Ecce AtacmsGli Stati Uniti daranno missili a lungo raggio all’Ucraina (che saprà come usarli al meglio)

La fornitura permetterebbe a Kyjiv di centrare obiettivi oltre le linee nemiche. Intanto proseguono le operazioni militari: è stata colpita la sede della flotta russa a Sebastopoli, un attacco che fa parte del forcing sulla Crimea

Una bandiera ucraina issata a Andriivka dopo la sua riconquista
Una bandiera ucraina issata a Andriivka dopo la sua riconquista (AP Photo/Alex Babenko)

Arrivano gli Atacms. Stando a fonti dei media americani, il presidente Joe Biden avrebbe promesso a Volodymyr Zelensky una piccola fornitura di missili a lungo raggio. Per mesi Kyjiv aveva chiesto di ricevere questo sistema d’arma che gli consentirebbe di attaccare obiettivi distanti fino duecentonovanta chilometri (altre versioni hanno, invece, una gittata minore, di circa settantadue).

Se confermata, la notizia darebbe all’esercito ucraino la capacità di colpire in profondità oltre le linee russe. Si ripeterebbe la dinamica vista, dall’inizio del conflitto, su altri aiuti militari: sugli Stinger della contraerea, sull’artiglieria, con nomi ormai familiari come Howitzer e Himars, l’amministrazione americana ha inizialmente frenato, salvo poi sbloccare l’invio. Quest’estate erano state autorizzate le bombe a grappolo: quelle che la Russia impiega senza remore dalle prime ore della guerra.

Nella categoria potrebbero rientrare anche gli Atacms, i cui ordigni «cluster» sono più numerosi, negli arsenali degli Stati Uniti, di quelli con una singola carica. Di una produzione originale di duemilacinquecento, scrive il Washington Post, solo una parte sarebbe stata riadattata; mentre la Lockheed Martin ne produce cinquecento all’anno di nuova generazione, quella destinata a sostituire, dall’anno prossimo, le scorte di magazzino.

Inoltre, dopo il vertice alla Casa Bianca, è stato annunciato (oltre a un nuovo pacchetto di aiuti da 325 milioni di dollari) un piano per una produzione congiunta di armi tra Ucraina e Stati Uniti. In particolare l’intesa, che coinvolge più di duemila aziende americane, si concentrerà sui sistemi di difesa aerea. «Stiamo creando un nuovo ecosistema per rafforzare la democrazia e proteggere vite insieme», ha detto Zelensky.

Ieri Kyjiv ha centrato il quartier generale della flotta russa nel Mar Nero, che si trova a Sebastoboli, in Crimea. A essere danneggiato sarebbe stato principalmente l’edificio del comando della marina; un soldato russo risulta «disperso» secondo i suoi, con la solita opacità del ministero della Difesa russo. La penisola, annessa illegalmente nel 2014, è una base logistica nonché la piattaforma per le operazioni belliche della Federazione, specialmente nel Sud del Paese.

«Abbiamo promesso che non sarebbe finita», ha detto il comandante dell’aviazione ucraina Mykola Oleschuk. Gli occupanti russi hanno sostenuto di aver intercettato cinque missili sopra Sebastopoli: non è chiaro se a raggiungere il palazzo siano stati i rottami o un ordigno ancora integro. Per la Bbc sarebbe stato impiegato un nuovo tipo di missile a crociera, lo «Storm Shadow», fornito da Francia e Regno Unito. Il Kyiv Post ha registrato una certa delusione tra le forze armate: «Speravamo di fare un buco più grande, a essere onesti», avrebbe commentato in tv un portavoce dell’aeronautica.

Sul piano simbolico l’attacco è comunque emblematico del forcing in corso da parte della Repubblica nella regione: ieri l’accesso a internet risultava per molti utenti discontinuo – forse c’entrano gli hacker di Kyjiv – e questa settimana è stato compromesso un centro di comunicazione a Verkhnosadove, alle porte del capoluogo. Il 13 settembre, invece, è avvenuto il blitz più significativo, quando i droni hanno colpito due navi e incendiato un pezzo del porto.

Con gli Atacms, i liberatori potranno cercare di taglieggiare le colonne logistiche russe, ma il loro principale ostacolo è materiale e più vicino. L’avanzata procede cauta per via delle fortificazioni e dei campi minati e perché, allo scoperto, i soldati sono più vulnerabili ai bombardamenti. A sudest di Zaporizhzhia, sono stati aperti varchi nella cosiddetta «linea Surovikin», dal nome del generale poi scomparso, nei quali si sono incuneati i primi veicoli. È lì che potrebbe cercare di concentrarsi un potenziale contrattacco russo.

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