È l’inizio di un nuovo capitolo della storia del calcio. La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’Uefa non ha il potere di impedire ai club la creazione di nuove competizioni internazionali. Quindi non può fermare il progetto di riforma del calcio europeo portato avanti dai club fondatori della Superlega, che nell’aprile 2019 proposero al football continentale un rinnovamento totale, un’evoluzione che l’avrebbe aiutato a massimizzare il suo potenziale economico e sportivo, valorizzando un prodotto senza eguali nel mondo. L’opposizione della Uefa, la ritrosia di alcuni club che avrebbero dovuto partecipare e l’intralcio di una parte della politica internazionale – non la parte più democratica di tutte – aveva poi messo in pausa l’intera operazione. Appunto, messo in pausa, non l’aveva fermata per sempre. Adesso può ripartire.
Quasi mille giorni dopo i primi fuochi, lo scontro sulla Superlega e sulla gestione del calcio europeo da parte della Uefa è arrivato a un punto d’approdo grazie a una sentenza particolarmente attesa, più volte rinviata. Una sentenza piena di cavilli e di sfumature giuridiche e politiche che verranno vivisezionate nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Di certo, si può già dire che la Corte di Giustizia dell’Unione europea non limiterà la possibilità, per i club della Superlega, di creare una competizione al di fuori dei parametri di Uefa e Fifa. L’assetto del calcio europeo, basato su una condizione di monopolio della Uefa che resiste da circa settanta anni ora intravede un cambiamento. È probabilmente il seme nel terreno da cui germoglierà un nuovo torneo per le migliori squadre del continente.
I quindici giudici della Corte Ue hanno accolto il ricorso della Superlega contro l’opposizione della Uefa al suo progetto, in buona sostanza. «Abuso di posizione dominante da parte di Uefa e Fifa», è l’opinione della Corte. «Le regole di Fifa e Uefa sull’approvazione preventiva delle competizioni di calcio per club, come la Superlega, sono contrarie al diritto europeo». Il riferimento è all’articolo 102 del Trattato del Funzionamento dell’Unione europea, che sarebbe stato violato dagli organi di governo del calcio. Insomma, Uefa e Fifa non possono auto-attribuirsi il diritto di autorizzare la creazione di nuovi tornei, in particolare quando non esistono procedure o criteri trasparenti per l’approvazione e quando il potenziale conflitto di interessi è così grave.
#ECJ: The #FIFA and #UEFA rules on prior approval of interclub #football competitions, such as the Super League, are contrary to #EUlaw #EuropeanSuperleague 👉 https://t.co/ATb3CgbPxg pic.twitter.com/XCnLzwIKWb
— EU Court of Justice (@EUCourtPress) December 21, 2023
I giudici hanno stabilito che se A22 Sports Management – la società che punta a sviluppare il nuovo progetto stile Superlega – vuole creare la sua competizione, l’Uefa e la Fifa non possono impedirlo. O meglio: chiunque può organizzare le competizioni calcistiche in Europa, a patto che vengano rispettate delle regole, quelle dei trattati comunitari. «La Fédération Internationale de Football Association (Fifa) e l’Unione delle Associazioni Calcistiche Europee (Uefa) sono associazioni regolate dal diritto privato con sede in Svizzera. Il loro obiettivo è promuovere e stabilire il quadro per il calcio a livello mondiale ed europeo. Hanno adottato regole che conferiscono loro il potere di approvare competizioni calcistiche tra club in Europa e di sfruttare i vari diritti mediatici relativi a tali competizioni».
Va specificato poi un dettaglio non marginale. «Questo non significa che una competizione come il progetto della Superlega debba necessariamente essere approvata», spiegano i giudici. «La Corte, avendo ricevuto domande in generale sulle regole di FIfa e Uefa, non si pronuncia su quel progetto specifico nella sua sentenza».
Quindi non è detto che la Superlega, nello specifico il progetto presentato ad aprile 2021, si farà. Però la vittoria della Superlega sta anche in queste sfumature. L’obiettivo del progetto Superlega in questo contenzioso legale era dimostrare che Fifa e Uefa esercitano il loro potere in una posizione di monopolio contraria alle leggi della stessa Unione Europea. E così è stato. Ora, A22 e i club fondatori dovranno lavorare su altri tavoli per vedere dove porterà il loro disegno.
Ad ogni modo, adesso si fa strada l’ipotesi, per i club, di considerare tornei e organizzazioni alternative. Un po’ come avviene già oggi tra Fia e Formula 1 per l’organizzazione del mondiale di F1. In questo caso l’ente regolatore, cioè la Federazione internazionale, è separato da quello che gestisce la parte commerciale, che è Formula One con Liberty Media.
In più nel calcio c’è una seconda anomalia, se così si può definire: i ricavi delle coppe europee sono distribuiti dall’ente, quindi dalla Uefa stessa, mentre per esempio nella maggior parte delle leghe nazionali i soci della Lega che tratta i diritti tv – quindi i club – ricevono i soldi direttamente dalle emittenti o dalle piattaforme streaming. «La Corte osserva che le regole di Fifa e Uefa relative allo sfruttamento dei diritti mediatici sono dannose per i club calcistici europei, tutte le aziende che operano nei mercati dei media e, in ultima analisi, i consumatori e gli spettatori televisivi, impedendo loro di godere di nuove e potenzialmente innovative o interessanti competizioni», si legge nella sentenza. «Tuttavia, spetta al Tribunale Commerciale di Madrid verificare se tali regole possano comunque beneficiare diversi portatori di interessi nel calcio, ad esempio, garantendo una ridistribuzione solidale dei profitti generati da tali diritti».
La replica della Uefa e del suo numero uno, Aleksander Čeferin, si aggrappa proprio a questo particolare: «Questa sentenza non implica l’approvazione o la convalida della cosiddetta Superlega, ma piuttosto sottolinea una carenza storica nel quadro della pre-autorizzazione della Uefa, un aspetto tecnico che è già stato riconosciuto e affrontato nel giugno 2022. La Uefa è fiduciosa nella solidità delle sue nuove regole, e nello specifico che siano conformi a tutte le leggi e regolamenti europei pertinenti». Intanto A22 può esultare. «Abbiamo vinto. Il monopolio della Uefa è finito. Il calcio è libero. I club sono ora liberi dalla minaccia di sanzioni e liberi di determinare il proprio futuro», ha detto il Ceo Bernd Reichart commentando la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea.
„We have won the #RightToCompete. The UEFA-monopoly is over. Football is FREE. Clubs are now free from the threat of sanction AND free to determine their own futures”, our CEO Bernd Reichart comments the CJEU decision. 1/4
— A22 Sports (@A22Sports) December 21, 2023
Il 15 dicembre 1995 una storica sentenza aprì alla libera circolazione dei calciatori in Europa. La sentenza Bosman rispecchiava la libertà di circolazione di persone e lavoratori sul territorio europeo, e così aveva abbattuto una parte del potere contrattuale dei club, che avrebbero perso a parametro zero un calciatore che avrebbe portato il proprio contratto a scadenza senza rinnovo. Stravolse il calcio, impose di fatto nuovi standard e nuove norme sui trasferimenti dei calciatori. Quasi trent’anni dopo la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha emanato la sentenza che rispecchia le norme sulla concorrenza dell’Unione e in questo modo toglie dalle mani dell’Uefa un potere enorme, un monopolio di fatto nell’organizzazione delle competizioni internazionali europee.
Quando aveva presentato il suo progetto ad aprile 2021, la Superlega aveva annunciato un format nuovo da dieci miliardi di dollari, in grado di unire i principali club europei sul modello dell’Eurolega e della Premier League inglese. Si intravedeva un nuovo super campionato, con i brand calcistici globali capaci di attrarre i tifosi da tutto il pianeta. Un progetto economicamente e sportivamente enorme, ai cui club partecipanti sarebbero stati garantiti circa trecentocinquanta milioni di euro per la sola iscrizione (più tutto quello che ne sarebbe derivato, difficile da calcolare, ma comunque cifre stratosferiche rispetto a quelle garantite dalla Uefa).
Nel primo comunicato veniva specificato che la Superlega nei suoi piani non era pensata come una lega alternativa ai campionati e alle coppe nazionali, ma una nuova competizione internazionale al posto della Champions League: «I club fondatori continueranno a partecipare alle rispettive competizioni nazionali e, fino all’avvio effettivo della Superlega, ritengono di partecipare alle competizioni europee alle quali hanno titolo di accedere». Ancora in un’intervista pubblicata ieri dalla testata tedesca Kicker, il Ceo di A22 Bernd Reichart aveva fatto capire che senza il monopolio della Uefa sarebbe stata più difficile una convivenza tra vecchie e lnuove competizioni internazionali: «La frammentazione non è certamente nel nostro interesse né nell’interesse del calcio. La Uefa gestisce un sistema in cui loro non si assumono nessun rischio d’impresa o economico, che invece ricade tutto sui club. Ma tutti i campionati nazionali sono gestiti dagli stessi club e solo a livello europeo i club non hanno voce in capitolo».
In fondo, il prossimo anno l’Uefa darà il via al nuovo format della Champions League. È il segnale più evidente che anche a Nyon siano convinti di dover cambiare qualcosa. I club avevano ragione e la struttura attuale della Uefa non è in grado di rispondere alle esigenze dei club europei, né di valorizzarne l’intero potenziale. La stessa Champions League, il fiore all’occhiello delle manifestazioni Uefa per club ha perso molto nel valore commerciale negli ultimi anni, in termini relativi, soprattutto guardando alle singole partite. Non è un caso che la soluzione per aumentare i ricavi sia stata individuata nell’aumento del numero di partite. In Spagna, ad esempio, Telefónica, l’emittente che ha acquistato i diritti di trasmissione Uefa, ha chiesto diversi sconti negli ultimi anni, dopo aver già ridotto le sue offerte rispetto al passato.