Le proteste degli agricoltori tedeschi possono davvero destabilizzare il governo Scholz? Difficile, ma occorrerà osservare gli sviluppi politici in termini di aggregazione delle forze di opposizione. Per capire meglio la questione, analizziamo i fatti. A seguito della revisione del budget 2024, resa necessaria da una recente sentenza della Corte dei Conti tedesca che ha creato un buco di diversi miliardi nel bilancio inizialmente preventivato, il governo ha deciso di interrompere i sussidi al gasolio agricolo e di ripristinare la tassa sulle macchine agricole (sospesa dal 1922).
Secondo il mondo agricolo, queste misure potrebbero mettere in ginocchio il settore, e gli agricoltori hanno dato vita a un movimento di protesta che blocca le strade (proprio come gli attivisti climatici che presentano come criminali…) e prende di mira a livello comunicativo sia il Cancelliere Olaf Scholz, socialdemocratico, sia il ministro dell’Economia e della Protezione Climatica Robert Habeck, dei Verdi. Se è chiaro che la fine delle sovvenzioni può rappresentare un problema per il settore, è altrettanto evidente che la vicenda si presta anche a evidenti strumentalizzazioni politiche, entrando quindi a pieno diritto nello scontro che da mesi alcuni settori sociali portano avanti nei confronti della maggioranza.
Non è un caso, infatti, che nelle manifestazioni siano subito intervenuti gruppi ed esponenti dell’estrema destra tedesca (in linea con quanto successo in casi analoghi in Italia e Francia), non solo di Alternative für Deutschland, il partito principale di quel mondo, ma anche di sigle ancora più estreme, violente e minoritarie. Anche il centrodestra sta provando a guadagnarsi il supporto dei dimostranti: moltissimi esponenti dei cristiano-democratici, nei giorni scorsi, hanno espresso vicinanza agli agricoltori, affermando di comprendere e condividere i motivi della protesta.
Sul piano politico, quindi, le proteste degli agricoltori non rappresentano una novità particolare, potendosi inquadrare nello schema in cui settori tendenzialmente ostili a partiti come Spd e Verdi e alle loro politiche (soprattutto in materia ambientale) utilizzano misure del governo per manifestare contrarietà, ricevendo rappresentanza politica dall’opposizione.
Se è ovvio che la situazione non aiuterà il governo a guadagnare il consenso di pezzi dei settori che protestano, è altrettanto vero che non gli alienerà nemmeno il consenso di settori tradizionalmente vicini. Il settore agricolo, tra l’altro, non è particolarmente pesante in termini elettorali: dal dopoguerra ad oggi la sua rilevanza nell’economia tedesca e nell’occupazione è scesa costantemente a favore dell’industria e del terziario, e oggi rappresenta l’un per cento del valore aggiunto lordo del Paese, e impiega meno del due per cento degli occupati in Germania.
Tuttavia, la protesta degli agricoltori potrebbe diventare problematica per Scholz qualora riuscisse a saldarsi ad altre dinamiche. Sulle proteste, infatti, si giocherà la prima grande partita dell’opposizione in vista delle europee del 2024 e, più in prospettiva, nel percorso che porterà la Cdu a provare a costruire una maggioranza alternativa in vista delle prossime elezioni federali del 2025. Anche Alternative für Deutschland proverà a capitalizzare, visto che nel 2024 si voterà in tre Länder (Sassonia, Turingia e Brandeburgo) in cui è tradizionalmente forte.
Se le opposizioni riuscissero a creare un fronte ampio, la pressione sul governo aumenterebbe in maniera considerevole. Anche perché la protesta degli agricoltori potrebbe affiancarsi ad altre: in questi giorni, per esempio, inizia un nuovo sciopero dei macchinisti delle ferrovie, mentre nel corso del 2024 sono attese una serie di nuove trattative salariale collettive in settori ad alta occupazione, come la chimica e metallurgia.
La protesta degli agricoltori, in sé più mediatica che sostanziale in termini elettorali, potrebbe quindi, nei prossimi mesi, rivelarsi una fase di un’opposizione più ampia al governo, ma affinché ciò avvenga serviranno una serie di mosse dei partiti alternativi alla maggioranza (e della maggioranza stessa), oltre che, come sempre, il concatenarsi di una serie di elementi non preventivabili.