aria. Una provocazione secondo Varsavia, che ha convocato l’ambasciatore bielorusso in Polonia per avere spiegazioni. Lo stesso è accaduto a parti inverse a Minsk, le cui autorità negano l’accaduto, nonostante l’evidenza, e sostengono che si tratti di un’invenzione del governo polacco per poter militarizzare ulteriormente la zona di confine.
Qualche giorno dopo il ministro degli Interni polacco, Mariusz Kaminski, ha annunciato l’arresto effettuato dai servizi segreti polacchi (Awb) di un cittadino bielorusso residente in Polonia, accusato di spionaggio per conto della Federazione Russa. L’uomo si è dichiarato parzialmente colpevole. Salgono così a sedici gli arresti avvenuti in Polonia negli ultimi mesi con questo capo d’imputazione.
Questi episodi vanno a inserirsi in un più ampio contesto di rapporti molto complicati tra i due Paesi, esacerbato ultimamente dall’avvicinamento della Wagner. Nonostante il portavoce del Coniglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby abbia affermato che al momento gli Stati Uniti non siano a conoscenza di una minaccia concreta portata dalla Wagner alla Polonia, la guardia resta alta.
Verso le elezioni
Inevitabilmente il tema della sicurezza verso i confini esterni è diventato centrale nella campagna elettorale verso le prossime elezioni parlamentari d’autunno, la cui data dovrebbe essere comunicata nei prossimi giorni dal presidente della Repubblica Andrzej Duda.
Il leader dell’opposizione Donald Tusk ha accusato Diritto e Giustizia (PiS), il partito di maggioranza al governo, di sfruttare la presenza della Wagner in Bielorussia per creare allarmismo tra i cittadini. Allo stesso tempo ha sottolineato come il governo non sia stato in grado di garantire la sicurezza dei propri cieli nel caso dello sconfinamento dei due elicotteri.
Al contrario, l’esecutivo accusa Tusk di essere stato responsabile dell’indebolimento dell’esercito negli anni in cui era alla guida del Paese (2007-2014) e imputa all’opposizione una linea troppo morbida sul tema dell’immigrazione, il cui fenomeno, secondo il governo, è strettamente correlato alla minaccia proveniente dalla Bielorussia. Uno dei possibili scenari ipotizzati dal premier Mateusz Morawiecki è che i miliziani della Wagner possano aiutare i richiedenti asilo ad attraversare illegalmente i confini, oppure entrino loro stessi in Polonia travestiti da migranti.
Ci si può aspettare che accuse reciproche di questo tipo ce ne saranno ancora molte. Il panorama politico polacco appare estremamente frammentato ed è facile ipotizzare che i partiti cercheranno di polarizzare al massimo le proprie posizioni per portare gli indecisi al voto.
Gli ultimi sondaggi condotti dall’agenzia Research Partner danno in vantaggio Destra Unita, la coalizione guidata da PiS, al 34,7 per cento. Seguono i dem di Coalizione Civica (Ko), formazione condotta da Donald Tusk al 27,9 per cento. I centristi di Terza Via, cartello formato dai partiti Polska 2050 e PSL, si attestano al 9,3 per cento, mentre la sinistra di Lewica viene data all’8,8 per cento. La grande sorpresa delle elezioni, e ago della bilancia, potrebbe però essere l’estrema destra di Konfederacja, attualmente al 10,9 per cento delle preferenze.
La situazione appare molto frazionata stante la mancanza di volontà da parte dell’opposizione democratica (Ko, Terza Via e Lewica) di formare una lista unica. In questa situazione il primo partito dovrebbe confermarsi PiS, che però rischia di essere costretto a chiedere una mano a Konfederacja per poter governare, ed è tutt’altro che scontato che un accordo tra questi due partiti possa concretizzarsi.
Una Konfederacja forte sarebbe un problema per tutti, PiS in testa. Le ragioni della sua crescita vanno a ricercarsi soprattutto nelle sue posizioni ultraliberiste in materia economica che esercitano un forte fascino soprattutto tra i più giovani. Il partito si è rifatto il look nell’ultimo anno cercando di scrollarsi di dosso l’immagine di partito estremista, ma rimane una formazione fortemente ancorata all’area della destra radicale, ancora di più rispetto a PiS, da cui si distingue, oltre che per le idee economiche, anche per la differenti posizioni nei confronti della Russia.
Konfederacja è l’unico partito polacco che da subito ha dichiarato di essere contrario a sostenere Kyjiv. Il protrarsi della guerra, coincidente con una congiuntura economica difficile legata all’inflazione e al caro energia, ha creato dei malumori, seppur minoritari, anche nel bacino elettorale di PiS. Per non vedersi drenare troppi elettori il partito di Jarosław Kaczyński sta modificando leggermente il suo approccio nella linea da condurre nei confronti dell’Ucraina, che si potrebbe riassumente in questo modo: «Prima di tutto viene l’interesse della Polonia».
Sintomatico di questo pensiero è l’irrigidimento della posizione di Varsavia sulla questione del grano, che tanti problemi ha creato nei mesi scorsi. A metà settembre scadrà il divieto di importazione dei cereali ucraini concordato con l’Unione europea e il governo polacco sta facendo di tutto per estenderlo. La situazione ha assunto i toni di una piccola crisi diplomatica quando Marcin Przydacz, capo dell’Ufficio per le politiche internazionali della cancelleria del presidente della Repubblica Andrzej Duda, ha dichiarato che l’Ucraina dovrebbe iniziare a mostrare un po’ di apprezzamento per quanto la Polonia sta facendo per aiutarla. La frase è valsa la convocazione dell’ambasciatore polacco da parte del ministero degli Esteri ucraino. Un’iniziativa che ha suscitato la riprovazione del governo polacco, e che pone Varsavia e Kyjiv su due punti distanti come mai era accaduto dall’inizio della guerra.
Sul fronte puramente interno va invece segnalata l’approvazione della cosiddetta Lex Tusk 2.0, ossia la versione rivista e corretta del disegno di legge anti-influenze russe, che tante polemiche aveva creato nei mesi scorsi. È stata confermata l’istituzione di una commissione che avrà il compito di verificare se la politica polacca è stata soggetta alle ingerenze di Mosca tra il 2007 e 2022, ma è stata eliminata la norma che prevede l’interdizione dai pubblici incarichi per chi verrà ritenuto colpevole. Donald Tusk, ritenuto dall’opposizione l’unico vero bersaglio della legge, potrà dunque partecipare alle elezioni ed essere eletto, pur con tutto il condizionamento che un eventuale stigma di “collaboratore di Mosca” comporterebbe.
Lo stesso Tusk ha convocato per il primo ottobre una manifestazione intitolata “Marcia del milione di cuori”, sulla falsariga di quella portata nelle strade di Varsavia il 4 giugno. L’obiettivo è quello di replicare quel successo a ridosso delle elezioni, per mostrare a tutti che un’altra strada per la Polonia è possibile.