Vestager contro CalviñoLa successione ai vertici della Bei passa dal voto di Francia e Germania

Il peso degli Stati membri varia in base alle quote di capitale. In passato l’ex commissaria Ue si è scontrata con Macron, la ministra spagnola appartiene alla stessa famiglia politica del cancelliere tedesco Scholz. Sono loro due i kingmaker della presidenza della Banca europea per gli investimenti

Margrethe Vestager
Foto da Twitter/@RenewEurope

Entro la fine dell’anno la Banca europea per gli investimenti (Bei), l’istituzione finanziaria nata per promuovere gli obiettivi dell’Ue attraverso finanziamenti, garanzie e consulenza a lungo termine, dovrà eleggere una nuova figura che prenderà il posto del tedesco Werner Hoyer, presidente in carica dal 2012 il cui secondo mandato termina quest’anno. I candidati alla sua successione sono cinque anche se al momento sembrano esserci due favorite: la danese Margrethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza in congedo da quando ha ufficializzato la sua candidatura, e Nadia Calviño, ministra dell’economia e vicepremier spagnola le cui quotazioni sono salite parecchio nelle ultime settimane. Ci sono poi l’ex ministro delle finanze del governo Draghi, Daniele Franco e due attuali vicepresidenti della Bei: la polacca Teresa Czerwińska e lo svedese Thomas Östros.

Le candidature verranno valutate nel vertice dei ministri dell’Economia e delle Finanze di venerdì a Santiago de Compostela. Dall’incontro nella città galiziana dovrebbe emergere il nome individuato dai ventisette ministri che verrà poi formalizzato e nominato ufficialmente nel consiglio della Bei in autunno. Il diritto di voto per l’elezione del presidente spetta agli azionisti e, dunque, agli Stati membri. I voti però non hanno tutti lo stesso peso e sono determinati dalla quota di capitale che detiene nella banca ciascun Paese membro.

Tradotto: gli Stati con il Pil più alto al momento della loro adesione come Italia, Germania e Francia hanno un peso maggiore. Ma se il nostro Paese ha imboccato una strada ben definita scegliendo di proporre Daniele Franco, ex titolare del dicastero di via XX Settembre – e anche la Spagna avrà una propria candidata – resta da capire quale sarà la posizione delle altre due superpotenze che formalmente non hanno ancora appoggiato alcun candidato.

La commissaria Margrethe Vestager
Il profilo di Vestager è molto noto a Bruxelles: la commissaria alla concorrenza si è ritagliata negli anni uno spazio importante nella politica europea, soprattutto grazie alla fermezza nei confronti delle big tech che sono state bersaglio di sanzioni record da parte della Dg Comp. La politica danese fa parte di Renew Europe, lo stesso gruppo politico di Macron anche se ormai da qualche anno ci sono delle divergenze con l’Eliseo.

Il primo episodio si è verificato nel 2019 quando Vestager ha bloccato la fusione tra due delle aziende leader nel settore della produzione di treni: la tedesca Siemens e la francese Alstom. La Commissaria danese non ha ceduto alle pressioni di Parigi e Berlino determinati a portare a termine un’operazione che avrebbe dato vita ad una posizione dominante del nuovo sodalizio franco-tedesco. Una determinazione che all’epoca probabilmente le costò una possibile candidatura alla presidenza della Commissione europea.

Più recentemente Macron è stato tra i principali alla nomina dell’economista americana Fiona Scott Morton, scelta da Vestager a capo dell’antitrust europeo. La partita decisiva però la commissaria se la gioca sull’energia nucleare, asset su cui la Francia ha chiesto esplicitamente il sostegno e i finanziamenti della Banca europea degli investimenti.

Una posizione ribadita di recente anche dal Commissario transalpino Breton. Negli ultimi giorni Vestager ha rilasciato un’intervista al Center for Global Development nella quale ha indicato l’eolico, il solare e l’idrogeno come forme di energia finanziabili dalla Bei senza menzionare il nucleare. Salvo poi, durante un incontro elettorale a Berlino, correggere il tiro e optare per un approccio più pragmatico non escludendo del tutto la possibilità di sposare la linea francese.

La candidata spagnola Nadia Calviño

Nadia Calviño
Nadia Calviño (foto Consiglio europeo)

Macron scioglierà le riserve all’ultimo e non è da escludere che possa virare su Nadia Calviño. In questo caso un ruolo fondamentale potrebbe giocarlo la Germania. La vicepremier del governo Sánchez è ai vertici di uno degli esecutivi più progressisti d’Europa e appartiene alla stessa famiglia politica europea del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il leader socialista non avrebbe problemi a sostenere la candidatura spagnola ma qui entrano in gioco anche gli equilibri interni: il Ministro delle finanze di Berlino, Christian Lindner, è un liberale e non è scontato il suo sostegno alla linea socialista.

La vicepremier spagnola gode di una buona reputazione a Bruxelles dove ha lavorato per un decennio ricoprendo anche la carica di direttrice generale dei dipartimenti Bilancio e Concorrenza della Commissione. Potrebbe inoltre sfruttare l’inerzia della Presidenza spagnola del Consiglio Ue. La sua candidatura è arrivata all’ultimo minuto dopo che erano già state formalizzate le altre quattro, segno che a Madrid ci sono buone sensazioni anche in virtù del fatto che la decisione spetterà ai Ministri delle finanze europei e Calviño in questi mesi siede in quel tavolo da padrona di casa.

Gli outsider
Il primo outsider è l’ex Ministro Franco che ha fatto parte di uno dei governi italiani più stimati e rispettati da Parigi e Berlino e potrebbe avere qualche possibilità come candidato di minoranza se l’asse franco-tedesco non dovesse trovare la quadra su Vestager o Calviño. Gli altri due candidati, la polacca Teresa Czerwińska e lo svedese Thomas Östros sembrano avere meno possibilità. Ora però a portare avanti la candidatura italiana non c’è Mario Draghi e i rapporti con i partner europei più importanti non sono quelli di due anni fa.

La decisione quindi è nelle mani di Scholz e Macron e dovrebbe ricadere su Vestager o Calviño. La sorpresa potrebbe essere proprio Franco, ma le possibilità sembrano poche. Detto che il ruolo di Presidente della Bei è super partes sarebbe sicuramente un riconoscimento prestigioso per l’Italia. La sensazione è che un rapporto più solido con Francia e Germania avrebbe garantito qualche chance in più ad una candidatura di alto livello come quella dell’ex Ministro dell’economia.

Prima di lasciare l’incarico a Palazzo Chigi, Mario Draghi rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva delle probabili alleanze della destra con i nazionalisti europei rispose: «Com’è che uno si sceglie i partner? Oltre alla comunanza ideologica bisognerebbe chiedersi quali sono i partner che mi aiutano a scegliere meglio gli interessi degli italiani? Chi conta di più tra questi partner? Datevi una risposta». Diamoci una risposta.