Leopardo delle neviChi è Oleksandr Syrsky e come può cambiare la strategia militare ucraina con lui al comando

Zelensky ha nominato il nuovo numero uno delle Forze Armate, che sostituisce Zaluzhny. Conosce molto bene la mentalità dei russi in battaglia, ha avviato le collaborazioni con la Nato e si è distinto nella guerra in Donbas. Ma in patria alcuni lo accusano di aver sacrificato troppi uomini sul campo

AP/Lapresse

La decisione era nell’aria da settimane, ma solo ieri Volodymyr Zelensky ha ufficialmente sollevato dall’incarico di comandante delle Forze Armate ucraine il generale Valery Zaluzhny. Già nell’intervista esclusiva alla Rai, il presidente aveva parlato della necessità di un reset generale della leadership politico-militare a due anni dall’inizio dell’invasione russa. Infatti, la rimozione di Zaluzhny è stata anticipata dal licenziamento della ministra per gli Affari dei Veterani Yuliia Laputina, a cui forse seguirà un rimpasto di governo o altre nomine politiche.

Zelensky ha proposto formalmente a Zaluzhny di «restare parte della squadra», non è noto con quale incarico: sembra più che altro una mossa necessaria per far digerire all’opinione pubblica la sostituzione di un ufficiale molto popolare. E infatti contestualmente ieri Zelensky ha annunciato anche il nuovo comandante in capo, il colonnello generale Oleksandr Syrsky, finora guida di tutte le forze terrestri e del settore operativo Khortytsia (un’isoletta sul Dnipro considerata culla dell’identità cosacca). È il settore del fronte più caldo perché coincide con il Donbas, dove al momento gli ucraini oppongono strenua resistenza ai tentativi russi di avanzare di Avdiivka e altre città. Più a sud confina con il settore Tavria (in memoria della regione della Tauride) comandato dal generale di brigata Oleksandr Tarnavsky, che comprende le regioni di Kherson e Zaporizhzhia fino a Vuhledar.

Zelensky ha citato alcuni ufficiali che sta considerando per ruoli apicali, tra cui i generali di brigata Andrii Hnatov, Mykhailo Drapaty, Ihor Skybiuk, ma anche i colonnelli Pavlo Palisa e Vadym Sukharevskyi. Sembra quindi che voglia mettere in pratica davvero un reset della leadership militare. D’altronde lo stesso Syrsky vorrà probabilmente nominare un ufficiale di sua stretta fiducia per coordinare lo staff militare.

Il generale Viktor Nikoliuk è incaricato dell’addestramento dei soldati mobilitati e arruolati volontari, ma a fine gennaio ha fatto presente che c’è carenza di uomini nell’arma di fanteria, spina dorsale dell’esercito per condurre le manovre offensive e presidiare le trincee. Questo problema deriva da una politica adottata dal governo per rendere meno impopolare la leva, cioè la possibilità per le reclute di scegliere a quale brigata e unità essere assegnati. È evidente che questa possibilità porta molti mobilitati a optare per ruoli tecnici, logistici, nelle retrovie o nell’artiglieria, lontani dalla prima linea, ma anche da operatori di droni. Questa è sicuramente una scelta che Syrsky potrebbe chiedere a Zelensky di rivedere, per distribuire con più equilibrio gli uomini nelle brigate a corto di forze fresche.

Non si tratta solamente di uomini, perché dal 2022 anche le donne arruolate sono aumentate del quaranta per cento e attualmente sono circa quarantatremila nei ranghi ucraini. Ma il nodo principale da sciogliere per Syrsky resta quello di una mobilitazione massiccia tra la popolazione, scelta impopolare ma caldeggiata già da Zaluzhny, che Zelensky si è mostrato riluttante a implementare.

Anche la strategia sul campo può cambiare. Oleksandr Syrsky è l’unico con il grado di colonnello generale, abolito nel 2020, quindi superiore a tutti i tenenti generali – che corrispondono al nostro generale di corpo d’armata. Tra gli ufficiali ucraini è apprezzato da alcuni e criticato da altri, soprattutto perché accusato di combattere ancora con una mentalità sovietica. Non a caso è nato nella regione russa di Vladimir, non lontano da Mosca, dove nel 1986 si è diplomato alla prestigiosa accademia militare Mvoku, i cui allievi sono soprannominati kremlovtsy, cadetti del Cremlino.

Tuttavia, è proprio Syrsky che dopo Euromaidan ha inaugurato la cooperazione con la Nato e si è distinto durante la guerra in Donbas, guadagnandosi il soprannome di “leopardo delle nevi”. Inoltre, si deve principalmente a lui il successo nella difesa di Kyjiv del 2022, che gli è valso la decorazione di Eroe dell’Ucraina, nonché la controffensiva di settembre che da Kharkiv ha liberato oltre dodicimila chilometri quadrati a est, travolgendo i russi fino a Kupjansk e Lyman.

Nonostante queste vittorie, Syrsky è accusato da vari analisti e da parte dei militari ucraini di aver sacrificato troppi uomini per le difese a oltranza di Severodonetsk e Lysychansk nel 2022, di Bakhmut nel 2023, che hanno provocato decine di migliaia di caduti. Pur non essendoci cifre ufficiali, infatti, fonti governative americane stimano che l’Ucraina abbia sofferto in totale circa settantamila perdite dall’inizio dell’invasione, mentre i morti russi si aggirerebbero attorno ai centoventimila. Perciò i detrattori di Syrsky pensano che potrebbe trascinare le truppe in operazioni sanguinose con costi altissimi e dall’esito incerto.

Conoscere la mentalità dei militari russi, con cui condivide l’impostazione sovietica, potrebbe però tornare utile per anticipare le mosse del nemico sul campo di battaglia. Con la fine dell’inverno e la rasputiza (le strade fangose a causa del disgelo), la guerra assumerà un ritmo diverso e in primavera Syrsky potrebbe tentare una nuova offensiva verso Melitopol attraverso le fortificazioni russe per spezzare il collegamento tra Crimea e Donbas.

Questa volta con la copertura aerea dei caccia F-16, che erano mancati nel 2023 e possono fare la differenza nel successo dell’avanzata. I russi occupano circa il diciassette per cento del territorio e la priorità di Kyjiv è la liberazione della costa. Si dice che l’anno scorso gli americani avessero consigliato di concentrare tutte le forze su un solo punto di pressione per far crollare le difese di Mosca, ma gli ucraini hanno preferito procedere su più direttrici d’attacco. Syrsky potrebbe tentare una strategia diversa, ma in ogni caso la finestra di opportunità si chiuderebbe quest’anno se alla Casa Bianca dovesse tornare Donald Trump.

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