Una gita in barca ad Amburgo, una chiacchierata tra le strade della città, un drink insieme e poi una visita al mercato del pesce locale. Non siamo su Lonely Planet e questa non è una guida di viaggio: si tratta invece della scampagnata di ieri di un gruppo di ministri francesi e tedeschi. Un appuntamento per conoscersi meglio tra una bevuta e una battuta, quello che nel mondo aziendale chiamano team building. Ci sono anche i capi, però, il cancelliere Olaf Scholz e il presidente Emmanuel Macron.
In Germania lo definiscono «Klausur», o ritiro, per fare networking (continuando con la metafora corporate); sarà proibito parlare di negoziati, organizzare riunioni formali o rilasciare dichiarazioni finali. I ministri faranno semplicemente una gita in barca e chiacchiereranno, tra le altre cose, di intelligenza artificiale.
Più di una scapagnata
La vera domanda è: perché c’è bisogno di questo momento Spritz & ChatGpt tra Francia e Germania? Tra le cause ci sarebbero le parole di un influente europarlamentare tedesco, che nei giorni scorsi ha ammonito sulle cattive relazioni tra i due Paesi. Le divergenze starebbero rallentando le attività e le decisioni dell’Ue, tra cui i finanziamenti all’Ucraina e le politiche energetiche del blocco. Entrambe le parti sperano che questa gita dia nuova linfa a un rapporto sempre più conflittuale, che avevamo già raccontato su Linkiesta nei mesi scorsi.
«Al momento assistiamo a una notevole mancanza di coordinamento interno tra Parigi e Berlino. E questo non è un bene», ha infatti dichiarato David McAllister, presidente della commissione Affari esteri del Parlamento europeo. Senza la cooperazione tra i due Paesi «le cose non funzionano». Un gruppo di funzionari di vari Stati europei ha poi detto al Financial Times che l’impasse nei negoziati su diverse questioni prioritarie ha spaventato Bruxelles e le altre capitali dell’Ue, mettendo in luce le difficoltà causate dallo scarso allineamento franco-tedesco.
Molti osservatori ora concordano sul fatto che al blocco manchi questa forte relazione: Scholz e Macron non si piacciono molto, forse non si sono mai piaciuti; hanno collaborato e continueranno a collaborare, ma la scintilla tra i leader secondo gli insider non è mai scattata. La lista dei dissapori è molto variegata, proprio come una storia d’amore tormentata.
C’è alla base anche una questione di sostanza, che riguarda i ruoli e le visioni che entrambi i Paesi propongono per il futuro dell’Unione. La Germania ha spesso posto l’accento sul carattere mercantilistico dei Ventisette, sostenendo anche un allargamento dei membri; la Francia, per bocca di Macron, ha sempre parlato di Europa con toni più strategici e orientati a un ruolo di player globale, spingendo per un’Europa più elitaria.
Le divergenze tra Berlino e Parigi
I francesi si sono anche lamentati del fatto che la Germania abbia abbandonato una delle regole non scritte nella loro relazione di coppia, secondo la quale i tedeschi sono i demiurghi dell’economia, mentre alla Francia spetta il comando nella difesa, dato il suo ruolo nel Consiglio di sicurezza dell’Onu e la sua potenza nucleare.
Dopo l’aggressione russa dell’Ucraina, Berlino ha promesso di investire cento miliardi di euro nella spesa per la difesa: una scelta che ha modificato gli equilibri tra le due capitali, accreditando la Germania sul piano militare.
Sul terreno bellico non sono mancati problemi, come nel caso dello sviluppo del caccia Système de Combat Aérien du Futur (Scaf), che ha aperto delle crepe nell’asse. Germania e Francia hanno fatto emergere più volte il loro disaccordo su come finanziare il progetto, dove costruirlo e a chi vendere i jet.
La rivalità ha coinvolto anche il carro armato Main Ground Combat System (Mgcs): nel 2019, il Bundestag tedesco ha imposto una stretta integrazione tra i due programmi, ma le rivalità tra le aziende tedesche e la resistenza francese hanno causato tensioni e rallentato lo sviluppo dei progetti.
Energie (negative)
Un anno fa, poi, i nervi erano a fior di pelle durante il vertice Ue a Bruxelles, quando Macron aveva dichiarato ai giornalisti che Berlino rischiava di «isolarsi» in Europa. Sebbene Scholz avesse dichiarato di non sentirsi isolato «in alcun modo», i due Paesi si erano sfidati sull’introduzione di un tetto massimo sul prezzo del gas, il famoso price cap di cui a lungo si è parlato.
Il tema energetico continua a farla da padrone anche oggi. I francesi hanno un’enorme schiera di centrali nucleari e lamentano il fatto che Berlino stia bloccando tutti i negoziati europei sul tema, per concentrarsi piuttosto sul gas. La riforma del mercato dell’elettricità europeo, attesa da tempo, è impantanata dai battibecchi tra Parigi e Berlino.
Secondo la Francia, i vicini si rifiutano di accettare anche qualsiasi margine di manovra sulle regole Ue in materia di deficit o di favorire gli investimenti reciproci, in particolare sulla transizione green.
A condizionare la situazione c’è anche un’eterogenea coalizione di governo in Germania, che ha reso più difficile per Scholz stabilire una direzione chiara in Europa su questioni come l’energia. Il cancelliere deve prima far quadrare i conti in casa e poi pensare ai propri vicini. Allo stesso tempo, anche Macron è di volta in volta impantanato nella situazione interna, spesso caotica nonostante l’ampio margine di manovra dell’Eliseo.
Il peso di questa situazione si sta facendo sentire anche a Bruxelles. Decisioni più veloci ed efficienti potrebbero sostenere lo sforzo ucraino con maggior vigore, costruire delle regole fiscali europee eque e condivise, garantire maggiore cooperazione militare contro le minacce al nostro continente.
Il motore franco-tedesco è una delle raison d’être del blocco, senza se e senza ma: per questo motivo, è di fondamentale importanza che le capitali ritrovino la loro sinergia. Non soltanto per allietare la gita in barca dei rispettivi funzionari, ma perché una bella fetta del nostro futuro (sia come Italia che come Europa) passa dalle cancellerie di Parigi e Berlino.