Altrimenti è antisemitismo Se volete criticare Netanyahu, come già fanno gli israeliani, non raccontate balle

I video contraffatti degli studenti israeliani, le falsità contro la società ebraica e tutte le menzogne che circolano sono operazioni mortifere che sminuiscono il dolore di tutti coloro che stanno subendo ingiustizie e sofferenze. E non servono a combattere l’estremismo

AP/Lapresse

Discutere di certo confessionalismo estremista israeliano – che esiste e che è contestato innanzitutto in Israele – spacciando il video contraffatto in cui uno scolaretto dice (in realtà, appunto, non lo dice) che ha l’ambizione di uccidere i bambini arabi, insomma raccontare balle, serve forse a combattere le aberrazioni di quelle componenti forsennate e produce qualcosa di buono? No, non serve a questo e non produce nulla di buono: serve a far salire la febbre di un dibattito già molto alterato dalla menzogna, e produce le reazioni odiose e pericolose cui stiamo assistendo.

Denunciare la tragedia e l’ingiustizia dei bombardamenti – che ci sono, ma non sono materia di festa, come invece la scena del pogrom del 7 ottobre – facendo circolare il video manipolato in cui un gruppo di ragazzini ne gioisce, insomma un’altra volta raccontare balle, serve forse a rinforzare le legittime critiche rivolte a quelle scelte militari? No, non serve a questo: serve a virulentare un risentimento già abbastanza diffuso e preoccupante. Serve a por fine alla violenza? No, serve a produrne altra.

Segnalare le oscene e imperdonabili aggressioni fatte da alcuni coloni fondamentalisti e guerrafondai – perlopiù statunitensi – presentandole come la normale abitudine di un’intera società, insomma raccontare l’ennesima balla, serve forse a pretendere che quel Paese isoli e reprima i responsabili di quelle intollerabili sopraffazioni? No, serve a legittimare il proclama «dal fiume al mare», e ad armare le mani di quelli che lo voglio attuato sgozzando i bambini e decapitando le ragazze stuprate davanti ai genitori.

Potremmo continuare chissà per quanto, visto il florilegio di simili contraffazioni e di dolose falsità che quotidianamente infesta il dibattito – chiamiamolo così – sulle prove generali di seconda Shoah del 7 ottobre e sulle tragiche conseguenze che quell’orrore ha prodotto. Ma è più che sufficiente così. È più che sufficiente osservare che la realtà della sofferenza e dell’ingiustizia non si narra e non si combatte guarnendola di menzogne; anzi se si fa in questo modo, se quella realtà è adulterata dalla denuncia che pesca nel torbido, che rimesta nella inesausta fogna del falso, il risultato ottenuto è semmai opposto. E a uscirne sminuita è proprio quella sofferenza, a uscirne ridimensionata è proprio quell’ingiustizia. E a rimanerne offeso è proprio chi quella sofferenza e quell’ingiustizia subisce.

Né appunto, come abbiamo già scritto proprio qui, si tratta solo di avventate parzialità. Al contrario, e ben più gravemente, si tratta di operazioni mortifere. È giocare (sporco) con il fuoco. Quello vero. Quello che uccide.

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