Nero è l’iconico vestito di Dolce&Gabbana, ispirato alle sinuose silhouette delle donne italiane degli anni Cinquanta, soprattutto quelle del sud della nazione, siciliane, sì, ma anche partenopee. Neri sono i lunghi capelli delle muse ispiratrici dei due stilisti, a partire da Monica Bellucci e poi Bianca Balti, fino a Katy Perry, la più recente, con la quale hanno girato una irriverente e spumeggiante campagna pubblicitaria sull’isola di Capri. Nera era anche la chioma di Isabella Rossellini, con la quale Dolce&Gabbana ha registrato un podcast, uscito su tutte le piattaforme durante l’estate del 2022.
Nero era il titolo di una delle puntate del podcast, dove la voce narrante dell’attrice spiega che è anche la Sicilia a essere nera, un’isola nera, perché le madri e le mogli erano costrette a portare il lutto, quando restavano vedove a causa delle guerre frequenti o dei frequenti naufragi in mare. Nero è ciò che resta a seguito delle decostruzioni di tutti i codici, di tutte le immagini, di tutti i fronzoli che di solito il marchio riesce a enfatizzare così bene, attraverso opulente scene di vita quotidiana. Infine, nero è il titolo di un libro che raccoglie i più importanti servizi fotografici per Dolce&Gabbana dagli anni Ottanta a oggi. Helmut Newton, Inez & Vinoodh, Giuseppe Leone, Enzo Brai, Salvo Alibrio, Sergio Larrain, Bruno Barbey, Ellen von Unwerth, Gian Paolo Barbieri, Fabrizio Ferri, Juergen Teller.
Rappresentano i fotografi di maggior fama mondiale. Sono stati in zone di guerra, hanno raccontato una generazione, un’epoca tra una passerella, il debutto di una star nel goliardico, patinato universo occidentale del secondo dopoguerra e i bombardamenti, i conflitti, le minacce della gran parte dell’altro universo, quello orientale o mediorientale. «Potrei scrivere un trattato di tre ore sul colore nero, su tutti i suoi significati. Il nero rappresenta la tristezza, ma anche l’erotismo. È seducente, aggressivo, elegante. Contiene in sé tutti gli altri colori», ha detto Domenico Dolce.
Il nero domina i sensi, è davvero dappertutto: non appena chiudiamo gli occhi. Quasi tutte le modelle, del resto, prima del nuovo millennio, vestivano di nero a Manhattan. Serviva alla qualità degli scatti durante gli shooting. Isabella Rossellini lo ha definito una specie di «New York statement». Allo stesso modo il nero serviva durante le numerose dipartite all’estero, su e giù tra una capitale e l’altra, era necessario agli abbinamenti tra gli abiti, per occupare poco spazio in valigia. Anche se in realtà, il nero diventò un colore di tendenza nel 1420, dopo la morte del duca di Borgogna e conte delle Fiandre: suo figlio Filippo cominciò a vestire di nero a causa del cordoglio, e poi non smise più.
Era troppo affascinato dal modo assolutamente perfetto che aveva di calzare sulla sua figura. E lo stesso valeva per le donne siciliane, forse. Innamorate dell’immagine che l’intensa sobrietà del nero rimandava loro. Non a caso, Guerlain lo ha nominato la petite robe noir, sostenendo bisognasse averla sempre con sé, ovunque. Quel piccolo abitino nero… tanto caro anche a Coco Chanel. Ecco, non mancherà mai qualcosa di nero nelle centinaia di fotografie che hanno fatto la storia di Dolce&Gabbana. Dai funerali ai pupari, dalle persone comuni immortalate per caso ai volti nascenti delle dive: tutto è all’insegna di questo colore, che domina gli altri, dai quali gli altri dipartono.