La sensazione, quando si arriva all’Albergo Tre Cime, è quella di lasciarsi tutto alle spalle. La fatica, lo stress, la fretta, la distrazione. Il mondo rimane là fuori e ti ritrovi circondato da sentieri aggrovigliati e l’abbraccio dei monti del Brenta. Il Tre Cime lo si incontra appena si scende dalla funivia, che collega il paesino di Mezzorocona, giardino vitato della Piana Rotaliana, con il Monte di Mezzocorona: 620 metri di dislivello nel vuoto che già di per sé diventano un’avventura, se si ha il coraggio di tenere gli occhi aperti e godersi il panorama. A pochi passi un ponte sospeso, uno skywalk che domina tutto il territorio: dall’Altopiano della Paganella, fino al Val di Fiemme. Il vento che sferza forte la faccia quando le temperature cominciano a scendere, l’immensità degli spazi sotto che disegnano le case come fossero puntini minuscoli. C’è proprio un altro modo di intendere la vita, vista da quassù.
Annalisa Hauser ha deciso di scommettere tutto su questo monte, partendo da una struttura storica che aveva bisogno di una ventata di vita. Una vita che solo una donna giovane e con il cuore pieno di passione, come Annalisa, può mettere in un nuovo progetto. Un albergo a conduzione familiare, un rifugio dove riscaldarsi dopo qualche ora di trekking, un luogo dove provare le specialità culinarie del territorio, raccontate in modo originale: Annalisa è la padrona di casa perfetta, quella che ti fa sentire a tuo agio, che ti accoglie come se fossi uno di famiglia, che sorride, nonostante la stanchezza e le mille cose che comporta gestire una struttura di questo tipo.
Mentre chiacchieriamo, in una giornata dove il sole cerca di smorzare i meno quattro gradi, si ferma per salutare un uomo di mezz’età che ha appena varcato la soglia del Tre Cime: «Viene ogni domenica a pranzo, sempre da solo, è diventato una presenza rassicurante». Conosce uno per uno i suoi clienti abituali, e gli avventori della domenica riescono subito a calarsi in questa dimensione. Anche i più piccoli, liberi di correre nel prato di fronte, senza vincoli e restrizioni urbane.
All’inizio non è stato semplice. Gli assestamenti, il personale, la pandemia che ha bloccato i flussi. La mamma che dava una mano in cucina, con i piatti della tradizione e quell’ingrediente immancabile, che è l’amore, che ogni madre si porta dietro insieme a ricette e strumenti del mestiere. Poi sono arrivati gli chef (l’attuale è Emiliano Rossi), con tecniche e esperienza, a portare tra i tavoli del Tre Cime un’offerta gastronomica per raccontare il territorio con punti di vista diversi.
«I primi tempi» racconta Annalisa «preparavamo pietanze molto semplici: la polenta, lo spezzatino, le salsicce, la carne salata, i canederli. Poi abbiamo cominciato a costruire un menù che rispettasse il territorio e la tradizione, ma che parlasse anche di noi e della nostra idea di ristorazione e accoglienza». Perché di cibo Annalisa e la sua famiglia se ne intendono, e parecchio. Il padre è il titolare di un’azienda storica in Trentino, dedita proprio alla macellazione e selezione delle carni, e possiede anche un prosciuttificio nel parmense, che produce il prosciutto crudo servito insieme ai taglieri e agli antipasti. La materia prima: ecco cosa distingue il Tre Cime da altri luoghi dove ci si ferma a mangiare e a trascorrere qualche ora.
Sembra banale, ma non lo è: la scelta di Annalisa è quella di ridisegnare il Monte di Mezzocorona ripartendo da questo luogo e esaltandone i sapori e le storie di chi sta dietro ogni produzione. I formaggi provengono, ad esempio, da piccole aziende nella Val di Sole, qualche valle più in là. Le patate per gli gnocchi sono coltivate nella zona, così come altri ortaggi, il cavolo cappuccio, la zucca, arrivano da una cooperativa, dove lavorano dei ragazzi autistici, che oltre che fare i contadini, si impegnano anche per colorare le cassette di legno, in cui questi ortaggi vengono conservati e consegnati. Un chilometro quasi zero, un chilometro possibile e giusto, si potrebbe dire: «I pomodori ovviamente qui sono difficili da produrre, ma, una volta acquistati, la salsa di pomodoro la facciamo rigorosamente noi» dice infatti Annalisa. E chi si siede ai tavoli del Tre Cime ringrazia.
Il menu è davvero la fotografia perfetta di questo luogo e della famiglia Hauser. I formaggi e i salumi sono spesso accompagnati dalla specialità della casa, la torta di patate, che abbiamo assaggiato durante uno degli ultimi appuntamenti di Forketters. Un antipasto, un pasto unico, che riesce davvero a conquistare tutti i palati: si tratta di una ricetta antica fatta solo con patate, strutto e sale. Scrocchiarella, golosa, perfetta: già da sola vale un viaggio tra queste montagne.
La polenta qui è fatta con la farina di Storo, altra particolarità di questo territorio, prodotta con il grano Marano, che viene coltivato senza forzature agronomiche e macinato poi nel mulino da cui prende il nome. I secondi piatti vanno dal tradizionale, come lo spezzatino di cervo, sino ad arrivare a gusti più forti e marcati, come il quinto quarto di coniglio e capretto cotto in umido e servito con l’immancabile polenta.
Ciò che colpisce è proprio il rispetto per questo luogo, che non viene snaturalizzato, ma che anzi ritrova una nuova dimensione giovane e contemporanea. E forse, insieme all’anima bella di Annalisa Hauser, riunisce in sé l’essenza stessa dell’ospitalità e della ristorazione che ci piace.
Albergo Tre Cime
Località Monte di Mezzocorona, 6 – Mezzocorona (Tn)