Tutele antimperialisteLa rivoluzione di Maia Sandu per difendere la Moldova da un attacco di Putin

La presidente della Repubblica è impegnata sin dall’invasione russa dell’Ucraina a trasformare radicalmente il settore della difesa nazionale

LaPresse

Lo scorso sette marzo Maia Sandu ed Emmanuel Macron hanno presentato l’accordo bilaterale di difesa tra Parigi e Chişinău. Per la Moldova è un passo in avanti sia nelle relazioni con l’Occidente che sul piano della sicurezza territoriale, messa in discussione dalla minaccia russa e dai tentativi di sabotaggio interno condotti dagli alleati di Putin nel paese. «L’incrollabile supporto» della Francia verso la Moldova si traduce con l’invio di un rappresentante militare francese sul territorio, l’addestramento delle truppe moldave e la fornitura di armi per l’esercito a cui si sommano investimenti in progetti ferroviari, energetici e di approvvigionamento (nello specifico, l’estrazione di risorse naturali) per contribuire allo sviluppo strutturale del Paese alleato.

L’accordo è l’ultima iniziativa in ordine cronologico da parte del governo Sandu per l’ammodernamento della difesa moldava, iniziata all’alba dell’invasione russa dell’Ucraina e accelerata dalle continue provocazioni del Cremlino, nello specifico il peggioramento dei rapporti con i separatisti filo-Putin della Transnistria e le operazioni di guerra ibrida denunciate dai vertici militari della Moldova. In contemporanea all’annuncio dell’accordo con Parigi, Alexandru Musteață, direttore del Sis (Servizio di informazione e sicurezza), ha elencato le principali azioni di disinformacjia perpetrate dai russi, prevedendo nuovi e massicci attacchi per le prossime elezioni di autunno.

«I servizi segreti russi intendono interferire nei processi elettorali anche quest’anno» ha dichiarato Musteață aggiungendo che i servizi sono in possesso di «informazioni sui tentativi di compromettere un referendum sull’integrazione europea, di interferire nelle elezioni presidenziali, così come di screditare le istituzioni governative e i politici che sostengono l’adesione della Moldova all’Unione Europea». Atti a cui si somma la costante minaccia militare del Cremlino, sibillina come al solito, ma non per questo infondata. Con la scusa di una presunta ‘provocazione ucraina nei territori della Transnistria’, il ministero della difesa russa ha parlato di escalation voluta dalla presidente Sandu quando la realtà è ben diversa: il premier moldavo Dorin Rechan ha spiegato ai media internazionali che il Paese è al corrente dei piani militari russi come l’occupazione dell’aeroporto di Chişinău. Questo contesto ci permette di inquadrare il progetto di riarmo della difesa voluto da Maia Sandu.

Fino all’invasione dell’Ucraina del 2022, i tentativi di ammodernamento delle forze armate sono stati pochi e timidi; la Moldova è stata finora uno degli ultimi Paesi per spesa militare (i dati del 2022 la piazzano al centoventiseiesimo posto con lo 0,32 percento del Prodotto interno lordo investito nella difesa) e l’atteggiamento dei governi sulla questione si è tradotto in un equipaggiamento scarno e datato. Fucili di fabbricazione sovietica (principalmente gli AK-74 entrati in servizio con l’invasione russa dell’Afghanistan del 1979), vecchi mezzi corazzati dell’URSS a cui si sommano i veicoli donati negli anni in maniera estemporanea dall’Occidente —dagli Iveco italiani ai Fmtv statunitensi — e un’aeronautica inesistente che conta una manciata di biplani An-2, risalenti al 1947 e fuori produzione dal 2001, e un singolo An-26 degli anni ottanta, entrambi i modelli sono dei residuati dell’ex Unione Sovietica.

È per questo che nel 2022 Maia Sandu avvia una vera e propria rivoluzione del settore acquistando una fornitura considerevole di mezzi corazzati, mitragliatrici, droni, armi di precisione e veicoli di trasporto truppe moderni (i Piranha attualmente in dotazione all’esercito svizzero), a cui si aggiunge il radar militare francese Ground Master 200 (GM200), arrivato alla fine del 2023 che rappresenta l’acquisto più importante sia sul piano economico che strategico, viste le continue violazioni dello spazio aereo moldavo da parte dei russi. Questi investimenti rientrano nel progetto “Esercito-2030” che prevede l’ammodernamento totale dell’esercito in un lasso di tempo di dieci anni con una spesa annuale di cinque miliardi di lei (duecentocinquanta milioni di euro circa). Il bilancio della difesa nel 2024 è aumentato di quattro volte rispetto al 2013, arrivando allo 0,65 percento del Pil (il doppio rispetto al primo anno di invasione russa, ma ancora distante dall’obiettivo previsto nel medio periodo, l’1-2 percento).

Alle riforme strutturali si aggiunge la stretta collaborazione con le forze armate occidentali, dai rapporti con l’Europa attraverso lo European Peace Facility (Epf) — che solo nel 2023 ha stanziato quaranta milioni di euro per la Difesa moldava — al filo diretto con la Nato  che, stando a quanto dichiarato dal segretario generale Jens Stoltenberg, «sta cercando modi per aiutare la Repubblica di Moldova a difendere il suo spazio aereo».

Forniture militari ed esercitazioni comuni con gli eserciti alleati rappresentano un enorme progresso per la riorganizzazione della Difesa moldava a cui si aggiunge il potenziamento del Sis. Parallelamente al riarmo dell’esercito, la Moldova di Maia Sandu ha intrapreso nel 2022 una riforma radicale dei servizi segreti, essenziale date le già citate operazioni di guerra ibrida condotte dal Cremlino.

Gli obiettivi presentati due anni fa dal Collegio del Servizio di informazione e sicurezza erano in linea con ciò a cui stiamo assistendo oggi: attenzione alle attività di controinformazione e di informazione esterna, il rafforzamento della subunità responsabile della reintegrazione territoriale della Repubblica, del segmento del controspionaggio e della difesa dell’ordine costituzionale. Obiettivi raggiunti con le leggi firmate da Sandu tra cui quella riguardante l’attività del Sis, lo status dell’ufficiale di intelligence e sicurezza, oltre che sull’attività di controspionaggio e sull’attività di informazione esterna, entrate in vigore all’inizio del 2023 nell’ottica della riforma generale dei servizi.

I dati dimostrano la portata rivoluzionaria del nuovo approccio alla Difesa intrapreso dal governo di Maia Sandu; ma il cambiamento non si limita agli investimenti e alle innovazioni degli ultimi anni: la Moldova ha abbandonato da tempo il suo atteggiamento di neutralità passiva perché conosce la Russia e non ne sottovaluta la minaccia, avendo visto il suo territorio destabilizzato e messo in discussione dalle mire di Vladimir Putin ed è per questo che ha fatto una scelta di campo netta. La Repubblica di Moldova e i Paesi che ci ostiniamo a ghettizzare con la definizione di ‘blocco post-sovietico’ stanno dando il miglior esempio all’Europa.

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