Antisemitismo: ricapitoliamo? Premesso che l’antisemitismo è bbrutto bbrutto bbrutto, specie alla luce della Costituzione antifascista della Repubblica democratica fondata sulla Resistenza antifascista, sul reddito da 25 aprile e sul vitalizio da Bella Ciao, sull’Anpi, sull’Atac, sulla pace, su Sanremo, sulle leggi democratiche contro l’odio e contro il ritiro dei ghiacciai, sulla magistratura democratica, sul sindacato democratico, sulla Rai democratica, sulla Prima della Scala democratica, sul cinema democratico, sul teatro democratico, sui fumetti democratici, sul giornalismo democratico e sui comitati di redazione democratici, sulla scuola democratica, sull’università democratica, sui vigili urbani democratici, sui forestali democratici e sul taglio democratico delle ciocche democratiche dei capelli democratici, ecco, premesso tutto questo, ma dove sta l’antisemitismo?
Abbiamo capito che non sta nel 7 ottobre, che non viene dal nulla, come ha spiegato il Senhor Guterres e come ha raddoppiato la sua consulente, l’avvocata farlocca dei diritti umani – sì sì, quella lì, quella che gli Stati Uniti sono soggiogati dalla lobby giudaica – che l’altro giorno gliel’ha spiegato da par suo al sionista, a Emmanuel Macron, che il 7 ottobre non ne hanno sgozzati milleduecento e rapiti qualche centinaio perché sono antisemiti. Macché lo hanno fatto perché Israele è genocida.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nei proclami dei terroristi secondo cui bisogna rifarlo, il 7 ottobre, dal fiume al mare, e ammazzare gli ebrei ovunque si trovino: è resistenza. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta negli aeroporti e negli alberghi in cui si esercita la caccia all’ebreo: è protesta.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel corteo capeggiato dalla stronza che grida «Fuori i sionisti da Roma»: so’ ragazzi. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nell’assalto alle fiere che ospitano gli stand degli usurai: è critica anticapitalista. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel bastardo che in un liceo romano invita gli studenti a mettersi nei panni del compagno israelita, affinché provino ad assumere il suo punto di vista di appartenente alla schiatta genocidiaria: è educazione pluralista. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel malvissuto stalinista secondo cui “Israele ha perso il diritto a essere Stato, se mai lo ha avuto”: è geopolitica coi controcazzi.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nelle stelle disegnate sulle case degli ebrei, nelle sassate ai bambini con la kippah, nelle bastonate ai rabbini, nelle squadracce pacifiste adunate davanti ai negozi e ai ristoranti degli ebrei: è confronto sociale. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta, da Londra a Parigi a Berlino a New York a Madrid, nello strappo dei volantini con le immagini degli ostaggi: è tutela del decoro urbano.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta, qui da noi, nella Repubblica democratica fondata sulla Costituzione antifascista fondata sulla Resistenza eccetera, non sta nella rimozione e deposizione nella monnezza dei volantini con le immagini degli ostaggi: è par condicio, dice Amnesty Italia, perché se fossero stati ostaggi valdostani, o liguri, o del Principato di Monaco, o di Berna, o maltesi, o di San Marino, e pure di Frascati o di Abbiategrasso, cari i miei critici, avremmo fatto lo stesso nonostante le proteste dei discendenti delle vittime del genocidio dei valdostani, dei liguri e dei sudditi del Principato di Monaco, nonostante il disappunto dei bernesi, dei maltesi e dei sanmarinesi sopravvissuti ai campi di concentramento e nonostante la rabbia dei superstiti dei pogrom inflitti alla razza frascatese o ai fedeli della religione abbiategrassina.
Schiena dritta, perdio: non sono forse tutti uguali, gli ostaggi? Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel boicottaggio delle imprese esercitate dagli ebrei: è che fanno concorrenza sleale alle produzioni democratiche yemenite e nordcoreane. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel boicottaggio delle istituzioni scolastiche ebraiche: è che l’alfabeto è diverso. Ah, poi dimenticavamo che poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nelle rettoresse democratiche secondo cui mica puoi farla semplice nel giudicare l’inno al genocidio degli ebrei, perché dipende dal contesto, e il giorno dopo il pacifista dell’Italia pacifista a spiegare che guarda un po’ cosa ti combina l’Entità Sionista, che vuole cacciare quelle coraggiose donne di pace.
Quindi, no: niente antisemitismo in tutta quella roba. Ma allora ’ndo sta questo antisemitismo? Non c’è, perché se poco poco fa capolino la Repubblica democratica eccetera eccetera je mena forte.