Ieri mattina, il leader del Partido Popular (Pp, centrodestra), Alberto Núñez Feijóo, non ha ottenuto la fiducia del Parlamento spagnolo. Oltre ai centotrentasette voti del suo partito, Feijóo ha ricevuto il sostegno di Vox (estrema destra) e due partiti regionali, Coalición Canaria e Upn, ottenendo centosettantadue dei centosettantasei voti necessari per raggiungere la maggioranza assoluta e formare un nuovo governo.
Feijóo riproverà a ottenere la fiducia dei parlamentari questo venerdì durante un secondo turno di votazioni che si baserà sul principio di maggioranza semplice (più sì che no). In assenza di improvvisi cambi di casacca, la votazione avrà lo stesso esito di quella di ieri e aprirà la strada al tentativo di investitura del presidente uscente Pedro Sánchez.
Alle elezioni dello scorso luglio, la maggior parte dei voti era andata al Partido Popular (trentatré per cento dei voti e centotrentasette seggi), ma né la coalizione di destra, né quella di sinistra erano riuscite a raggiungere la maggioranza assoluta. A fine agosto, il re Felipe VI aveva incaricato il leader del Pp di provare a formare un nuovo governo. Feijóo, però, si è scontrato contro le condizioni richieste dal partito indipendentista catalano Junts, di cui fanno parte i deputati che avrebbero potuto sostenere la sua investitura.
A inizio settembre, il leader di Junts, Carles Puigdemont, ha annunciato che avrebbe dato il suo appoggio alla coalizione disposta ad approvare una legge di amnistia per i politici e gli attivisti coinvolti nel referendum indipendentista del 2017, una condizione che Feijóo ha da subito dichiarato di non essere disposto ad accettare.
Forte della manifestazione contro l’amnistia che ha riunito quarantamila persone a Madrid domenica scorsa, durante il dibattito parlamentare Feijóo ha trasformato il suo discorso di investitura in una mozione di censura contro Sánchez e le sue negoziazioni per ottenere l’appoggio di Junts, che per ora rimangono segrete.
Il leader del Pp ha dichiarato che una legge di amnistia sarebbe «un’aberrazione giuridica e un attacco diretto ai valori democratici essenziali». Le uniche proposte politiche che sono emerse dal suo discorso riguardano un nuovo reato di «slealtà costituzionale», che nei fatti somiglia molto al reato di sedizione eliminato da Sánchez durante la scorsa legislatura, e un nuovo modello di finanziamento regionale.
Dal canto suo, Sánchez ha puntato tutto sull’effetto sorpresa: invece di rispondere personalmente a Feijóo, ha schierato l’ex sindaco di Valladolid, Óscar Puente. Alle scorse elezioni municipali, Puente ha infatti ricevuto la maggioranza dei voti, ma oggi la città è governata da una coalizione formata da Pp e Vox.
L’obiettivo era mettere Feijóo davanti a uno specchio e sottolineare che ottenere la maggioranza dei voti non vuol dire necessariamente riuscire a governare. È stata la prima volta nella storia della Spagna in cui la replica al discorso del candidato all’investitura non viene pronunciata dal presidente uscente.
Nonostante negli ultimi giorni alcuni esponenti del Pp abbiano incitato i deputati del Psoe a cambiare casacca per opporsi alle condizioni richieste da Junts per sostenere la coalizione di sinistra, è molto improbabile che la votazione di venerdì abbia un esito diverso da quella di ieri mattina.
Se Feijóo perdesse anche il secondo turno di votazioni, è possibile che già da lunedì Sánchez ottenga l’incarico dal re Felipe VI di provare a formare un nuovo governo.
Con l’esito negativo della votazione di ieri, per il Parlamento spagnolo è iniziato ufficialmente il conto alla rovescia: Sánchez avrà tempo fino al 27 novembre per ottenere i seggi di cui ha bisogno per governare.
In caso contrario, la Spagna tornerà alle urne il prossimo 14 gennaio.