Quando iniziò la guerra in Ucraina, fu presto evidente che sui social molti utenti già attivi sul fronte No Vax erano diventati pro Putin. Adesso, un fenomeno simile vede i pro Putin schierarsi con Hamas. In più, con un uso sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale per creare contenuti fake. Lo scorso giugno erano già state le autorità francesi a rilevare la presenza di repliche perfette dei siti di grandi testate, immagini «deep fake» generate dall’intelligenza artificiale e profili fasulli in particolare su X per diffondere notizie false sulla guerra in Ucraina.
Sempre in Francia, il 2 novembre da Le Monde era arrivata la notizia che un account Telegram legato a campagne di disinformazione era stato il primo a condividere una foto delle stelle di Davide dipinte sui muri di Parigi tracciate da due cittadini moldavi pagati da uno straniero che non conoscevano e che si è poi rivelato essere russo. E France Press osservò che «la campagna di disinformazione russa ha iniziato una nuova fase il 25 ottobre, quando i bot russi hanno inondato i social media come X (precedentemente noto come Twitter) con articoli falsi sulla guerra in corso tra Israele e Hamas che screditano l’Ucraina».
Il 6 novembre fu il New York Times ha spiegare che secondo le informazioni di funzionari e ricercatori «il volume della disinformazione e della propaganda online sta raggiungendo livelli senza precedenti, in gran parte a causa delle reti di bot e di account falsi». «In un solo giorno dall’inizio del conflitto, circa un account su quattro su Facebook, Instagram, TikTok e X che pubblicava post sul conflitto sembrava essere falso». «Nelle ventiquattro ore successive all’esplosione all’ospedale arabo Al-Ahli, più di un account su tre pubblicato su X era [falso]». L’11 novembre ad un Forum per la Pace a Parigi era stato il vice-presidente di Microsoft Brad Smith a accusare la Russia di stare diffondendo «disinformazione» sulla guerra tra Israele e Hamas. Un’altra ricerca ha appurato che era un gruppo di sessantasette account X a diffondere disinformazione coordinata sulla guerra tra Israele e Hamas.
Adesso è stata Haaretz mettere assieme le varie cose, rilevando come l’offensiva di bot russi a favore di Hamas stia appunto diffondendo in modo massiccio contenuti fake fabbricati con l’intelligenza artificiale. Un esempio citato è una replica esatta di Fox News in cui si vedevano congressisti statunitensi dirottare sull’Ucraina aiuti previsti per Israele. Un altro è un sito identico al portale israeliano Walla secondo cui l’assalto all’aereo proveniente da Tel Aviv nell’aeroporto in Daghestan sarebbe stato un’operazione dell’intelligence ucraina. Un terzo era un finto articolo dello Spiegel che attribuiva al conflitto tra Israele e Hamas l’aumento dei prezzi dell’energia in Germania.
È l’evoluzione segnalata al convegno «Disinformation across the EU-Ukraine Media Landscape», tenutosi a Madrid il 20 e 21 novembre. In particolare, in un panel dedicato alla disinformazione da parte di Russia e Iran e nella relazione «The design and deployment of hybrid threats», a cura di David Arroyo: ricercatore esperto in Cybersicurezza presso la Universidad Carlos III di Madrid. Corrispondente a un paper pubblicato autonomamente, l’intervento rileva come nei primi tre giorni della crisi «funzionari e media iraniani hanno diffuso numerose notizie false che supportano i propri interessi, principalmente diffondendo narrazioni antisemite». Alcune immagini presentate come militanti di Hamas che catturavano generali dell’esercito israeliano, ad esempio, si riferivano in realtà a commandos azeri che avevano arrestato funzionari armeni del Nagorno Karabakh un paio di settimane prima.
Contenuti fake a parte, secondo il paper dopo gli attacchi di Hamas a Israele del 7 ottobre il Cremlino avrebbe lanciato una vera e propria campagna per spiegare che la colpa era dell’Occidente, responsabile in particolare di aver trascurato i conflitti in Medio Oriente per stare ad appoggiare l’Ucraina. Veniva dunque previsto che a questo punto l’Ucraina sarebbe stata inevitabilmente abbandonata. Lo stesso Medvedev ha fatto discorsi di questo tipo, mentre nelle tv russe si paragonava Israele all’Ucraina per concludere che «non dovrebbe esserci un briciolo di pietà o simpatia per gli israeliani». D’altra parte, il sostegno della Russia ad Hamas è arrivato anche a livello diplomatico, con la delegazione del gruppo terroristico che ha visitato Mosca il 26 ottobre e successivamente ha rilasciato una propria dichiarazione elogiando gli sforzi del presidente russo Putin e del Ministero degli Esteri per porre fine a quelli che definisce «i crimini di Israele sostenuti dall’Occidente».
Il paper costruisce una vera e propria tabella sulle attività parallele di alcuni tra questi peculiari «influencer» a favore della Russia e dell’Iran. «Scott Ritter. Critiche la controffensiva ucraina. Diffusione di narrazioni che sottolineano la forza militare dell’Iran». «Alan MacLeod. Critiche ai media occidentali. Narrazioni antisemite». «Pepe Escobar. Diffusione di narrazioni anti-Nato. Sostegno ai leader iraniani». «Alfredo Jalife-Rahme. Sostegno al concetto di “multipolarità” sottolineato dalla Russia. Sostegno alle politiche del regime iraniano». «Iñaki Gil de San Vicente. Narrazioni antiucraine. Narrazioni anti-israeliane». «Ben Norton Narrazioni antiucraine. Narrazioni antiamericane». E ricorda anche che «è importante tenere conto di come i canali di disinformazione iraniani siano particolarmente consigliati nei social network russi, come HispanTV in Spagnolo e VKontakte».
Insomma, «la propaganda dell’Iran e della Russia sulle questioni medio-orientali, e quindi sulla questione della guerra contro Hamas è simile, e non solo è simile ma utilizza anche gli stessi influencers» è una sintesi delle conclusioni del convegno di Madrid che ci viene fatta da Massimiliano Di Pasquale: esperto di Ucraina e ricercatore dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici che era presente con una relazione su «Disinformation and Active Mesures: pro Kremlin Strategic Narratives in Italy on the War in Ukraine».