Labour WeeklyLe lavoratrici madri hanno ricevuto poche tutele dal governo

Per l’ennesima volta, le promesse elettorali si sono scontrate con la realtà dei conti pubblici e hanno perso. Non hai un contratto di lavoro stabile ma hai tanti figli? Peggio per te

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L’ultima legge di bilancio ha previsto delle misure limitate e temporanee a favore delle lavoratrici madri. Nonostante i proclami governativi rivolti alla necessità di aumentare la natalità in Italia, le esigenze di austero risparmio hanno avuto ancora una volta la meglio. Oggi le dipendenti con prole hanno qualche tutela in più rispetto al 2023, ma siamo ancora distanti da quello che accade in altri Paesi come – ad esempio – in Francia.

Le madri che terminano il congedo obbligatorio di maternità dopo il 31 dicembre 2023 hanno diritto al pagamento di due mensilità a titolo di congedo facoltativo parentale con un’indennità pari all’80 per cento della retribuzione. Questa misura vale soltanto per il 2024. Dal 2025, la seconda mensilità di congedo parentale sarà indennizzata con il 60 per cento della retribuzione della lavoratrice. Gli ulteriori periodi di congedo parentale continuano a essere remunerati con un’indennità pari al 30 per cento dello stipendio. Un importo francamente irrisorio per chi deve gestire le spese di una famiglia con un figlio appena nato.

Un’altra misura contenuta nella legge di bilancio prevede un esonero totale della contribuzione previdenziale e assistenziale a carico delle dipendenti assunte a tempo indeterminato che hanno almeno tre figli, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. L’esonero è finanziato per i periodi di paga compresi tra il 1 gennaio 2024 e il 31 dicembre 2026 e ha un limite massimo di 3.000 euro per dipendente. Ai posteri l’arduo compito di tutelare le dipendenti assunte a tempo indeterminato dal 1 gennaio 2027.

In via sperimentale, per il solo 2024, l’esonero contributivo descritto sopra trova applicazione anche in favore delle lavoratrici madri assunte a tempo indeterminato con due figli, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Le lavoratrici assunte a tempo determinato o con altre forme contrattuali precarie invece continueranno a pagare regolarmente i contributi. Non hai un contratto di lavoro stabile ma hai tanti figli? Peggio per te.

A parere di chi scrive, le tutele elencate sopra non possono in alcun modo invertire la tendenza demografica del nostro Paese. Per l’ennesima volta, le promesse elettorali si sono scontrate con la realtà dei conti pubblici e hanno perso. Ad ogni modo, se siete dipendenti stabili con almeno due figli o se siete diventate mamme da poco, godetevi questa sconfitta dal sapore agrodolce.

*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi

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