Fuori controlloCom’era bello volare quando ci proteggeva Bruce Willis e non le buste trasparenti per i liquidi

Heathrow è l’aeroporto più snervante di tutti, anche per me che nel bagaglio a mano porto solo campioncini

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Nel primo minuto di “Die Hard” succedono tre cose. Prima l’aereo su cui si trova Bruce Willis atterra a Los Angeles, il vicino di posto si accorge che è spaventato, e gli dice che per calmarsi quando arriva a destinazione deve fare degli esercizi a piedi scalzi, il che fornisce la base per poi farlo essere scalzo in mezzo ai cocci provocati dai terroristi.

Poi lui si alza e prende un orso di peluche dalla cappelliera, il che ci dice che ha figli. E mentre lo prende il vicino nota la pistola sotto l’ascella, così Bruce Willis può dire a lui, cioè a noi, che è un poliziotto con undici anni di servizio.

La lezione sull’economia delle informazioni utili al pubblico in un tempo narrativo minimo è importante, ma più importante è che “Die Hard” è del 1988: potevi portarti una pistola a bordo? Soffriamo tutti di presentismo, e io come fossero i controlli prima di questo secolo delirante mica me lo ricordo.

Certo, oggi non si potrebbe girare la scena di “Moonstruck” (1987) in cui Cher arriva fino al decollo del volo del promesso sposo e lì incontra una vecchia (probabilmente sua coetanea, ma con minori investimenti in chirurgia plastica) che ha lanciato una maledizione sull’aereo. Oggi i controlli li superi, al gate ci arrivi, solo se hai una carta d’imbarco, e questo è più facile da ricordare.

Ma cosa si potesse e non si potesse portare a bordo è una nebulosa nella mia memoria. Potevi volare con una pistola? Ricordo che dopo l’11 settembre Bush voleva armare i piloti, ma i passeggeri? Se poliziotti sì? O solo se poliziotti cinematografici? Niente, ricordo solo il dettaglio che tutti sappiamo: i liquidi.

Era l’estate del 2006, quando i responsabili della sicurezza aeroportuale di tutto il mondo decisero che quello che per noi era dentifricio per loro era una potenziale bomba. Di tutte le puttanate utili solo a complicare le vite di tutti, quella dei liquidi a bordo – stabilita dopo un presunto complotto per far esplodere dieci aerei inglesi con dell’esplosivo travestito da bibita, complotto sventato dai Bruce Willis del caso – è la più incredibile, e dura da diciassette anni.

Diciassette anni trascorsi a leggere ciclicamente no ma adesso togliamo questo veto, e a continuare a dover controllare che la crema per il contorno occhi sia di cinquanta millilitri: il colpo di genio di questa regola è che i liquidi si possono sì portare a bordo, ma solo in confezioni inferiori ai 100 millilitri. Contiamo sul fatto che i terroristi si stanchino a suddividere un litro di esplosivo in dieci confezioni piccole, e rinuncino perciò ad ammazzarci tutti.

Il dettaglio che mi fa impazzire è che nel 2002 – l’anno successivo all’11 settembre, quello in cui avevamo la sensazione che qualunque controllo servisse davvero a salvarci la vita, mica a rendere il turismo di massa un’esperienza ancora più infernale – i responsabili di queste regole e questi controlli raccontavano di essere ormai così ben equipaggiati di apparecchiature sofisticate che, ricopio da un’intervista d’epoca, si poteva distinguere se il sapone liquido nella tua valigia passata ai raggi X fosse d’una marca o d’un’altra.

Sono passati ventun anni, e ieri ho fatto la mia solita resistenza passiva a Heathrow, l’aeroporto peggio gestito del mondo, quello coi controlli di sicurezza più lenti, più ottusi, più snervanti. Devi mettere i liquidi in una bustina trasparente, ti dicono a Heathrow come in tutti gli aeroporti. A Heathrow come in tutti gli aeroporti, tu non lo fai.

Non perché sei una ribelle, mamma: perché sai qual è la questione. La questione è che, se sei così poco abituata a viaggiare da non sapere che devi portarti il campioncino di dentifricio e non la confezione da 200 millilitri, quando ai raggi X vedono un liquido troppo grande devono potertelo sequestrare senza perdere tempo: senza aprire la valigia per cercarlo, ma trovandolo subito nella bustina trasparente.

Se le confezioni sono della grandezza giusta – e uno che sa fare quel lavoro la grandezza deve individuarla vedendole passare ai raggi, mica gli serve soppesarla – la bustina non fa nessuna differenza: i raggi X sono raggi X, non è che passano attraverso la plastica trasparente ma non attraverso la seta o la iuta o la plastica sì ma non trasparente.

Ho amici che non solo viaggiano poco, ma leggono ancor meno i giornali. Qualche anno fa decisero di andare in vacanza in Grecia. Partirono con le loro brave confezioni di crema solare da un litro nel bagaglio a mano. Ovviamente ai controlli gliele sequestrarono. Il marito quasi veniva alle mani col poliziotto, e la moglie al ritorno lo raccontava aspettandosi che gli amici (cioè: io) s’indignassero per il sopruso degli aeroportuali, mica per l’impreparazione dei turisti occasionali.

Io non sono i miei amici, io so viaggiare, io porto solo campioncini, io non cedo alle bustine trasparenti. E in nessun aeroporto del mondo nessuno fa un plissé, tranne che a Heathrow.

Dove anche ieri, come ogni volta, ho passato mezz’ora in attesa che la sicurezza aeroportuale più lenta del mondo vagliasse le boccette sospette viste ai raggi X del mio bagaglio a mano. Quelle boccette del cui contenuto ventun anni fa i macchinari erano in grado di riconoscere la marca, e ventun anni dopo neanche sanno se di tratti di esplosivo o di crema al retinolo.

Dopo essersela presa molto comoda, la tizia ha tirato fuori dalla mia valigia tre boccette e un impermeabile (la cui sospettabilità non mi è chiarissima, non essendo esso un liquido: forse la poliziotta è fan di Alber Elbaz, e anche lei come me si strugge di desiderio per tutto ciò che egli disegnava per Lanvin).

Ha guardato con grande attenzione le misure segnalate sulle boccette, e già questo non è rassicurante: non dovresti riconoscere a occhio i volumi dei liquidi? Facciamo finta che la regola dei cento millilitri abbia un senso: mi stai dicendo che mi basta far stampigliare “50 ml” su mezzo litro di esplosivo, e tu ci crederai perché lo vedi scritto?

Poi ne ha presa una e l’ha guardata con più intensità. È andata presso una macchina diversa da quella in cui aveva passato le altre due, e le ha riservato un ulteriore controllo. Era un siero per la faccia di Veralab, della cui confezione mi ero giusto prima della partenza lamentata con Cristina Fogazzi: che è questa nuova confezione lussuosa, di vetro, pesante, mi sovraccarica il bagaglio a mano (sono quel genere di amica lì: che tu le regali le creme, e lei invece di ringraziare ha delle rimostranze).

Pensavo fosse un problema di trolley da mettere nella cappelliera ed ernie che s’infiammano, mica di poliziotte sospettose che, se vedono una confezione più massiccia, pensano sia più plausibile che contenga esplosivo. Mi stavo già preparando a fare una piazzata, certa che me l’avrebbe sequestrata, ma il secondo macchinario deve averle confermato che non mi spalmo in faccia l’esplosivo. O forse era una manovra diversiva, per distrarmi e arrubbarsi l’impermeabile di Lanvin.

Mi ha restituito le tre boccette nella loro brava bustina trasparente, cui gli impiegati aeroportuali londinese credono con la devozione con cui mia nonna credeva nella resurrezione della carne: anche a controlli superati, i liquidi nella bustina, così impone la liturgia e chi siamo noi per non attenerci al rituale.

Invece di rimetterla nel trolley, la bustina trasparente o corpo di Cristo, l’ho infilata in borsa. Stavo per dire: vede, è una borsa da duemila euro, si renderà conto che non sarei mai così incosciente da metterci dell’esplosivo dentro – poi mi sono ricordata che, diversamente dai miei amici coi litri di crema solare, conosco i limiti dell’umorismo dei funzionari aeroportuali, e un interrogatorio m’avrebbe fatto perdere il volo.

Volo che ho passato a pensare: la prossima volta mi porto un orso di peluche e lo imbottisco di confezioni di crema da più di 100 millilitri. E poi a pensare: ma un orso grosso come quello che si porta a bordo Bruce Willis nei raggi per il controllo del bagaglio a mano mica ci passa. Non è che oggi gli sequestrerebbero l’orso, e la pistola si accontenterebbero di fargliela infilare in una bustina trasparente?

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