A fam la bandiga L’apertura del nuovo microbirrificio di Campogalliano è un evento che si festeggia tutti i giorni

Tommaso Mainardi, Raffaele Caccamo, Davide Fontana e Nicola Gaeta hanno aperto la loro start-up dedicata al mondo della birra e completa di taproom dove celebrare grandi imprese e non

Birrificio Bandiga, foto di Maria Vittoria Caporale

«A fam la bandiga» è un modo di dire dialettale che si usa nella zona di Modena e Bologna e si traduce con «facciamo la bandiga». Si tratta dell’usanza di celebrare la fine di un’opera, di un lavoro – attestata già nel 1180, quando a Forlì si festeggiò il completamento del campanile di San Mercuriale – nata per festeggiare la fine della costruzione di una casa, sulla quale, una volta finita, si metteva una bandiera per poi bere e mangiare in abbondanza tra amici, colleghi e famiglie. È il festeggiamento per il raggiungimento di un obiettivo, la fine di un grande lavoro: dalla costruzione di una casa, appunto, alla fine della stagione del raccolto.

Ora, a Campogalliano, nel modenese, ci sono quattro amici che hanno deciso di «fare bandiga» tutti i giorni, nel loro microbirrificio appena nato.

 

Bandiga è una start-up che porta con sé e con il suo nome una grande energia che nasce dall’amicizia e dalla passione condivisa di quattro amici emiliani, nessuno dei quali originario di Campogalliano: Tommaso Mainardi, Raffaele Caccamo, Davide Fontana e Nicola Gaeta. Non tutti proprio coetanei – nati tra gli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta – galeotto fu un corso di degustazione birra dove si sono conosciuti. Hanno poi fatto un paio di viaggi per seguire la passione che li accomuna, prima in Belgio e poi in Franconia, ed è nata l’idea del progetto, nel 2019. Nel 2021 hanno costituito una società e poco più di un mese fa hanno aperto le porte del Birrificio Bandiga.

Quattrocento metri quadrati permettono di cominciare a fare sul serio ai quattro ex homebrewer, che producevano, cioè, birra in casa.

Per ora solo Davide lavora esclusivamente in birrificio, mentre gli altri tre hanno anche un altro lavoro, ma ognuno, in Bandiga, si occupa di ciò che è più nelle sue corde e poi, su turni, fa servizio nella sala degustazione, una piccola taproom di circa trenta metri.

Nel birrificio si producono circa seimila litri al mese suddivisi in sei stili di birra – ci sono quelli richiesti dal mercato e immancabili, come la Pils e la Keller, e ci sono anche quelli che li appassionano di più come la Tripel e la Bock – che maturano per circa sei settimane in quattro fermentatori prima di essere messi in lattina – la latta aiuta la conservazione evitando l’esposizione alla luce ed è anche cento per cento riciclabile – o in fusti, oggi entrambi venduti direttamente, senza intermediari, sia a privati che a locali già specializzati nella birra artigianale, con una clientela consapevole, attenta e pronta.

Le birre di Bandiga sono a basso grado alcolico, con corpo leggero, che chiamano a gran voce la convivialità. Proprio per questo l’idea è sempre più quella di aprire il birrificio a visite guidate con degustazione e partecipare a eventi esterni per raccontare e suscitare la curiosità nei confronti di questo tipo di produzione che, in Italia, ha conosciuto il suo anno magico nel 1996.

Quella di Bandiga si autodefinisce «birra sincera fatta in Emilia». Sebbene alcuni ingredienti siano italiani, come l’orzo pugliese e abruzzese, per adesso qui si esclude la possibilità di fare una birra al cento per cento italiana, anche se c’è la speranza di poter trovare ciò che si cerca, in termini di qualità e apporto organolettico – nel luppolo, ad esempio, oggi acquistato da Paesi europei, Stati Uniti e Nuova Zelanda – in ciò che viene prodotto sul territorio nazionale, anche perché il settore si sta muovendo in questa direzione, come nel caso della varietà di luppolo Cascade di origine americana, coltivata a Campogalliano da Italian Hops Company.

Mentre le birre maturano è possibile osservare la sala di produzione, tutti i giorni, dalla grande vetrata della taproom, aperta tutti i giorni dalle 17 alle 20.

Qui si fa letteralmente Bandiga – si festeggia la fine della giornata lavorativa, che è, a prescindere dalla sua durata relativa, un’opera, un obiettivo raggiunto – degustando quattro birre alla spina a rotazione.

Foto di Maria Vittoria Caporale

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