Come si raggiunge l’equilibrio perfetto in una pizza? È una domanda che ci siamo posti spesso e che si è affacciata più prepotentemente quando abbiamo avuto l’occasione di chiacchierare con Giulia Zoavo, grafica, illustratrice e amante della cultura pop, davanti a una pizza de L’industrie Pizzeria a New York, progetto vincente del pistoiese Massimo Laveglia, con le sue sedi a Brooklyn e nel West Village. Connessione che è nata quando Giulia ha cominciato a raccontare qualche dettaglio del suo lavoro, i passaggi, come si arriva a un risultato soddisfacente. Un gioco a livelli, in cui la struttura arriva alla perfezione appena si eliminano le sovrastrutture non necessarie. Proprio come accade per la pizza.
È vero, spesso ci troviamo di fronte a impasti lasciati al caso, dove sembra vincere chi mette più ingredienti nel piatto e nel menu leggiamo liste interminabili di topping per ogni pizza diversa. È un po’ il gioco che ha fatto il marketing negli scorsi anni: molti pizzaioli, credendo di avvicinarsi al mondo della cucina, hanno cercato di imitare gli chef, pensando che la pizza perfetta fosse quella più ricca, piena, affollata.
Ragionamento completamente errato però, perché non è aggiungendo ingredienti che si trova il giusto equilibrio, ma anzi. L’equilibrio lo si raggiunge dando lo spazio corretto solo a quei protagonisti che trovano un senso nella storia. Proprio come accade nelle illustrazioni e nei progetti grafici. Giulia ha da poco elaborato un sistema di linguaggio per icone per il New York Times, che diventa l’esempio perfetto di come la comunicazione grafica debba essere essenziale per arrivare al cuore della comprensione.
Gli stessi elementi li possiamo traslare anche sulla pizza. Non è un caso, ad esempio, che spesso, quando si vuole davvero capire l’anima (e la bravura) di un pizzaiolo, si scelga di dedicare il primo assaggio alla pizza per eccellenza, la Margherita, che certo può essere declinata in modi diversi a seconda di chi la realizza, ma mantiene sempre una sua semplicità. Semplicità che è data proprio dallo sposalizio di pochi, ma fondamentali ingredienti. È così che possiamo mettere a confronto l’arte e la genialità di un’illustratrice come Giulia Zoavo e la pizza: in un metodo che elimina il superfluo per lasciare spazio solo all’essenziale significativo. Il parallelismo arriva nell’immediato.
Quando pensiamo a un simbolo, come ad esempio possono essere gli emoticon, ci rendiamo conto che riusciamo subito a captarne il significato, senza troppe spiegazioni. Lo stesso processo mentale deve avvenire quando ci scegliamo una pizza dalla carta e ce la ritroviamo davanti sul piatto: gli ingredienti devono trovare una strada condivisa nel palato, la confusione distoglie l’attenzione dall’equilibrio nel gusto e nella sua dimensione tattile. Così come distrae anche nel racconto che quella pizza e quel determinato pizzaiolo vogliono trasmettere.
Giulia Zoavo su questo è chiara: le illustrazioni devono raccontare una storia per immagini. La pizza lo fa con il sapore, gli ingredienti e le consistenze, in una struttura narrativa che parte dalla scelta degli impasti fino ad arrivare ai topping. Un racconto condiviso, così lo potremmo definire, perché poi è racchiuso tutto lì il tema portante dell’esperienza in pizzeria. È così per la pizza ed è così anche per l’arte, che non rimane rinchiusa in un pensiero, ma viene estrapolata per poter essere vissuta anche da altri. È così anche, e soprattutto, per Giulia, che durante la pandemia ha affittato uno spazio in montagna per vivere insieme ad altri artisti e che oggi ha allargato questa sua idea per farla diventare qualcosa di più stabile e progettuale.
Da poco, infatti, è nato “Salotto”, uno spazio creativo nel vivace quartiere newyorkese di Williamsburg, dove creativi di diversa estrazione artistica si incontrano, lavorano e sperimentano idee. Una sorta di simposio, nato con la voglia di ricreare una comunità italiana negli Stati Uniti, ma che è diventato inclusivo e aperto anche al territorio e alla cultura ospitanti. Non è questo il vero senso della pizza? Un’esperienza da vivere insieme, in un luogo e in un momento condiviso. Come il tempo, e il gusto, di una pizza.
Questo articolo fa parte di “A Spicchi”, il progetto di Petra e Molino Quaglia. Qui il link per l’iscrizione alla newsletter mensile, da condividere con gli appassionati della pizza.