Con una mossa che non era mai stata fatta prima da un presidente americano, Joe Biden ha emesso un ordine esecutivo che impone sanzioni contro quattro estremisti israeliani residenti negli insediamenti della West Bank accusati di avere aggredito alcuni palestinesi. Biden ha parlato di livelli di violenza «intollerabili».
Le sanzioni tagliano fuori i quattro coloni dal sistema bancario e da eventuali proprietà e conti americani e inoltre impediscono loro di mettere piede negli Stati Uniti. Ed è soltanto un inizio, perché ci saranno sanzioni anche contro altri estremisti israeliani – annuncia la Casa Bianca. Una decisione, la prima «ostile» nei confronti di Israele, criticata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu.
L’ordine esecutivo si lega con la situazione di Biden in patria. Non a caso è arrivato a poche ore dall’inizio della visita di Biden nel Michigan, dove c’è una grande comunità di elettori arabo-americani ostili all’appoggio americano dato a Israele. E il Michigan è uno Stato essenziale per vincere le elezioni di novembre. Ma la politica interna conta solo in parte.
Il giorno prima, si è diffusa la notizia secondo cui il dipartimento di Stato starebbe studiando come riconoscere lo Stato palestinese dopo la fine della guerra a Gaza. Il segretario di Stato americano Tony Blinken avrebbe chiesto di analizzare e valutare i possibili scenari, facendo intravedere un cambio di paradigma.
Il primo ministro israeliano ha parlato di «ostilità», rispondendo che la maggior parte degli israeliani nella West Bank sono cittadini che rispettano la legge, che Israele punisce chi non lo fa e quindi non c’è bisogno di sanzioni dall’estero.
Ma Bibi deve gestire soprattutto il possibile accordo per un cessate il fuoco a Gaza. Secondo Reuters, Hamas avrebbe ricevuto la proposta di tregua di Parigi per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza, senza però dare ancora alcuna risposta. Mentre Majed al-Ansari, portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, ha dichiarato che Israele ha «accettato la proposta di cessate il fuoco». I ministri dell’ultradestra israeliana, Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, contestano l’accordo con Hamas e minacciano di far mancare l’appoggio dei loro partiti al governo Netanyahu se sarà approvato, perché – sostengono – è come far vincere il gruppo palestinese. Ecco perché un accordo con Hamas potrebbe mettere fine al governo di Netanyahu.
Il Qatar, grande sponsor di Hamas e dei negoziati, in queste ore dice che l’accordo è molto vicino, ma già in passato ha peccato di ottimismo e ha fatto annunci che poi non sono stati seguiti dalla realtà. È senz’altro vero, però, che dal primo dicembre a oggi non si era mai stati così vicini a una possibile tregua e a uno scambio fra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Intanto, per indebolire Hamas e liberare gli ostaggi, il gabinetto di guerra israeliano starebbe considerando la possibilità di limitare la quantità di aiuti che entrano a Gaza.
Gli Stati Uniti, intanto, avrebbero inoltre approvato un piano per colpire obiettivi iraniani in Siria e Iraq. L’annuncio è arrivato dopo l’attacco con i droni contro una base militare statunitense in Giordania, che domenica ha ucciso tre soldati. Le indiscrezioni parlano di una breve campagna, di qualche giorno, di raid aerei contro bersagli iraniani in Iraq e in Siria.