Art Nouveau I Grand Hotel, simbolo di un’epoca del lusso italiano

Facciate imponenti, splendenti nel loro inconfondibile stile; saloni enormi, luccicanti di lampadari e arredamenti come opere d’arte; stanze grandi, lussuose, sempre accoglienti. Sono i Grand Hotel, emblema di eleganza, capaci di accogliere quel turismo che, tra Otto e Novecento, scopriva il nostro Paese

Foto tratta da “Grand Hotel: Rimini il mito” di Letizia Magnani, Ed. Minerva

Lusso, certo. Eleganza anche. Ma soprattutto classe, fascino e storia. La storia della loro realizzazione e della progressiva conquista della fama, ma anche la grande Storia, quella con la esse maiuscola, scritta dagli ospiti (ricchi, nobili, potenti, famosi, geniali) che in quelle stanze hanno vissuto. È in fondo questo il segno distintivo dei Grand Hotel: molto più dei requisiti richiesti dalla legge per avere il diritto di aggiungere alle quattro o cinque stelle “di categoria” quel titolo che è riconoscimento di prestigio e garanzia di eccellenza.

La storia dei milanesi che pavimentano di paglia le strade intorno al Grand Hotel et de Milan, perché il rumore di carrozze e cavalli non disturbi le ultime ore di vita di Giuseppe Verdi. La storia di Benito Mussolini che al Grand Hotel di Riccione ospita il cancelliere austriaco Dollfuss poco prima dell’annessione forzata alla Germania Nazista e della sua uccisione. La storia della magica trasformazione del Quisisana di Capri da sanatorio a Grand Hotel capace di ospitare teste coronate, attori e scrittori, come Ernest Hemingway. La storia del Grand Hotel di Rimini, oggi legato in modo indissolubile al nome di Federico Fellini, ma già famoso nel mondo per i suoi ospiti (da Caruso a re Faruq) molto prima che il regista romagnolo ne facesse un mito del grande schermo.

Del resto, prima dell’esplosione del turismo di massa, avvenuta dopo la seconda guerra mondiale, il viaggiare e il soggiornare per piacere era limitato alle classi più elevate e interessava una minima parte della popolazione europea.

La spinta alla nascita del concetto di vacanza arrivò alla fine dell’Ottocento per motivi legati alla salute: si cercavano stazioni climatiche, in montagna o al mare, in luoghi dove fosse possibile prendersi cura di sé. L’aria pura delle Alpi attirava chi aveva problemi di respirazione in località ad alta quota, in cui venivano costruite strutture adatte per l’accoglienza: basti pensare al Grand Hotel Carezza, in Val d’Ega, dove soggiornò persino l’imperatrice Sissi.

Grand Hotel des Iles Borromees & SPA

Ugualmente l’aria del mare, le proprietà curative dello iodio, del sole, della sabbia, del clima mite portarono sulle coste italiane tanti ricchi turisti italiani e stranieri: Bordighera, Sanremo, Viareggio, e poi la Costiera Campana e l’Adriatico. Senza dimenticare i laghi, dal Maggiore a quello di Como al Garda, avamposto di clima mediterraneo per chi veniva dal Nord. È in queste località che vengono costruiti i Grand Hotel, con le loro facciate liberty e le loro grandi, lussuose stanze, con gli splendidi lampadari e gli arredi lussuosi.

Sono i grandi alberghi realizzati tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Venti del secolo scorso per ospitare nelle città e nei luoghi di villeggiatura una clientela particolare fatta di nobili e artisti, gente di spettacolo e grandi industriali, politici e statisti, monarchi in carica e in esilio. Hotel oggi aperti anche a ospiti decisamente più “normali”: se ancora in questi indirizzi si possono incontrare star e politici, non mancano famiglie di villeggianti e manager in viaggio di lavoro, oltre ad aziende e associazioni che li utilizzano per convegni e congressi. Più accessibili, dunque, ma sempre segnati dal fascino dell’eleganza, della classe e della storia.

Rimini
È il primo luglio del 1908 quando viene inaugurato il Grand Hotel di Rimini, voluto per trasformare la città romagnola nella “Ostenda d’Italia” e destinato a diventare emblema di lusso ed eleganza. A renderlo un mito fin dalla sua nascita è in primo luogo l’aspetto: grandissimo, ha una leggerezza e una grazia impreviste, frutto dell’ingegno dell’architetto Paolito Somazzi, con il suo carattere Art Nouveau e la sua splendida facciata che, volutamente, non guarda il mare.

Fino a quel momento a Rimini i viaggiatori avevano soggiornato in ville e villini privati: ora ricchi borghesi e aristocratici hanno un nuovo punto d’incontro, meta di un turismo diverso. Le lussuose stanze dell’albergo ospitano personalità di rilievo assoluto, dal principe Corsini al duca degli Abruzzi, dalla principessa Colonna a Eleonora Duse, Enrico Caruso e Tommaso Marinetti.

Passano gli anni e dopo guerre, incendi, ristrutturazioni, è Federico Fellini a consegnare il Grand Hotel al mito, inserendolo per sempre nell’immaginario collettivo e in una dimensione di sogno, dove la bellezza, l’eleganza e la ricchezza sono come sospese nel tempo: “Amarcord” fa del Grand Hotel l’albergo dei sogni. Un albergo dove hanno dormito re Faruq, Bush, Gorbaciov, Lady Diana e il Dalai Lama, dove è possibile incontrare Vasco Rossi che sfugge all’assedio dei fan o Alberto di Monaco che si presta agli scatti dei fotografi. Un albergo che oggi è monumento nazionale, dove è possibile dormire immersi in un mondo di fascino, ma anche, semplicemente, prendere un tè o assaporare una colazione Belle Époque.

Foto tratta da “Grand Hotel: Rimini il mito” di Letizia Magnani, Ed. Minerva

Viareggio
Viareggio è la perla della Versilia, e il Grand Hotel Royal è uno tra i suoi simboli. La sua maestosa facciata è un elemento caratterizzante della Passeggiata, il lungomare che la sera si anima tra bar e vetrine illuminate. Di fronte al mare, l’edificio è nato come dimora privata nei primi del Novecento, ma già nel 1910 aveva funzione di albergo: «Luce elettrica, bagni, calorifero» si legge su una cartolina di quell’anno, dove la struttura spicca solitaria come un gigante nel deserto.

A godere della magnifica ospitalità dell’albergo furono in questo periodo anche i principi di Russia. L’albergo fu interamente ristrutturato e quindi inaugurato nel 1925: il restauro lo rialzò di tre piani e gli conferì la maestosa forma con le due torrette che ne sono ancora adesso un simbolo (oggi le suite Ondina e Burlamacco). La facciata fu poi impreziosita dalle decorazioni in stile liberty del ceramista fiorentino Galileo Chini.

L’ingresso imponente, il salone da ballo, il giardino interno: tutto è perfetto per accogliere una clientela di altissimo livello: anche Benito Mussolini sceglierà il Grand Hotel Royal per la sua villeggiatura, così come i principi del Belgio. La nobiltà europea e i rappresentanti delle istituzioni danno un grande impulso sia alla città che all’albergo, che vive un momento di grandissimo splendore. Uno splendore che tornerà nel secondo dopoguerra e negli anni del boom economico.

Nel volgere del tempo qui hanno soggiornato scrittori del calibro di Luigi Pirandello, Gabriele D’annunzio, e più tardi Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Pablo Neruda, ma anche artisti, attori e attrici del cinema italiano: le prime “star” degli anni cinquanta da Walter Chiari a Gina Lollobrigida scelgono l’albergo per le vacanze per la certezza del rispetto della riservatezza.

Grand Hotel Royal, Viareggio

Stresa
Inizia nel 1861 la storia del Grand Hotel des Iles Borromées & SPA: a raccontarla ancora oggi è la struttura stessa, in un ambiente che soddisfa le esigenze dei viaggiatori moderni senza compromettere l’atmosfera della Belle Époque. Proprio l’eleganza della Belle Époque è il file rouge del luogo ed è racchiusa negli ambienti comuni sfarzosi arredati nelle preziose tinte porpora, oro e indaco, e nelle magnifiche suite. Come la prestigiosa suite Hemingway, al primo piano dell’imponente edificio in stile liberty che deve il suo nome a Ernest Hemingway: lo scrittore vi soggiornò nell’immediato dopoguerra da convalescente e poi nel 1948 e, incantato dal luogo, vi ambientò parte del suo romanzo “Addio alle armi”.

Del resto la storia del Grand Hotel des Iles Borromées & SPA è la storia degli ospiti. E nei primi anni di vita della struttura a frequentare l’albergo erano turisti provenienti da tutta Europa, inglesi in gran parte, ma anche rappresentanti della nobiltà tedesca, slava e francese, oltre ad esponenti del mondo industriale o finanziario.

Nel 1906, l’apertura del traforo ferroviario del Sempione diede nuovo impulso al turismo, aprendo le porte all’incontro con un altro mito: con l’arrivo dell’Orient-Express, la stazione di Stresa diventò una tappa obbligata sulla linea Londra-Parigi-Milano-Venezia-Costantinopoli, portando al Grand Hotel des Iles Borromées un turismo di élite. Un turismo che ancora oggi sceglie questa struttura non solo per il suo fascino antico, ma anche per la sua contemporanea concezione del lusso: un esempio è la magnifica Des Iles SPA che offre tremila metri quadrati di moderne installazioni dedicate al benessere e trattamenti medico-estetici di ultima generazione.

Grand Hotel des Iles Borromees & SPA

Milano
Il Grand Hotel et de Milan fu inaugurato il 23 maggio 1863: i viaggiatori che vi soggiornavano avevano una meta ben diversa di quanti cercavano aria buona e sole al mare, al lago o in montagna. Come oggi Milano era centro vitale per affari e cultura. E il Grand Hotel era a una manciata di passi dalla Scala. Per questo l’hotel è stato da subito la “casa” dei più grandi artisti di sempre: Verdi, Caruso, Callas e Nureyev, solo per fare qualche nome. Qui Verdi ha vissuto per ventisette anni, idolatrato dai Milanesi. Le stanze e le mura dell’hotel, oggi parte di Teritoria, conservano la memoria della sua presenza e di quella degli altri personaggi che vi hanno trovato riposo e ristoro, insieme all’eleganza che ha contraddistinto da sempre la struttura.

Grand Hotel et de Milan

Bellagio
Bellagio è un borgo incantato sul lago di Como, e il Grand Hotel Villa Serbelloni è l’indirizzo privilegiato per visitarla e goderne l’atmosfera. I lavori per costruire quella che era una casa di villeggiatura ebbero inizio nel 1850, ma è nel 1873 che apre i battenti l’Hotel Bellagio, sintesi di stile impero, neoclassico e liberty capace di affascinare i ricchi ospiti di quel tempo. E che ancora oggi lasciano a bocca aperta chi sceglie di soggiornare in questo hotel: Bellagio, con le sue viuzze strette e acciottolate, le sue case colorate, la sua vista sul lago, ha conquistato nel tempo star e personalità come sir Winston Churchill, Roosevelt, i Rothschild, J. F. Kennedy, Mary Pickford, Clark Gable, Al Pacino.

Oggi il richiamo di questo albergo che si specchia nel lago è affidato non solo all’eleganza della struttura e dei suoi arredi, alla perfezione delle camere e al richiamo della storia, ma anche all’accuratezza del servizio, e al valore aggiunto dato da una ristorazione a tutto tondo, che comprende un ristorante fine dining e un raffinato bistrot.

Grand Hotel Villa Serbelloni, Bellagio

Lido di Venezia
Fa parte a pieno titolo di questo gruppo di alberghi anche l’Ausonia Hungaria, inaugurato nel 1907 al Lido di Venezia, quando l’isola iniziava ad attirare turisti desiderosi di godere bagni di mare e clima mite. Il nome fa riferimento agli ospiti ungheresi originariamente habitué della struttura, cui il termine Ausonia, aggiunto negli anni Venti, univa una forte connotazione nazionale.

Le piastrelle in maiolica rendono inconfondibile l’aspetto della facciata liberty: un biglietto da visita che oggi trova un contrappunto nelle moderne formelle policrome in vetro di murano dall’anima pop che caratterizzano la facciata est. Membro di Teritoria, l’hotel conserva oggi intatto il suo charme antico, fondendolo con le più attuali e lussuose comodità.

Ausonia Hungaria, foto di Andrea Sottana

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