La destra si batte spostandosi a destra: questa è la svolta impressa da Emmanuel Macron al suo movimento. Uscito da un anno terribile, minato dalla mancanza di una maggioranza parlamentare, dopo avere imposto la riforma delle pensioni solo grazie a trappole regolamentari, dopo avere subìto una legge sull’immigrazione tanto di destra – al punto da essere votata da Marine Le Pen – il presidente francese ha deciso di uscire dal doppio registro, un po’ di sinistra e un po’ di destra, che è stato la sua forza durante il suo primo mandato e che ora è la sua debolezza.
Ha così licenziato la premier Élisabeth Borne, di provenienza socialista, e l’ha sostituita col giovanissimo Gabriel Attal, anch’egli ex socialista, segretario del partito di Macron, e, da ministro della Cultura, dedito a un decisionismo che piace alla destra. Ma soprattutto Emmanuel Macron ha impresso una svolta nettissima a destra alla sua politica nominando ministro della Cultura Rachida Dati, personaggio simbolo della presidenza Sarkozy. Mossa machiavellica che evidenzia più progetti intrecciati tra loro.
Progetti che hanno un fine esplicito: prendere atto che la propria coalizione, Renaissance, è in crisi di consensi e quindi costruire una nuova maggioranza che riesca a battere nel 2027 una Marine Le Pen a oggi data dai sondaggi per probabile futuro presidente della Francia, sottraendole voti da destra.
Le intenzioni di voto in vista delle elezioni europee sono nette: il Rassemblement National di Le Pen, guidato dal giovane Jordan Bardella, viaggia tra il ventinove e il trenta per cento. Renaissance è distaccata di ben dieci punti, attorno al ventuno per cento. I neogollisti di Les Républicains sono fermi all’8-9 per cento. La sinistra, al solito, è frantumata. Fallita la coalizione lanciata da Jean-Luc Mélenchon, oggi è divisa tra il blocco socialisti-Verdi attorno al nove per cento, France Insoumise attorno al sette per cento e poi i comunisti, gli ambientalisti, i trotzkisti ecc. con piccole percentuali.
In questo quadro, Emmanuel Macron ha sparigliato le carte facendo entrare nel Gabinetto Rachida Dati, con un chiaro obiettivo: arrivare alle presidenziali del 2027 costruendo attorno al proprio successore designato – probabilmente il suo popolare alleato Édouard Philippe – non già un assetto di centrosinistra, come ha fatto nelle prime sue elezioni vinte, ma uno schieramento di centrodestra che eroda i voti dei neogollisti.
Questa scelta, infatti, considerata malissimo dai suoi ministri ex socialisti, prefigura uno schieramento del partito di Macron a sostegno proprio di Rachida Dati nelle elezioni per il sindaco di Parigi nel 2025 contro l’attuale sindaco, la socialista Anne Hidalgo. Schieramento che sottintende una profonda intesa, sempre più evidente, tra lo stesso Emmanuel Macron e l’ex presidente Nicolas Sarkozy. Questi, appesantito da più processi, sviluppa da tempo il progetto di traghettare una parte consistente dei neogollisti nella maggioranza presidenziale. Un progetto avversato dal segretario dei neogollisti Éric Ciotti che però non riesce a spostare il suo partito dalle secche di un radicale minoritarismo elettorale.
In questo contesto, dando per scontato un successo pieno di Marine Le Pen alle imminenti europee, le elezioni per il sindaco di Parigi, già rilevanti in Francia, assumono un ruolo cruciale. Per Macron addirittura vitale. Se riuscirà a vincerle convergendo sulla candidata neogollista Rachida Dati, punterà a far nominare il suo successore designato alla presidenza della Repubblica contro Marine Le Pen con la stessa maggioranza. Le Monde denuncia già il sarko-macronisme. Se così sarà, sarà uno scontro tutto e solo interno alla destra.