Jon Moslet vive in Italia da venticinque anni. Norvegese di nascita e cosmopolita di appartenenza, si è formato in Gran Bretagna. Ha proseguito gli studi con un unico obiettivo: continuare a imparare in una nazione mediterranea. Approda quasi per caso in Italia, concludendo il suo percorso in Bocconi con un titolo postlaurea in economia. Classe 1969, decide di stabilirsi a Milano, senza sapere che il suo destino lo aspettava molto, ma molto più a Sud. Oggi, infatti, Jon è il genius loci di Rocca delle Tre Contrade, una villa a metà strada tra i monti e l’incantato mare della costa orientale della Sicilia. In questa casa padronale, ristrutturata con amore, insegna ai viaggiatori che il lusso vero è fatto da due parole: spazio e condivisione.
Tutta colpa degli autoctoni
«L’inizio di questa avventura – racconta, sorridendo – è stata la più importante scoperta fatta arrivando in Italia come “barbaro nordeuropeo”. C’è un’incredibile varietà di cibo e vino, legata alle diversità regionali. Ero affascinato dai vitigni autoctoni, quasi scomparsi, e dalla cura che i piccoli produttori profondevano per salvaguardarli. Ho creato una mia società di export in Scandinavia per esportare quei vini nel mio Paese di origine. Ciò mi ha portato a girare molto l’Italia, soprattutto in regioni che vent’anni fa erano sconosciute agli stranieri: il Friuli, la nascente Puglia e la Sicilia, che ancora oggi definisco come un territorio avventuroso».
Jon è catturato dall’isola. I produttori impegnati nella salvaguardia del territorio lo conquistano. Si perde volentieri per le strade sterrate, invaghendosi di casolari abbandonati. «Pensavo di trovarmi dinanzi a quello che la Toscana doveva esser stata cinquant’anni prima: povera, con un’agricoltura in fase di abbandono. Da lì è nata l’idea di prendere una di queste case, ristrutturarla e organizzare viaggi enogastronomici per appassionati». Quelli che oggi chi frequenta Rocca delle Tre Contrade conosce come Culinary Week.
Mare, monti e sogni
In qualche modo i sogni hanno sempre a che fare con le origini, specie quando diventano realtà. Il compagno di Jon è nato in Sicilia e ha condiviso con lui la voglia di creare qualcosa di bello e grande nella sua regione, che avesse a che fare con l’ospitalità e la valorizzazione del territorio. In più, complice l’entusiasmo, Jon ha contagiato anche alcuni amici norvegesi, che hanno deciso di investire nella creazione di un posto dove fare accoglienza in un modo nuovo.
A quel punto è iniziata la ricerca della giusta location. Durante i suoi vagabondaggi, Jon vede questa casa padronale, completamente abbandonata, ma con una posizione straordinaria, tra mare e montagna, circondata da agrumeti. «Mi dava la sensazione di essere un posto imponente, ma ricco di libertà proprio per la sua posizione. Lì ho trovato la risposta al mio sogno».
Dopo lunghi e importanti sforzi (soprattutto economici) Rocca delle Tre Contrade è diventata il luogo dove Jon condivide il suo sogno con tutti quelli che, come lui, vagheggiano di vivere il Sud immersi nel “dolce far niente”, nella straordinaria enogastronomia, seguendo uno stile di vita più a misura d’uomo.
Una villa “full service”
Rocca delle Tre Contrade oggi ha dodici stanze e tre dependance, messe a disposizione in due formule. La prima: si affitta l’intera villa ad amici o famiglie che hanno voglia di ritrovarsi. La seconda: si prenota una stanza durante i corsi di cucina settimanali, organizzati per destagionalizzare l’uso della struttura. Durante il soggiorno, il personale di casa assiste gli ospiti con servizi di pulizia, colazione, pranzo, merenda e cena. Niente professionisti, ma persone formate sullo spirito del progetto, per garantire un autentico full service di qualità. Si propone cucina siciliana, a cui vengono abbinati vini del territorio. «Abbiamo fatto molta ricerca per creare le nostre ricette in base agli ingredienti disponibili nella zona. Abbiamo la possibilità di proporre gli agrumi e le verdure del nostro orto, i suini neri dei vicini Nebrodi, ma anche il pescato della costa».
Dora Maugeri, chef storica al servizio della casa da molti anni, è l’ambasciatrice del patrimonio gastronomico siciliano a Rocca delle Tre Contrade. «È la persona che sogni di poter incontrare per assaggiare i suoi piatti, a metà strada tra la figura della nonna e quella dello chef».
Cos’è oggi il lusso
Gli alberghi sono uguali in tutto il mondo, persino nelle comodità. Ma il viaggiatore contemporaneo è sempre più alla ricerca di unicità e, per dirla con il famoso film, di una «felicità reale perché condivisa». «Parlando con gli ospiti, mi sono reso conto che un albergo è costruito per separare le persone. Quando si parla di ospitalità, invece, se parti dal concetto di casa, cambia tutto. Anche l’architettura della struttura. L’albergo ti coccola, ma non ci vai per stare con altre persone. Da noi si viene per stare con amici e famiglia, che non si vede da tanto tempo. È un modo per ritrovarsi».
Rocca delle Tre Contrade è la risposta tutta nuova alla domanda che attraversa il settore dell’hospitality: cos’è oggi il lusso? «Abbiamo viaggiato in tutto il mondo e la nostra esperienza ci ha portato lentamente alla risposta. Rispetto a vent’anni fa oggi ricerchiamo lo spazio. La consapevolezza ci è stata anche confermata dai nostri ospiti, che hanno scoperto nella nostra villa il valore della luce e delle dimensioni abitative. Il lusso, dunque, non è legato alla materia, ma al benessere spirituale, all’energia, all’aria. Inoltre, l’andare in piscina e non trovarsi accanto uno sconosciuto bensì un amico, è un valore aggiunto che i nostri clienti riconoscono e apprezzano». Ma tutto questo non avrebbe senso senza la dimensione del cibo e del vino.
Cosa sono le culinary week
Le culinary week sono state la naturale evoluzione del progetto. «Avevamo lo spazio perfetto. La casa padronale aveva dei vigneti di proprietà, da cui si producevano vini grazie alla presenza del palmento e della vecchia cantina. Questo spazio molto grande, posizionato a Nord come tutte le cantine vicine all’Etna, non era adatto a essere convertito in stanze. Così abbiamo pensato di realizzare delle demo kitchen».
I grandi banchi sono il punto di partenza per imparare, osservando importanti chef come il siculo norvegese Christian Puglisi, che Jon e il suo team invitano per queste settimane speciali. La villa apre le sue porte a gruppi che possono arrivare a diciotto persone. In questi giorni, i professionisti cucinano con gli ospiti e condividono con loro la quotidianità. Inoltre, il luogo dà ispirazione agli chef per nuovi piatti, ripagandoli dell’impegno. «Mettendo insieme tutti questi elementi, abbiamo riscritto una nuova idea di ospitalità per arrivare a quello che secondo me è il futuro del turismo: l’esperienza».
Doppio sogno
Jon va a Rocca delle Tre Contrade quando non c’è nessuno. Gli serve per ricaricarsi e tornare all’origine dell’avventura che dalla Scandinavia l’ha portato fino ai confini del Mediterraneo. Il personale, tanto, è sempre lì, ad occuparsi della villa. Quando la realtà supera l’immaginazione, si rischia di non accontentarsi. Di volere di più. E infatti Jon non nasconde la voglia di replicare il progetto in un’altra dimora, rimanendo in Sicilia. «Riconosciamo e vediamo il potenziale di questa regione, che è ancora agli inizi. Si può parlare di un Rinascimento siciliano dovuto al turismo. Negli ultimi dodici anni è cambiato tutto e noi abbiamo seguito questa evoluzione con orgoglio e interesse. Secondo noi la Sicilia è uno dei pochi luoghi del Mediterraneo a non aver raggiunto il suo pieno potenziale, conservano un’incredibile ricchezza culturale».