Flop for the agesLa leadership di Sunak non è mai stata così in bilico

La sconfitta alle suppletive di giovedì conferma il momento complicato del premier e dei Tories: il governo sta avendo un evidente calo di popolarità, il Regno Unito è appena entrato in recessione tecnica e secondo qualcuno i Conservatori dovrebbero coinvolgere nei loro piani futuri i populisti di Reform Uk

AP/Lapresse

Alla fine è successo, i Conservatori del premier britannico Rishi Sunak hanno perso entrambi i seggi in palio nelle elezioni suppletive di giovedì 15 febbraio. Un disastro annunciato che addensa le nubi attorno alla leadership di Sunak. Che questo periodo fosse piuttosto negativo per lui lo si era capito anche nei giorni scorsi: prima, è stato criticato per aver accettato una scommessa da mille pound con il giornalista Piers Morgan, successivamente ritirata, sull’eventualità che i voli di ricollocamento degli immigrati illegali verso il Ruanda riescano a decollare prima delle prossime elezioni. Poi, la mazzata finale: giovedì è stato reso noto che l’economia del Regno Unito è scivolata tecnicamente in recessione negli ultimi tre mesi del 2023. Nel mezzo, tante polemiche sia con il leader laburista Keir Starmer sia con una parte consistente della galassia conservatrice.

C’è anche da dire che il terreno per queste suppletive era di per sé poco fertile, per usare un eufemismo. La contesa ha coinvolto due seggi: Wellingborough, nell’Inghilterra centrale, e Kingswood, poco fuori dalla città di Bristol, nel sudovest dell’isola. Due circoscrizioni che avevano scelto i Tories per la loro rappresentanza in parlamento. Nell’area di Wellingborough, il seggio vacante era quello di Peter Bone, veterano Tory accusato di vari abusi, sia verbali che sessuali. Per i Conservatori rimpiazzare l’uscente Bone è stato piuttosto problematico e alla fine, nonostante tutto, la scelta è ricaduta sulla sua compagna Helen Harrison; secondo il Sunday Times, in caso contrario Bone avrebbe minacciato di candidarsi da indipendente.

Per tutta risposta, Rishi Sunak si è rifiutato di appoggiare pubblicamente Harrison, insistendo sul fatto che la selezione fosse una questione di competenza del partito locale, e il resto dei Tories ha fatto lo stesso. Secondo quanto riportato dal Northamptonshire Telegraph, un giornale del distretto, la base locale del partito avrebbe paragonato l’atteggiamento dell’élite Tory al tumbleweed, la famosa balla di fieno che rotola nel deserto. Solo uno sparuto gruppo di esponenti conservatori si è presentato a Wellingborough in campagna elettorale e ben pochi hanno pubblicizzato la loro presenza sui social. Persino la candidata Harrison ha postato per l’ultima volta su X l’11 gennaio e le richieste dei media nazionali di intervistarla sono state respinte.

Il basso profilo della campagna conservatrice è andato in contrasto con l’irrequietezza dei Laburisti, che forti del vento in poppa hanno fatto la voce grossa nel distretto: decine di parlamentari Labour hanno visitato la zona nelle ultime settimane per sostenere la candidata ventisettenne Gen Kitchen, e tra questi non poteva mancare Sir Keir Starmer.

Le polemiche per Sunak non sono state da meno neanche a Kingswood, l’altro seggio in palio, dove era stata indetta un’elezione suppletiva dopo le dimissioni di Chris Skidmore, una delle principali voci green dei Tories, in segno di protesta contro la proposta di legge del governo che ha consentito il rilascio di nuove licenze per petrolio e gas. Alla fine, il laburista Damien Egan, ex sindaco di Lewisham, nel sud-est di Londra, ha trionfato contro il conservatore Sam Bromiley.

Questa doppia sconfitta certifica la crisi di consensi attorno a Sunak e al suo partito, con svariate conseguenze a livello nazionale: basti pensare che durante questo mandato i Tories hanno perso più elezioni suppletive di qualsiasi altro governo dagli anni Sessanta. Un fallimento for the ages, si direbbe da quelle parti. Da luglio in poi, il Labour ha sottratto sei seggi ai Conservatori: un 6-0 tennistico che fa impallidire persino Jannik Sinner.

Le proporzioni di questo insuccesso aprono la strada a una serie valutazioni post-elettorali, la famosa “analisi della sconfitta” che in Italia è di solito caratteristica (o meme) dei partiti di centrosinistra. «Gli elettori di Wellingborough e Kingswood hanno detto una sola cosa con una sola voce: l’era Tory è finita», ha scritto Polly Toynbee nel suo editoriale sul Guardian. Il nodo principale per Sunak ora resta la frammentazione del fronte conservatore, con l’ascesa di Reform Uk, l’ex Brexit Party che avevamo raccontato su Linkiesta, sotto i riflettori. Molti deputati Tory temono che una spaccatura del voto di destra possa facilitare una vittoria schiacciante dei Laburisti alle prossime elezioni: ne hanno ben donde, considerando che secondo YouGov adesso Reform Uk veleggia sopra il dieci per cento nei sondaggi nazionali.

Una cifra ampiamente confermata anche da queste suppletive: con il tredici per cento a Wellingborough e oltre il dieci per cento a Kingswood, il movimento oggi guidato da Richard Tice si è imposto saldamente come terza forza in questa consultazione, schierando due ex europarlamentari, Ben Habib e Rupert Lowe. E pensare che il partito aveva inizialmente pensato di boicottare il voto a Kingswood in segno di protesta per il fatto che Skidmore avesse scatenato la competizione a pochi mesi dalle elezioni generali.

Secondo molte voci conservatrici, adesso bisognerebbe coinvolgere la base del partito di Farage con un nuovo, solido leader per essere di nuovo in gara; YouGov ha però osservato che la maggior parte degli elettori di Reform non ha intenzione di tornare ai Tories. Sembra piuttosto il contrario: invece che essere i Conservatori a inglobare Reform, è lo stesso Farage che nell’ultimo periodo ha ipotizzato una sorta di scalata al partito di Sunak. Il leader populista si è infatti vantato in una lunga intervista di aver ricevuto molti messaggi da parte di parlamentari Tory, suggerendo che si tratterebbe di «una ricostituzione del Partito conservatore», in direzione estremista e populista.

Ora, la fronda di dissidenti che negli scorsi mesi ha cercato di mettere in dubbio la leadership di Sunak potrebbe cogliere la palla al balzo e cercare di sbarazzarsi dell’attuale premier. Anche se c’è molto meno accordo su chi dovrebbe essere il prossimo leader – si parla spesso dell’ex ministra dell’Interno Suella Braverman e della ministra del Commercio Kemi Badenoch. In generale, il buon risultato di Reform Uk potrebbe scatenare il panico tra i vertici e, in ultima analisi, costringere il partito di governo a svoltare più a destra.

Ulteriori congiure a palazzo potrebbero però non essere di aiuto ai Tories: l’editorialista del Financial Times Robert Shrimsley ha scritto che il Paese merita «un’amministrazione che utilizzi i mesi che le restano per governare con dignità e competenza, che spenda i soldi con saggezza», invitando tutti ad abbandonare i coup de théâtre e a lavorare per risolvere le questioni politiche. A godersi il caos ora sono i Laburisti di Starmer, che hanno ribaltato le grandi maggioranze Tories in entrambi i distretti. Non bisogna però cantare vittoria troppo presto: la campagna elettorale è lunga e molti fattori imprevedibili (come l’affluenza o il futuro politico di Sunak) potrebbero cambiare le carte in tavola.

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