«The food connect everybody», «il cibo mette tutti in contatto», non possiamo che essere d’accordo. Arriva quasi sui titoli di coda l’affermazione che rappresenta la chiave del film “Veselka: the Rainbow on the Corner at the Center of the World”, un documentario uscito nei giorni del secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina che racconta la storia del più antico e famoso ristorante ucraino a New York, focalizzato sull’enorme lavoro a sostegno della resistenza di Kyjiv dal 24 febbraio 2022. Un posto che per settant’anni è stato conosciuto solo per le sue specialità gastronomiche, ma che è diventato improvvisamente un centro raccolta di aiuti per l’Ucraina. Veselka, a prescindere dall’attualità, è un ristorante considerato iconico dal New York Times. Il film in questi giorni è in programmazione a New York nel cinema vicino al ristorante, ma anche nel New Jersey, a Los Angeles e a Washington.
Realizzato dal regista Michael Fiore, specializzato in documentari e film di animazione, dura un’ora e 46 minuti. Si parte dalla nascita nel 1954 già nell’East Village, sull’angolo tra 2nd Avenue e 9th street (zona conosciuta proprio come “Little Ukraine”), dove ogni giorno vengono preparati cinquemila varenyky (i ravioli ripieni di patate, formaggio e carne che in Polonia e nella cucina ebraica si chiamano pierogi), tremila latkes (frittelle di patate) alla settimana e cinquemila duecento galloni di borscht (quasi ventimila litri) in un anno. Un pezzo di storia della città, ora in mano alla terza generazione della famiglia Birchard, che abbiamo visto in diversi film come “Ocean’s 8”, “Uomini e Donne”, “Un disastro di ragazza” e in serie tv come “Gossip Girl”.
Ma la vita della famiglia, l’attenzione della città e il ruolo del locale sono cambiati negli ultimi due anni di guerra. Di questo racconta il film che apre con le immagini delle donne che preparano i varenyky in cucina parlando in ucraino, sconvolte dallo shock di svegliarsi una mattina e scoprire cosa sta succedendo ai famigliari sotto i bombardamenti russi.
Naturalmente c’è la storia dei primi passi del ristorante che, pur mantenendo sempre i piatti classici della cucina delle origini, si è adeguato al mercato, così oggi nel menu si trovano anche la punta di petto (brisket), i pancake, l’hamburger. Il brunch è un classico e la domenica mattina è necessaria una mezz’oretta di coda prima di potersi accomodare.
Nel film è forte il dramma di chi mentre lavora tiene l’occhio fisso sulle news che arrivano da casa con il cellulare sul banco di lavoro, accompagnato dalla difficoltà di parlare con famigliari che vivono in Ucraina. In pochi giorni dopo l’invasione Jason Birchard, il nipote del fondatore assieme al padre Tom, ha cominciato a pensare a come dare una mano a chi era in difficoltà. Veselka è diventato un punto di riferimento per chi voleva dare un aiuto in Ucraina, soprattutto cibo e vestiti. New York ha messo in campo tutta la sua capacità solidale, sono passati a portare il proprio contributo il sindaco Eric Adams e la governatrice dello stato di New York Kathy Hochul. I colori giallo e blu hanno invaso muri e vetrine a testimoniare, se ce ne fosse stato bisogno, l’immenso orgoglio ucraino. Nel menu è stata inserita una “Save Ukraine Bowl” con tre differenti tipi di varenyky: ogni ordine garantisce un contributo alla Ong Save Ukraine che si occupa di riportare in patria i bambini deportati in Russia.
In questi due anni, l’attività non si è mai fermata, ben dieci familiari di dipendenti del ristorante hanno avuto la possibilità di trasferisrsi a New York a lavorare grazie alla generosità della famiglia Birchard. Due sono i momenti centrali del film: la tournée della nazionale ucraina di baseball che porta notizie da casa e l’arrivo tormentato della mamma di Vitalii Desiatnychenko, entrato nello staff come sguattero fino a diventare direttore generale del ristorante: la mamma parte per un lungo viaggio pieno di incognite e per diversi giorni, quelli del viaggio in pullman per la Polonia, durante i quali è irraggiungibile al telefono. Vitalii fa di tutto per essere sereno, ma la nonna lo chiama angosciata ogni due ore, anche nel cuore della notte, fino a quando finalmente la mamma arriva all’aeroporto JFK di New York. Quella che doveva essere una visita di un paio di mesi si trasforma in un trasferimento definitivo e la mamma comincia a lavorare in cucina dove può parlare la lingua di casa con le altre cuoche.
Vitalii nel film è protagonista anche di un simpatico siparietto sul campo centrale degli Us Open, dove incontra Nadal e si esibisce in un breve scambio con il campione spagnolo e con John McEnroe. Anche il tempio del tennis americano ha dato così il suo contributo al tenace lavoro di Veselka.
In due anni, oltre a cibo e vestiti sono stati raccolti seicentomila dollari. Tanto impegno ha fermato il progetto di rifacimento del ristorante, ma nei prossimi mesi aprirà un Veselka anche a Williamsburg a Brooklyn, un altro spazio c’è da qualche anno nel food court di Grand Central Station. Appettando buone notizie da casa.
Fotografie di Stefano Vegliani