Dr. Wilders e Mr. ZaiaIl doppio gioco di Salvini per le elezioni europee

Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha fatto intuire la strategia del Carroccio: arrivare almeno al dieci per cento promettendo di rivoluzionare l’Ue e poi mollare gli alleati più scomodi, sperando di far parte della prossima maggioranza europea. Auguri!

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C’è qualcosa di nuovo e di pericoloso nella Lega. Sicuramente c’è il doppio gioco che sta facendo Matteo Salvini. Si prepara a una campagna elettorale boom boom per le europee tutta gridata in chiave ultra destra, anti-europea, anti-immigrazione, anti-ambientalista. E fin qui nulla di nuovo: il capo leghista deve recuperare consenso e i voti fagocitati da Giorgia Meloni grazie ai quali è diventata presidente del Consiglio. E per fare questa impresa, superando la barriera del dieci per cento, deve agitare certi temi e rimanere momentaneamente legato al gruppo di Identità e Democrazia che nessuno vuole, destinato a rimanere isolato quando si apriranno i giochi sul nuovo potere comunitario.

Ma che ne farà dei voti, molti e pochi che saranno, Salvini? Si metterà di traverso? Contrasterà l’obiettivo di Meloni di entrare nella stanza dei bottoni di Palazzo Berlaymont? Rimarrà fedele a Marine Le Pen e ai neo nazisti di Alternative für Deutschland? Sarà la fonte delle fibrillazioni nel governo di Roma? Non sembra che questo accadrà se è vero che le parole di Lorenzo Fontana hanno sempre anticipato le mosse del capo. Come in passato quando la Lega, con la svolta sovranista e  nazionalpopolare, fece il botto alle europee del 2019. In genere il presidente della Camera, che è stato a lungo il responsabile Esteri del Carroccio, non parla a vanvera. E parla spesso con il moderato Luca Zaia, suo corregionale.

In un passato ha contrasto la folle idea di Giancarlo Giorgetti di entrare nel Partito Popolare europeo. Ha spinto per mettere insieme tutti i picchiatelli europei dell’estrema destra con i Conservatori di Visegrad. Era stato tra i fan più convinti di Donald Trump e di Steve Bannon. Adesso però è seduto sulla poltrona più alta di Montecitorio dove coltiva le sue metamorfosi con affermazioni che svelano prospettive interessanti, ma pericolose. 

Per Fontana la Lega deve «essere parte del processo di cambiamento a Bruxelles», entrare «pienamente nelle decisioni sulla prossima presidenza della Commissione europea e sul futuro presidente del Parlamento europeo». Salvini dovrà «mettersi in gioco: mantenere i voti in congelatore funziona poco». Le «vere alleanze si fanno il giorno dopo le elezioni», ha precisato il presidente della Camera ai giornalisti della stampa parlamentare durante i tradizionali saluti di fine anno. Sottolineando con il tono della voce quelle «vere alleanze». E ancora: «Dopo il voto si vedrà davvero quali partiti nazionali aderiranno a quali gruppi europei». Del resto, non ci sono veti nei confronti della Lega: «a Bruxelles nessuno ha paura di noi», ha avvertito Fontana. 

La logica conseguenza è che il leader leghista dovrà guardare oltre Identità e Democrazia. Le ipotesi sono due: o Fontana è in rotta di collisione con Salvini (improbabile, non ci risulta) o sta anticipando il futuro leghista in Europa. Per cui, se quest’ultima ipotesi è fondata, vuol dire che tutto quello che dirà il ministro delle Infrastrutture in campagna elettorale sarà un falso politico per fare cassa elettorale. La stessa eventuale candidatura del generale Vannacci sarà uno dei tanti specchietti per le allodole, l’esca per i tonni che vogliono contrastare Bruxelles e le «consorterie globaliste e gay». Ben sapendo che Salvini dopo seguirà la scia di Meloni per condizionare da destra la nuova maggioranza dell’Unione europea. Questo è il pericolo. 

Mollerà gli alleati più scomodi, gli impresentabili che i Popolari, tedeschi in particolare, non vogliono nemmeno sentir nominare. Vorrà però portarsi dietro madame Le Pen e le sue truppe parlamentari che si preannunciano robuste. E qui il problema ce l’avrebbe Emmanuel Macron. Potrà essere imbarcato anche l’olandese al governo Geert Wilders. Insomma, Salvini non rimarrà nel congelatore con la conseguenza di spostare fortemente a destra la nuova maggioranza. I socialisti e i Verdi potrebbero essere messi in un angolo o marginalizzati, neutralizzati. Certo, tutto dipende dai risultati elettorali, ma rimane questo il significato delle parole di Fontana. Questo è il piano del leader leghista, che però dovrà smontare Identità e Democrazia.

Del resto, come potrebbe un moderato come Luca Zaia iscriversi a questo gruppo? Se non potrà candidarsi per la terza volta a governatore, verrà candidato alle europee. Non è escluso che Zaia accarezzi la possibilità di fare il commissario Ue. Per fare questo la Lega dovrà scongelarsi molto. 

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