Provaci tu, PedroFeijóo ha fallito, ora tocca a Sánchez (correre contro il tempo)

Il leader socialista si sottoporrà a sua volta a un doppio voto in Parlamento nella seconda metà di ottobre. La data limite è il 27 novembre, altrimenti si torna alle urne a gennaio. I catalani aggiungono una condizione legata a un secondo referendum d’indipendenza

Il leader del Psoe Pedro Sanchez in aula
(AP Photo/Bernat Armangue)

Ieri mattina, il leader del Partido Popular (Pp, centrodestra), Alberto Núñez Feijóo, non ha ottenuto la fiducia del Parlamento spagnolo per la seconda e ultima volta. Il fallimento di Feijóo apre la strada al tentativo di investitura del presidente uscente, Pedro Sánchez, che però dovrà fare i conti con la recente decisione dei partiti indipendentisti catalani di mettere sul tavolo la prospettiva di un nuovo referendum, oltre all’approvazione di una legge di amnistia.

Com’era già successo durante il primo turno di votazioni, Feijóo si è fermato a centosettantadue voti a favore, mentre la maggioranza dell’emiciclo ha votato contro la sua investitura. Nonostante il leader del Pp abbia resistito bene agli attacchi a sorpresa del Psoe degli ultimi giorni, la sua incapacità di ottenere l’appoggio del Pnv e il risultato ben al di sotto alle aspettative alle scorse elezioni rendono precaria la sua posizione all’interno del partito.

In un futuro non troppo lontano, il suo posto potrebbe andare a Isabel Ayuso, governatrice della regione di Madrid, il cui nome era già stato intonato in piazza da alcuni sostenitori del Pp durante la serata elettorale dello scorso 23 luglio.

Anche il futuro della coalizione di sinistra guidata da Sánchez, tuttavia, rimane abbastanza incerto. A inizio settembre, il leader di Junts, Carles Puigdemont, ha annunciato le quattro condizioni necessarie affinché il suo partito, Junts (indipendentista e di centrodestra), sostenga la formazione di un nuovo esecutio spagnolo, tra cui spicca la richiesta di amnistia per i politici e gli attivisti coinvolti nel referendum indipendentista del 2017.

Ieri, a queste condizioni se n’è aggiunta un’altra: il Parlamento catalano ha stabilito infatti che Junts ed Esquerra Republicana (Erc, sinistra indipendentista) dovranno sostenere l’investitura di un candidato che si impegni «a rendere effettive le condizioni necessarie per celebrare un referendum».

Il rispetto delle risoluzioni approvate dal Parlamento catalano è obbligatorio per tutti i deputati, ma El País ha sottolineato che la misura ha soprattutto un peso simbolico: dimostrare la volontà di Erc e Junts di superare le loro differenze politiche per raggiungere un obiettivo comune e, allo stesso tempo, mettere sotto pressione la coalizione di sinistra.

Núñez Feijóo con i deputati del Pp fuori dal Parlamento spagnolo
Núñez Feijóo con i deputati del Pp fuori dal Parlamento spagnolo (Bernat Armangue/AP)

Per ora, la mossa sembra aver avuto successo: in un comunicato congiunto, il Psoe e il suo omologo catalano hanno affermato che «questa strada non porta da nessuna parte. La strada dev’essere quella della convivenza e della coesione, della comprensione e del progresso economico e sociale della Catalogna e del resto della Spagna, sempre nel rispetto della Costituzione».

Al termine della seconda votazione, anche la vicepresidente e leader di Sumar Yolanda Díaz ha chiesto a tutte le forze politiche di agire «in maniera responsabile» durante le negoziazioni per formare un nuovo governo.

Nei prossimi giorni, il re Felipe VI tornerà a consultare i leader dei principali partiti spagnoli per individuare un nuovo candidato a cui assegnare l’incarico di formare un governo: molto probabilmente, il candidato in questione sarà il presidente uscente Pedro Sánchez.

Per ottenere il sostegno di Junts, il Partito socialista (Psoe) dovrà però presentare una proposta di legge sull’amnistia al Parlamento e ottenere la sua approvazione prima del prossimo voto di fiducia. Secondo alcune fonti interne al Psoe, le date possibili per il prossimo voto di fiducia saranno il 17 o il 24 ottobre, nonostante la data limite resti il 27 novembre.

Anche in questo caso, ci saranno due turni di votazioni: nella prima, a Sánchez servirà raggiungere la maggioranza assoluta dei voti in parlamento (centosettantasei deputati favorevoli). In caso non ci riesca, alla seconda votazione gli basterà raccogliere più voti favorevoli che contrari.

Se anche questo tentativo di investitura non andasse a buon fine, il re potrà scegliere un altro candidato, che avrà tempo fino al 27 novembre per ottenere la fiducia del Parlamento.

In caso contrario, la Spagna tornerà alle urne il prossimo 14 gennaio.

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